Dell'ERA MODERNA - Dal 1870 al 4 ottobre 1957 (Fine dell'Era Moderna con il lancio dello Sputnik, ed inizio dell'Era Spaziale).
LE COMETE DI
GIOVANNI CELORIA
PUBBLICATO nel 1890
Introduzione:
Interessantissimo leggere questo testo, quantomai attuale anche oltre un secolo dopo che è stato redatto, le molte intuizioni dell'epoca poi si sono rivelate esatte, notevoli le ipotesi sulla possibile esistenza di milioni di comete che seguono il Sole circondandolo, poi messe in teoria da Ian Oort oltre mezzo secolo dopo. Notevole anche l'idea che potessero essere oggetti interstellari, prova che è arrivata solo 127 anni dopo con la scoperta di 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov.
Ipotizza pure la possibilità di scontri con la Terra, ma non li ritiene un pericolo, ma di certo i Dinosauri avrebbero da ridire.
Il testo è originale e scritto nell'Italiano del tempo, che non impedisce la sua comprensione in alcun modo, anche se presenta termini astrusi.
(Testo originale):
1. Aspetti delle comete. — 2. Nucleo. — 3. Chioma — 4. Trasformazioni dei nuclei e delle chiome. — 5. Code delle comete. — 6. Moto apparente, moto reale delle comete. — 7 Comete periodiche. — 8. Apparenze delle comete in rapporto al loro movimento. — 9. Luce, spettri, materiali delle comete. — 10. Teoria sulla formazione delle code. — 11. Massa delle comete. — 12. D’onde vengano le comete. — 13. Quel che avvenga delle comete dopo il loro passaggio al perielio. — 14. Temute influenze delle comete.
1. Il giorno 2 giugno del 1858 fu trovata in cielo una cometa, che rimase visibile dagli orizzonti terrestri fino al primo marzo del 1859 (Cometa Donati). Durante la sua lunga apparizione prese aspetti diversi. Dapprincipio fu bianca, tonda, piccola, a contorno irregolare, telescopica ossia visibile solo ad occhi armati di cannocchiale. Verso la fine dell’agosto divenne visibile ad occhio nudo, e la forma sua fu quella di un disco circolare risultante di due parti ben distinte, l’una centrale, lucentissima (nucleo), l’altra (chioma) tenue, diffusa, pallida, svolgentesi come aureola attorno alla prima. Nei primi giorni di settembre, la chioma cessò d’essere simmetrica attorno al nucleo, prese ad estendersi nella direzione opposta al Sole, e a formare lungh’essa una striscia nebbiosa, diffusa, tenue (coda) il cui splendore, sempre più debole a distanze crescenti dal nucleo, finiva per perdersi nella luce generale del cielo.
La Cometa Donati parve allora completa, formata di nucleo, chioma e coda. A poco a poco la coda si spinse a distanze sempre maggiori dal nucleo e diventando lunga s’incurvò; crebbe fino a misurare il giorno 5 di ottobre 35 gradi, fino a misurarne 60, la terza parte del grand’arco celeste che posa sull’orizzonte, il giorno 10; in un sol giorno la lunghezza sua salì da 35 a 50 gradi, in meno di tre, dal 12 al 15 di ottobre, discese da 45 a 15; diminuì in seguito a gradi a gradi fino a sparire fra il 3 ed il 6 di dicembre, ed allora la Cometa ridivenne telescopica.
Nel 1861, in sul principiare di giugno, a Sydney, a Santjago, a Rio de Janeiro, a Williamstown fu veduta una splendida Cometa, la cui coda misurava 30 gradi il giorno 7, 40 il giorno 11. Si muoveva rapidissimamente attraverso le stelle del cielo, e il giorno 30 di giugno, scomparsa agli osservatori dell’emisfero australe, sorse improvvisa sopra gli orizzonti di Europa, e si mostrò in tutto il suo splendore straordinario la sera, tosto tramontato il Sole. Quel giorno ad Atene il capo suo apparve grande come la Luna; la sua coda prese 120 gradi, due terzi dell’arco di circolo massimo del cielo apparente; tanta fu la sua luce, che produsse ombra.
