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giovedì 12 marzo 2015

“Grandi Opere Inutili: il grande cancro italiano” di Francesco Fedi


---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: FRANCESCO FEDI · Data: 12/mar/2015 15:57
Oggetto: "Grandi Opere Inutili: il grande cancro italiano" di Francesco Fedi
A: <capitan.futuro3000@gmail.com>

"Grandi Opere Inutili: il grande cancro italiano" di Francesco Fedi
 
(Commento ad un articolo del sole24 ore di Giorgio Santilli
12 marzo 2015 sul disastro della "legge obiettivo"): "Non una parola sulle vere cause, ma ancora una volta si chiede semplificazione normativa (!). Ovviamente il giornale di confindustria e dell'ANCI non ha nessun interesse a denunciare il fatto che la lentezza dei cantieri, i problemi tecnici, i disastri progettuali, i ritardi non sono incidenti, ma un fenomeno predeterminato; sono molto graditi dalle grandi imprese che così possono alzare il livello dei loro profitti a carico delle risorse pubbliche. Il cancro delle GOI (grandi opere inutili) è soprattutto il frutto di un accordo tra grande impresa, finanza e politica per creare un flusso costante e sicuro di finanziamento dell'oligarchia al potere in Italia. Queste le mie conclusioni personali. Davvero tenere le dichiarazioni di Realacci che paiono lette da un modulo prestampato, tante sono le volte che le abbiamo sentite." Tiziano Cardosi – Comitato NO Tunnel-Tav Firenze
 
Sono sacrosante verità quelle di Cardosi. Il recente rapporto della Camera dei Deputati-Cresme, sugli ultimi 10 anni di opere pubbliche in Italia è a dir poco drammatico: costi cresciuti del 40%, con 23 miliardi di lotti completati, sui 285 programmati, ossia all'8,4% del totale. Del resto un dato su cui qualcuno potrebbe anche pensare di andare a cercare consensi, visto che lo stesso dato fermo al 7,6% nell'ottobre 2013, sebbene però vada anche detto che il dato non tiene conto delle opere complessivamente presentate al vaglio del Cipe.
Correva l'anno 2001, quando gli strascichi dell'epoca di Tangentopoli e della riforma della normativa sui lavori pubblici (Legge Merloni), portarono all'introduzione di quell'ulteriore provvedimento, presto  "Legge Obbiettivo". Un provvedimento che fu da subito salutato come un qualcosa di rivoluzionario e che avrebbe accelerato l'esecuzione delle opere pubbliche, introducendo, per la prima volta in Italia, nuvoi strumenti, come ad esempio quello, derivato dall'esperienza anglo-sassone del Project-Financing (per una miglior comprensione : Ivan Cicconi – La truffa del project finaning) all'8,4% del totale..
In occasione della presentazione del 9° Rapporto sull'attuazione della legge obiettivo, il Servizio studi della Camera con il Cresme e in collaborazione con l'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, ha confermato numeri di un'imbarazzante inefficienza, confermando la situazione di stasi che si protrae da quasi tre lustri.  Mancate anche le previsioni del preceente 8° Rapporto, nel quale si prevedeva la la conclusione di 54 opere entro la fine del 2014, per un costo complessivo di circa 12 miliardi, e di cui oggi se ne contano solo 39, dal costo complessivo di 6,5 miliardi, dunque solo il dunque solo il 70 in numero e poco più del 50% in termini d'importo
Ma la tragedia più grossa è forse quelle che si legge nel capitolo dedicato ai costi: su 97 opere deliberate dal Cipe e contenute nel programma fin dal 2004, dagli iniziali 65.227 milioni del 30 aprile 2004, si è arrivati a 91.516 milioni al 31 dicembre 2014, con un incremento del 40,3%.
Le ragioni della lentezza, sembrano essere la scarsa selezione di opere e il fabbisogno finanziario, con il risultato che l'Italia è fortemente in ritardo su più fronti, in particolare quello del recepimento delle Direttive Ue e dell'innovazione: «I principali Stati membri dell'Unione europea stanno tempestivamente adottando i provvedimenti per adeguare i loro ordinamenti ai principi e alle norme della nuova legislazione europea… … …Ai fini del recepimento appare opportuno tenere presenti gli scenari che si stanno delineando a livello internazionale e che sono strettamente collegati ai processi di innovazione che maturano nell'ambito dell'economia digitale. Si tratta di processi che rivoluzionano in profondità l'intero ciclo di realizzazione delle infrastrutture, dalla progettazione alla gestione, e che potrebbero dispiegare effetti positivi sia sul piano della riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere sia sul piano del miglioramento della compatibilità ambientale ed energetica». Per questo alcuni Paesi - Germania, Francia e soprattutto Regno Unito - «hanno adottato o stanno adottando, in concomitanza o nell'ambito del recepimento delle direttive, strategie di politica industriale per introdurre o implementare i processi innovativi nelle costruzioni e nelle opere pubbliche».
MA i problemi, in Italia, non finiscono qui, perché a tutto questo va aggiunta la corruzione, le imprese in odore di mafia e la mafia in odore di partito e le cooperative in odore di ..
 
