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venerdì 20 marzo 2015

Grandi Opere e malavita: un binomio indissolubile, con il placet della politica. di Francesco Fedi

 FRANCESCO FEDI , PRATO.


---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: FRANCESCO FEDI — Data: 20/mar/2015 ore 13:40
Oggetto: "Grandi Opere e malavita: un binomio indissolubile, con il placet della politica" di Francesco Fedi
A: capitan.futuro3000@gmail.com
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"Grandi Opere e malavita: un binomio indissolubile, con il placet della politica" di Francesco Fedi
"la rassegna stampa in questi giorni è sterminata e immaginiamo che tutti avranno letto qualche giornale o sentito qualche TG che non può più tacere il verminaio del sottopasso TAV; se troviamo il tempo faremo un
piccolo archivio delle notizie. Per ora inviamo un articolo che viene dalla Calabria su alcuni fatti secondari della questione TAV; fatti secondari, ma molto eloquenti..."

Questo il commento del Comitato No Tunnel TAV di Firenze, a commento delle notizie che si stanno rincorrendo in questi giorni. Adesso salta fuori che la 'ndrangheta forniva cemento e betoniere ai cantieri della TAV fiorentina.  
«a fine maggio 2011, prima che mi arrestassero, dalla Lombardia mi recai in bus in Calabria. Nel viaggio incontrai un membro della famiglia di Petilia Policastro, un certo Garofalo di Pagliarelle, frazione di Petilia. Gli chiesi come erano messi in Toscana. Lui mi disse che fornivano il cemento e betoniere ai cantieri Tav tramite imprese di Firenze. Mi precisò poi che per il movimento terra c'erano i Casalesi e che si erano associati con noi (inteso come 'ndrangheta)».
Questa le parole di Francesco Oliverio, dal 2005 capo del 'locale' di Belvedere Spinello (Crotone),  in un interrogatorio dell'ottobre 2013, dal quale emergevano anche legami con l'omicidio della collaboratrice di giustizia Lea Garofalo,  strangolata con una corda, rinvenuta solo grazie alle rivelazioni di una altro pentito, Carmine Venturino, dell'ex fidanzato di sua figlia Denise. La donna fu uccisa, bruciata e sepolta in un campo vicino Monza. Era il 24 novembre 2009.
Il verbale, da cui emerge anche l'ombra della 'ndrangheta, accanto a quella della camorra sui lavori della Tav di Firenze, si trova in una informativa agli atti dell'indagine sulle grandi opere, venuta alla ribalta nell'ultima settimana.
Dunque esiste un autentico asse del malaffare, Milano-Firenze-Roma, lungo il quale si annodano intrecci di malavita organizzata, politica e grandi opere.
Niente che ci debba stupire, visto che ce lo diciamo da tempo .
Tornando a quel "un certo Garofalo di Pagliarelle", sembra trattasi di Francesco Garofalo imprenditore nel settore «…dell'autotrasporto di merci per conto terzi, lavori edili e stradali in genere, movimento terra, costruzione di strade ed autostrade…» presente «…nell'elenco degli autotrasportatori impiegati in attività di betonaggio sul cantiere alta velocità di Firenze per conto della Calcestruzzi Valdarno…». Ed in merito al quale le indagini dicono che «il ragazzo di Pagliarelle che abita a Firenze» era stato riferito «telefonicamente dato incarico di consegnare la somma di 100 euro alla moglie Lea e alla figlia Denise in modo che potessero sostenere la spesa per il viaggio da Firenze a Milano, si ritiene che possa essere proprio il citato imprenditore Francesco Garofalo».
Per quanto riguarda gli ambienti fiorentini, che l'argomento Tav/mafia, era già stato messo all'attenzione del Consiglio Comunale, con una mozione dei Consiglieri del Movimento Cinque Stelle in cui si chiedeva la sottoscrizione di un «protocollo di intesa 'anti infiltrazioni criminali' per tutelare dalle mafie i cantieri di tramvia e Tav» ed alla quale era seguita la blanda risposta dell'assessore alle infrastrutture Stefano Giorgetti spiegato che fino ad allora (Settembre 2014) "…alcuni dirigenti hanno solo partecipato in prefettura all'istruttoria di una bozza di protocollo… ».
Un mese più tardi, esplode il caso di ASSOCIAZIONE a delinquere, corruzione, frode in pubbliche forniture,
falso, truffa, traffico organizzato di rifiuti, abuso d'ufficio legato alla TAV Fiorentina dove la procura di Firenze spiega come quest'opera sia un concentrato di illegalità, di scambi di favori, di sottomissione dell'interesse pubblico a quello dei privati costruttori, di totale noncuranza per la sicurezza e per l'ambiente.
 
L'espisodio si andava ad aggiungere all'l'inchiesta del Ros dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato,
che l'anno precedente aveva portato all'arresto dell'ex presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti (Pd) e ad
altre cinque persone. 33 persone, tra cui i i vertici di Italferr, Nodavia, Coopsette, Seli (gestiore la maxifresa
Monna Lisa) e dirigenti pubblici, indagati per essersi resi responsabili di forzature volte ad ottenere che l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, autorizzasse Rfi all'ammissione di tutta una serie di riserve a Nodavia, che si trovava in una condizione di grave crisi di liquidità.
Irregolarità anche nel piano di utilizzo delle terre di scavo altamente contaminate presentato da Nodavia presso la commissione di Valutazione di impatto ambientale del Ministero, agevolato da esponenti Pd, in cambio di appoggi per promozioni e candidature.
 
Le intercettazioni di questa inchiesta ci chiariscono le idee anche su argomenti molto in voga anche sul versante pratese, dove sembra esplosa la "moda del buco": è certo che, come già in passato dell'omologa nuova stazione TAV a Bologna e dove si sono avuti interi abitati evacuati per rischio crollo,  gli scavi per la stazione avevano lesionato la scuola media Rosai, con l'aggiunta di centinaia di tonnellate di fanghi
sversati abusivamente, e con tanto che Nodavia si facesse rimborsare da Rfi  lo smaltimento dei rifiuti, assai più di quanto pagava agli autotrasportatori. Poi c'è la questione per cui la fresa Monna Lisa era dotata di guarnizioni scadenti con rischio di sversamento di grandi quantità di oli idraulici e lubrificanti altamente e molto altri visi e disfunzioni per cui c'era chi pensava di risolvere tutto inducendo dei consulenti a falsare i propri responsi.
 
Da subito erano emerse responsabilità in capo ad Ettore Incalza, insieme a capicantiere, dirigenti di Rfi e autotrasportatori e 7 società, tra le quali,  assieme a Nodavia, Coopsette, Seli, Italferr, Htr, Hydra e  tanto per tornare alle questioni pratesi, era spuntato anche il nome di Varvarito, un'azienda che si interessa di riciclaggio di inerti e che da qualche anno tiene banco nella discussione politica per una controversa vicenda legata alla ricollocazione del suo impianto all'interno del territorio comunale.
 
…e detto questo è proprio il caso di fermarsi qui… …visto che sono molti quelli che dalle nostre parti, potrebbero non gradire che ci mettessimo ad unire i puntini e vedere un po' cosa viene fuori… 

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UN COMMENTO, IERI SERA GUARDAVO IL FILM QUALUNQUEMENTE DI ANTONIO ALBANESE....... SIETE SICURI CHE NON SIA L'AMARA REALTA' INVECE DI UN FILM COMICO ???? (Andreotti Roberto).


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