Nel 1880 il giorno 2 di febbraio apparve improvvisa in cielo, cessato il crepuscolo, una grande Cometa. Il suo capo toccava l’orizzonte ad occidente, la sua coda si ergeva diritta da esso e si proiettava sul fondo del cielo come un immenso arco di luce. Prendeva 40 gradi del cielo, ed era, in tutta la sua lunghezza, larga tre volte circa il diametro lunare apparente; aveva una luce uniforme, non viva, in tutta la sua estensione. Poco mutò nei giorni seguenti; il 14 la coda sua era ancor lunga 37 gradi, la chioma appariva come una massa bianca ed informe; il 19 tutto era mutato; e chioma e coda appena si potevano discernere, da un occhio esercitato ed armato di cannocchiale, sotto forma di una pallida macchia bianca.
Di queste grandi comete molte ne potrei enumerare, e il nostro secolo, oltre alle descritte, vide quelle del 1807, del 1811, del 1835, del 1843, del 1862, del 1874, del 1881, del 1882. Non tutte le comete però raggiungono sì grande splendore. Molte, la più gran parte anzi, sono invisibili ad occhio nudo e telescopiche; ma splendenti furono tutte quelle registrate dalle cronache, e vedute a cominciare dall’antichità fino all’invenzione dei cannocchiali (secolo decimosettimo). Splendenti furono le comete degli anni 480, 431, 410, 373, 348, 118, 86, 44 avanti Cristo; splendenti furono quelle degli anni 69, 400, 875, 1402, 1456, 1472, 1577, 1585, 1607, 1618, 1619 dell’Era volgare.
Sono tutte comete che colla loro massa apparente hanno occupato grandi tratti di cielo, che col loro splendore hanno per un momento offuscato tutti gli astri. Tutte mostrarono apparenze speciali, pur tutte avendo una fisonomia stessa, quasi di famiglia; le une bianche come d’argento, le altre rosseggianti, sanguigne; le une diritte come una lama di stilo, le altre curve come una scimitarra; le une sottili e lunghe, le altre corte e larghe; le une di larghezza uniforme, le altre aperte a mo’ di ventaglio; tutte grandi però, tutte splendenti, fantastiche e trasformantisi con rapidità. Sono corpi fatti apposta per affascinare; niente vi era là dove repentemente esse vennero a mostrarsi; nulla rimane della loro massa apparentemente grande, nulla della loro luce potente; sono tutto un arcano. Qualcosa di transumano soltanto può svolgere in un istante tanta luce, tanto splendore, spegnere in pochi giorni un incendio sterminato.
______________________________
2. Nucleo e chioma formano il capo delle comete. Nell’interno della massa bianca e pallida, onde questo capo risulta, splende in generale di luce viva, quasi di stella, un dischetto di diametro variabile e di difficile misura. È il nucleo, e i disegni ne dànno esattamente l’idea. Non tutte le comete presentano un vero nucleo stellare, molte hanno verso il loro mezzo una semplice condensazione di luce, poche mancano anche di questa e si presentano come un informe ammasso vaporoso; altre, quasi per compenso, la Cometa Brorsen fra esse, mostrano parecchi punti d’apparenza nucleare.
È poco probabile che i nuclei delle comete sieno masse solide e compatte, tanto grandi sono i cambiamenti, tanto repentine le trasformazioni osservate in essi. Non è ancora abbastanza dimostrato che essi sieno assolutamente fluidi e trasparenti; certo è solo che la loro densità è limitata, e che, attesa la loro dimensione sempre piccolissima rispetto a quella dell’insieme che forma le comete, limitata ne è pure la massa.