Abbiamo infatti parlato di Tav Fiorentina, ed allora non possiamo fare a meno di parlare di sottopasso fiorentino della Tav di Coopsette, cooperativa di costruzioni di Castelnovo di Sotto (RE), che tramite l'ex controllata Nodavia, si era aggiudicata il mega appalto, da oltre mezzo miliardo di euro, per i lavori dello snodo della Tav di Firenze. Importo poi anche poi salito con l'andare del tempo, prima che tutto finiesse nel mirino della magistratura, con l'avvio di un'inchiesta per associazione a delinquere finalizzata a corruzione, traffico illecito di rifiuti, frode e truffa con 32 persone coinvolte, di cui 11 rinviati a giudizio il mese scorso.
 
 Una vicenda che si commenta da sola, tenuto conto che meno di un anno prima dell'avvio delle indagini, si parlava di quasi 300 milioni di euro accantonati per sopperire a ritardi e maggiori, oltre a 73 milioni "congelati" a garanzia del corretto compimento dei lavori per Rfi.
Infatti, nonostante l'ingente appalto, e le economie conseguite con lo smaltimento illecito dei fanghi, de saranno poi al centro dell'inchiesta, Coopsette/Nodavia, riusciva comunque a non navigare in buone acque,interessata da un maxi piano di ristrutturazione del debito.
Questo è solo un esempio, ma la costante è quella per cui come si dice TAV, si dice costi inverosimili, imprevisti, incheste, danni ambientali, disastri finanziari e quant'altro… (per maggiori info, consulta l'archivio di NO-TAV Torino), e come ci ricorda il Giudice antimafia Ferdinando Imposimato nel suo "Corruzione ad Alta Velocità - Viaggio nel governo invisibile": "Lo scandalo del TAV è l'emblema della degenerazione globale del sistema politico; esso ha coinvolto maggioranza ed opposizione in egual misura. Dopo Tangentopoli non è scaturita una Repubblica rinnovata, ma una riedizione peggiore del vecchio sistema di potere. Si è organicamente strutturata l'alleanza tra ceto politico e forze dominanti del potere economico delle grandi imprese sia private che pubbliche….".
Questo il risultato di 20 anni di TAV e più in generale, da sempre, anche di grandi opere, concepite, ralizzate e spesso anche mai terminate…
… e non pensiamo che per parlere di "Grande Opera" e di tutto quello che ne consegue, occorra andare a cercare cose fantascientifiche, come il Mose, il Ponte sullo Stretto o chilometri e chilometri di autostrade…
…una "Grande Opera" (…con tutto quello che ne consegue…) è tale, ogni qualvolta un'amministrazione pubblica decide di sepndere 10 per un problea che si risolverebbe con 4, in un tempo assai inferiore, con molti rischi in meno, con maggiori garanzie di satbilità e minori costi di manutenzione in futuro…
…una "Grande Opera", può essere semplicemente poche centinaia di metri di un "Viadotto", un "tunnel", un parcheggio interrato (…magari in una piazza storica…), o un parcheggio TIR, piuttosto che un interporto…
…e detto questo, pensando a quello che da 10 anni si discute in questa città malsana, buon intenditor, poche parole!...
 
 

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