_____________________________
3. Attorno al nucleo si svolge la chioma, la quale costituisce la parte essenziale e caratteristica delle comete, quella da cui esse presero il nome. Si sono vedute comete senza traccia di nucleo; moltissime comete, la più gran parte delle telescopiche, passano senza mostrar coda, ma comete senza chioma non furono mai osservate. Le chiome hanno struttura irregolare e mutabile, nè mai appaiono uniformemente luminose, o mostrano nella massa loro quei rapporti di intensità di luce che potrebbero spiegarsi prospetticamente, e risultare da ciò che noi le vediamo, non quali sono nello spazio, ma proiettate sul fondo del cielo. Attraverso alle chiome di alcune comete si sono viste stelle non punto affievolite; la luce delle stelle, attraversandole, o non subisce deviazione (rifrazione) o ne subisce una minima. Sulla Terra non conosciamo gas tanto tenue che non abbia influenza sulla luce che lo attraversa; più tenui che il nostro più tenue gas sono probabilmente tutte le chiome delle comete.
______________________________
4. I nuclei e le chiome passano talora, specialmente nelle grandi comete, per isconvolgimenti profondi, e quali appena si potrebbero immaginare. Nella Cometa di Halley, apparizione del 1835, fu vista effluire dal nucleo verso il Sole materia luminosa, disporsi a ventaglio intorno ad esso nucleo, e generare un immenso settore quasi di circolo, che prese in seguito ad oscillare come un pendolo. Il capo della Cometa Donati presentò, sovratutto in ottobre, uno spettacolo straordinario. Al suo nucleo, dalla parte del Sole, aderiva un inviluppo lucido, non uniformemente splendido, a forma di ventaglio ed a struttura irregolare; succedeva ad esso una fascia o zona oscura, ed a questa un secondo inviluppo luminoso e del primo meno splendente; una seconda fascia oscura abbracciava questo secondo inviluppo, e al di là di essa veniva un ultimo inviluppo nebbioso, tenue, diffuso, che si perdeva presto nel fondo oscuro del cielo. Il numero di questi inviluppi crebbe fino a quattro, e gli inviluppi successivi non si disposero sempre in modo identico e simmettrico rispetto al nucleo. Qualche cosa di analogo nelle sue linee generali, ma di interamente diverso nei dettagli presentarono tutte le grandi comete, quelle ad esempio del 1881 e del 1882, la Cometa 1861 II , la 1862 II , così l’una e l’altra indicate per ciò che, quando in un anno si osservano più comete, le si distinguono aggiungendo alla data dell’anno i numeri romani I, II e via.
Non sarebbe possibile ridurre a sistema i fenomeni presentati dai nuclei e dalle chiome cometarie; in una stessa cometa gli uni e le altre passano per le più strane trasformazioni, ed in alcuni momenti la loro massa, tutta sossopra, prende un aspetto caotico; da una ad un’altra cometa gli uni e le altre variano indefinitamente.
______________________________
5. Le code delle comete si distaccano dalle chiome, e si spingono addentro allo spazio nella direzione della retta, che congiunge il Sole alla cometa (raggio vettore), dalla parte al Sole opposta. Questo corrispondersi delle code delle comete e del prolungamento del loro raggio vettore non va preso in senso letterale, ma interpretato largamente, come qualche cosa che dà un’idea della posizione generale delle code nello spazio. In alcune comete le code non poco deviano dal raggio vettore, ed in generale esse non si svolgono secondo linee rette, ma secondo curve più o meno sentite, e disposte in modo da rivolgere la loro concavità verso la regione dello spazio che la cometa, muovendosi, abbandona.
Talora più code furono osservate in una stessa cometa. Fra tutte maravigliosa apparve la Cometa del 1744, la quale mostrò sei code, ciascuna larga 4 gradi in media, e lunga fra i 30 ed i 45. Nel loro insieme queste code prendevano sul contorno del capo della Cometa, opposto al Sole, un arco di circa 60 gradi; ad una ad una avevano contorni proprii e decisi, ed erano dalle contigue separate per mezzo di spazii perfettamente oscuri. Pareva che una coda enorme, larghissima alla base, si staccasse dalla chioma, e quindi, tagliata in 6 rami principali, si spingesse divergendo nello spazio.
La Cometa del 1823 verso la fine del gennaio del 1824 mostrò due code, inclinate fra loro ad un angolo di 160 gradi, e quindi così disposte, che mentre l’una, normale, era opposta al Sole, l’altra, secondaria, ver esso era rivolta. Nella Cometa 1862, II i due rami della coda parevano attorcigliarsi, intrecciarsi l’un l’altro; nella Cometa 1874, III la coda lunga e diritta si allargava verso il mezzo della sua lunghezza per un certo tratto, e assumeva l’aspetto di un grande fuso. Sarebbe opera vana descrivere ad una ad una le code vedute, tale delle forme loro è la varietà, e tanto da esse potrebbe ne’ suoi dettagli differire la coda della prima cometa avvenire.
Le code verso l’estremo lontano dal nucleo generalmente si allargano; quelle sottili, strette e non divergenti sono rare. La loro massa appare talora in preda a commovimenti strani, e soggetta a variazioni rapide. Le loro dimensioni apparenti sono diversissime da una ad un’altra cometa; nell’una tozze e larghe e corte, nell’altra lunghissime ed estese a gran parte del cielo, a 60 gradi di questo come nella Cometa del 1456, a più che 100 come nella Cometa del 1618. In una stessa cometa la lunghezza della coda passa per valori molto diversi; in qualche giorno da pochi gradi sale ad occupare una parte sensibile del cielo, e questa lunghezza apparente, quando vien tradotta, tenendo conto della distanza della cometa dalla Terra, nella lunghezza reale, supera non di rado la potenza della nostra fantasia, supera, come nella Cometa del 1664, i cento milioni di chilometri. Lunghesso l’asse longitudinale delle grandi code si ha sempre minor splendore, anzi talora una riga perfettamente oscura; le code appaiono longitudinalmente divise, formate da due rami diversamente luminosi, aventi amendue uno splendore decrescente dall’esterno all’interno, quasi fossero grandi coni, cavi, vaporosi, trasparenti e dotati di una debole luce propria.
______________________________
6. Le comete vanno pel cielo senza direzione apparentemente determinata; alcune si muovono da mezzogiorno verso settentrione, altre da nord verso sud; alcune vanno da oriente ad occidente, altre in una direzione affatto opposta; moltissime prendono direzioni intermedie a queste principali. Non si muovono in modo uniforme e costante; a tratti accelerano, a tratti ritardano il loro movimento. Qualche volta cambiano anche bruscamente di direzione, e tale che tendeva verso oriente, si arresta, declina a mezzogiorno, riprende infine suo cammino verso occidente. Pare che esse errino a caso attraverso alle stelle del cielo, ma l’apparente confusione del loro andare è una conseguenza del loro movimento reale, combinato con quello contemporaneo della Terra, ossia dell’occhio dell’osservatore.
Le comete si muovono attorno al Sole così come i pianeti; le orbite loro sono come quelle dei pianeti ellittiche; il Sole è posto in un fuoco comune alle orbite degli uni e delle altre, e fra tutte queste orbite non v’è che differenza di eccentricità. Mentre i pianeti si muovono in orbite prossimamente circolari, pochissimo e solo mediocremente eccentriche, le comete si muovono in orbite fortemente ellittiche ed eccentriche, in orbite tali cioè, che il Sole occupa in esse una posizione dissimetrica, assai lontana dal punto centrale. Le orbite dei pianeti quali più quali meno si rassomigliano, e coi loro piani poco si discostano da quello dell’eclittica; i piani dell’orbite cometarie prendono tutte le posizioni possibili nello spazio, e nel proprio piano ogni orbita si dispone diversamente rispetto al Sole.
Le comete, per la massima parte, sono visibili solo in quel tratto della loro orbita, che è più prossimo al Sole; nei rimanenti tratti si allontanano tanto da questo che diventano invisibili; il breve tratto prossimo al Sole dell’orbita loro fortemente ellittica può, poche eccezioni fatte, essere scambiato con un tratto di parabola, avente ancora il Sole per fuoco. Le comete, appunto per la natura e varietà delle orbite loro, si avvicinano qualche volta molto al Sole. La Cometa 1882, I (Wells) passò il 10 di giugno a 9 milioni di chilometri dal Sole, 1/6 circa della distanza media che dal Sole separa Mercurio; la grande Cometa del 1882 (Cometa 1882, II) passò il 17 settembre, giorno della sua minima distanza dal Sole, a poco più di un milione di chilometri da questo, non lo urtò, ma per un giorno affogò, uscendone incolume, nel profondo strato di luce che circonda il Sole. Le comete, sempre per la natura e varietà delle orbite loro, si avvicinano qualche volta molto alla Terra. La grande Cometa 1874, III passò nel luglio sì vicino alla Terra, che per poco questa non rimase dalla sua coda avvolta, e nulla vieta a pensare che altre comete possano avvicinarsi alla Terra assai di più, rasentarla, scontrarla anche.
______________________________
7. Non tutte le comete hanno orbite tanto ellittiche da spingersi nel loro afelio a distanze indefinite dal Sole, molto al di là dell’orbita di Nettuno e dei confini noti del Sistema planetario. Non tutte le orbite cometarie rassomigliano a quella delle Comete del 1843 e del 1880. Vi sono comete che si muovono entro orbite relativamente anguste e di dimensioni paragonabili a quelle dei pianeti. Esse, pur diventando, come le altre, visibili solo quando percorrono il tratto di loro orbita più vicino al Sole, ripassano per questo tratto a non lunghi intervalli di tempo, ridivenendo periodicamente visibili. Le si dicono appunto per ciò periodiche, ed in questo momento il numero loro sale alla dozzina.
La prima cometa che siasi riconosciuta periodica è quella celebre di Halley, la quale nelle sue apparizioni diventa visibile ad occhio nudo, e riappare a periodi di 75 anni circa. Di essa si hanno osservazioni attendibili per le apparizioni degli anni 1456, 1531, 1607, 1682, 1759, 1835, si aspetta il ritorno nel maggio del 1910. Le altre comete periodiche sono: la Cometa di Olbers con periodo di 72,6 anni, la Cometa 1866, I con periodo di anni 33,2, la Cometa D’Arrest con periodo di poco più che sei anni, la Cometa Winnecke con periodo di 5,5 anni, la Cometa Faye con periodo di 7 anni, la Cometa Biela con periodo di 6 anni e mezzo, la Cometa Encke con periodo di tre anni e un terzo. Anche la Cometa Brorsen appartiene alle comete di breve periodo, compiendo essa una rivoluzione in 2032 giorni, poco più di cinque anni e mezzo. La Cometa Encke, di cui l’aspetto telescopico nelle apparizioni del 1828 e del 1871 è dato dal disegno qua sotto, fu già osservata in 24 delle sue apparizioni. La Cometa Biela fu vista nelle sue apparizioni del 1772, del 1806, del 1826, del 1832, e la sua massa telescopica non presentò mai fenomeni degni di menzione speciale. Durante la sua apparizione del 1845-46 improvvisamente si sdoppiò, pur non mostrando notevoli perturbazioni di moto; nel 1852 le due comete gemelle, frammenti della primitiva Cometa Biela, tornarono a riapparire, seguendo la strada preventivamente determinata dal calcolo, ma erano in quell’anno assai deboli e la reciproca distanza loro era aumentata d’assai; dopo il 1852 la Cometa Biela avrebbe dovuto riapparire cinque volte, ma ogni volta fu cercata invano, sicché della sua sparizione non si può oramai più dubitare.
______________________________
8. Le comete, per la natura delle orbite loro, sono a distanze dal Sole successivamente diverse; per un certo tempo gli si avvicinano, raggiungono una distanza minima (perielia), indi se ne allontanano. Le comete divengono visibili nel tratto della loro orbita attigua al perielio. Alcune cominciano ad apparire a qualche distanza dal perielio, e, oltrepassatolo, continuano a mostrarsi per qualche tempo; altre appaiono quando già sono al perielio vicinissime, e in generale si lasciano poi vedere per breve tempo.
Tutte le comete indistintamente acquistano maggior splendore durante il passaggio al perielio, sicchè, conosciuti gli elementi determinanti l’orbita di una cometa, si possono preventivamente calcolare le fasi della sua intensità luminosa. Par quasi che questa in tutte le comete si esalti al loro avvicinarsi al Sole, le telescopiche divenendo assai più splendenti, le maggiori gettando fuori le loro code, ora a gradi a gradi, ora repentemente, mostrando nella loro massa sconvolgimenti grandiosi e stupefacenti.
______________________________
9. Le comete splendono in parte per luce riflessa imprestata dal Sole, in parte per luce propria, che ha i caratteri della luce emessa dai gas o vapori incandescenti. La luce delle loro chiome, esaminata allo spettroscopio, si risolve infatti in un debole spettro continuo difficilissimo a vedersi, associato ad uno spettro marcato, discontinuo, costituito da tre bande o striscie luminose, una gialla, l’altra verde, la terza azzurra, separate da larghi intervalli apparentemente oscuri, spettro quest’ultimo che è appunto proprio di masse gassose portate allo stato di incandescenza, o di luminosità propria. Per gran tempo tutte le comete osservate diedero lo stesso spettro, e, poichè questo spettro è identico a quello degli idrocarburi, se ne inferì che le comete tutte sono probabilmente formate dagli identici materiali, e che in esse poverissima è la varietà dei materiali stessi.
La Cometa 1881, I e la grande Cometa del 1882, che tanto, come si disse al paragrafo 6, si avvicinarono al Sole, vennero a modificare le idee universalmente accettate sugli spettri cometari. Nello spettro della prima, essendo essa vicinissima al perielio, comparvero distinte le righe lucide del sodio incandescente, le solite bande impallidirono fino a sparire, e al posto di esse si ebbe uno spettro continuo. Nello spettro della Cometa 1882, II, appena ebb’essa passato il perielio, comparvero distintissime molte righe lucide, fra le altre quelle del sodio ed alcune del ferro, ed insieme ad esse uno spettro continuo distinto; allontanatasi la Cometa dal perielio, impallidirono e presto sparvero sì le righe lucide che lo spettro continuo, per dar luogo allo spettro ordinario delle comete. La complessità dei materiali, onde le comete risultano, ottenne per tal modo una dimostrazione inappellabile, e se lo spettro in generale non l’accusa, ciò avviene perchè raramente l’azione del Sole sovra i materiali stessi raggiunge il necessario grado di intensità.
______________________________
10. Si può oramai affermare che le code delle comete sono formate di materia, la quale, sebbene tenuissima, obbedisce alle leggi ordinarie del movimento, e si può, non senza fondamento, ritenere ancora che esse sono prodotte da una ripulsione, probabilmente elettrica, esercitata dal Sole sulle particelle loro. Sovra questi principii si fonda una teoria delle code cometarie elaborata da Bredichin, ed appoggiata anche dalla complessità dei materiali delle comete, di cui si trattò nel paragrafo 9. Secondo questa teoria, le comete, avuto riguardo alla forza di ripulsione che sovr’esse esercita il Sole, si possono tutte ridurre a tre classi.
Nelle comete della prima classe la forza ripulsiva del Sole è 14 volte più grande della sua attrazione; le code di queste comete sono diritte e lunghissime. Nelle comete della seconda classe la forza ripulsiva del Sole è di poco superiore alla sua attrazione; caratteristiche di queste comete sono code corte, larghe, a ventaglio. Nelle comete della terza classe la forza ripulsiva del Sole assume valori che oscillano fra uno e tre decimi della sua forza d’attrazione; le code di queste comete sono getti brevi, fortemente incurvati, a contorni netti e decisi. Le code della prima classe risultano da idrogeno, quelle della seconda classe sono formate da idrocarburi, il ferro costituisce il materiale delle code appartenenti alla terza classe; in ciascuna delle classi l’idrogeno, gli idrocarburi, il ferro possono essere rispettivamente sostituiti da altri materiali di analogo peso atomico.
Non di rado alcune comete, le grandi sovratutto, presentano code complesse, formate di code caratteristiche di ciascuna delle classi enunciate. Sono comete formate di materiali diversi, sui quali il Sole esercita una diversa azione ripulsiva, sono comete a costituzione complessa, e che in sè radunano i materiali di tutte le altre.
______________________________
11. Tutto quello che sappiamo delle comete porta a pensare che la materia nelle chiome e code loro è tenuissima; tutto quello che l’esperienza e il calcolo insegnarono sul moto delle comete e dei pianeti porta a dire che la massa delle comete è molto piccola.
La Cometa di Lexell attraversò due volte, nel 1767 e nel 1779, il Sistema di Giove e de’ suoi satelliti, ed ogni volta impiegò quattro mesi circa ad uscire dalla sfera di attrazione del potente pianeta. Il suo movimento ne fu perturbatissimo, ma neppur traccia di una debole alterazione fu notata nel corso dei quattro satelliti di Giove. La Cometa stessa si avvicinò d’assai alla Terra, e nel luglio del 1770 la sua distanza da questa non fu che sei volte quella della Luna. Se la massa sua fosse stata uguale a quella della Terra, essa avrebbe allungato il nostro anno di 2 ore e 47 minuti; non produsse nel fatto variazione sensibile, e la massa della Cometa di Lexell non può essere stata neppure la cinque millesima parte di quella della Terra.
La Cometa di Halley ebbe dall’azione perturbatrice di Saturno ed Urano modificato di più che un anno il periodo della propria rivoluzione, ma la sua reazione sui pianeti stessi fu insensibile. Tutte le comete periodiche hanno le loro orbite perturbate dall’azione dei pianeti del Sistema solare, ma nessuna di esse reagisce in modo sensibile sul movimento di questi.
Delle comete osservate la maggior parte ha un perielio che cade nello spazio fra il Sole e la Terra, per pochissime il perielio cade fra Marte e Giove poco al di là di Marte, per nessuna al di là di Giove. Non c’è ragione di pensare che comete non debbano esistere con perielio negli spazii interplanetarii fra Giove e Nettuno; solo è logico ritenere che comete tali troppo distano dal Sole per diventar visibili dalla Terra. Le comete osservate sono oramai a centinaia, e il numero loro cresce ogni anno; durante l’intero secolo decimosettimo si hanno notizie di sole 27 comete viste; altrettante comete in media si osservano ora in meno di 4 anni. Un facile calcolo di probabilità, partendo dal numero delle comete note ed osservate e dalla relativamente angusta plaga di spazio da esse occupata, guida per induzione al numero delle comete verosimilmente esistenti, numero che sale, non è lecito dubitarne, a milioni.
I movimenti dei pianeti non dànno indizio della massa di sì numerose comete. Tutte le comete esistenti, le note e le ignote, non fanno insieme una massa perturbatrice, la cui azione basti a diventar sensibile ai mezzi di osservazione più perfezionati. La perturbazione prodotta da ogni singola cometa è insensibile affatto, la sua massa per conseguenza debole, tenuissima. Certo sarebbe esagerazione dire che le comete son un nulla che può diventar visibile, ma è rigoroso dire che, quanto a massa, una cometa è poco più che nulla.
______________________________
12. Per qualche tempo si pensò che le comete sono piccole masse erranti fra stella e stella, e che esse allorchè pervengono nella parte dello spazio, dove l’attrazione del Sole è predominante, prendono a descrivere orbite speciali attorno al Sole, divenendo così a noi visibili. In questa ipotesi le comete sono corpi originariamente estranei al Sistema solare, attratti nell’interno di esso dalla massa potente del Sole.
Si ritiene ora dai più che le comete formano fra le stelle fisse e gli altri corpi estraplanetarii un sistema distinto, di cui tutti i membri accompagnano il Sole nel suo moto proprio attraverso gli spazii stellati. In questa ipotesi le comete non sono corpi estranei al Sistema solare, ma accompagnano da ogni tempo il Sole e tutti i pianeti in quel movimento di traslazione attraverso agli spazii indefiniti del cielo, cui le osservazioni hanno con ogni rigore dimostrato, e allorquando, per essere esse più o meno veloci del Sole, raggiungono una maggior vicinanza a questo, prendono a descrivere, da esso attratte, orbite quasi paraboliche e in esse divengono a noi visibili.
______________________________
13. La massa delle comete è nelle vicinanze del Sole in preda a grande agitazione, e i fenomeni in essa massa osservati, sovratutto il formarsi delle code, portano a pensare che una parte di essa sia ad ogni passaggio pel perielio, sottratta all’attrazione del nucleo. È difficile immaginare in qual modo le particelle lanciate, nella formazione delle code, a milioni di chilometri dal nucleo possano in seguito tornare ad aggrupparsi intorno al medesimo; pare piuttosto che esse vadano disperse nello spazio, e che per tal modo la massa delle comete soffra una diminuzione continua e progressiva. Le dimensioni dei nuclei diminuiscono difatti dopo il passaggio delle comete al perielio; la Cometa periodica di Halley apparve ad ogni ritorno sempre meno splendente, e seguita da code sempre minori; la Cometa periodica di Encke diventa di volta in volta più difficile ad osservare.
Non è quindi senza fondamento il pensare, seguendo l’associazione naturale delle idee, che le comete, dopo una lunga successione di rivoluzioni, debbano ridursi al nulla, e che questo debba avvenire di tutte le comete periodiche, e specialmente di quelle a breve periodo, è opinione oggi molto accetta. La Cometa periodica De-Vico disparve senza lasciare traccia di sè; di altre comete periodiche, il ritorno, precalcolato con ogni precisione, fu invano atteso, e molto probabilmente la massa loro andò dispersa nello spazio. La Cometa Biela fu vista rompersi in due, e dopo qualche tempo cessò le apparizioni sue; altre comete furono vedute sdoppiarsi, rompersi anzi in più frammenti, la telescopica Cometa 1889, V fra le altre; di parecchie comete può dirsi che formarono altra volta un unico corpo, sì perfetta è l’analogia dei loro rapporti geometrici, e tutti questi fatti rendono probabilissimo quello della dispersione continua e progressiva della materia delle comete.
______________________________
14. La scienza co’ suoi studi intorno alla costituzione fisica, al moto, al numero delle comete è riuscita a sfatarle. Astri terribili furono esse per lunghi secoli ritenute, presso i Greci, presso i Romani, in Europa ancora nel secolo decimosesto.
Le comete, si disse e si credè fermamente, sono segnali precursori di sventure umane, avvertimenti degli Dei corrucciati, indizii dell’ira di Dio. L’umanità si è oramai persuasa che dagli astri non deve temere nè guerre, nè rivolgimenti sociali, nè altre simili calamità, delle quali così le cause come i rimedii essa deve sovratutto e solo cercare in sè medesima.
Le comete, si disse, producono siccità, temperature estreme ed eccezionali dell’atmosfera terrestre, malattie infettive, pesti. Tutto questo cadde di fronte al grande numero delle comete esistenti. Noi siamo in rapporti continui colle comete, e se l’influenza loro sulle nostre vicissitudini atmosferiche esistesse davvero, sarebbe un fatto incessante, perenne, d’ogni giorno, d’ogni ora. A nulla valgono le ricerche statistiche fondate nel numero delle comete vedute in questo e quell’anno, poichè il numero stesso è una frazione trascurabile delle comete non viste, non visibili e realmente esistenti.
Le comete, si disse infine, sono un pericolo che perennemente sovrasta alla Terra e al Sistema planetario. Astri che si muovono con si gran velocità, e in ogni direzione, e in ogni plaga dello spazio possono oggi, domani, in un istante qualunque del tempo, scontrare, urtare la Terra... Collisionem tantorum corporum, ac tanta vi motorum avertat Deus Optimus Maximus... Dalla tenuissima massa delle comete nè la Terra, nè gli altri pianeti possono temere effetti meccanici sensibili. L’urto di una cometa colla Terra si risolverebbe, in una splendida e memorabile pioggia di stelle cadenti.
LINK : https://it.wikisource.org/wiki/Atlante_Astronomico/IV._Le_Comete
ELENCO DELLE GRANDI
COMETE STORICHE :
Dal 1870 fino al 1957. (Con alcune comete minori ma particolari).
Effemeridi dal 4 al 30 giugno 1881: | |||||
---|---|---|---|---|---|
Data (0h UT) | RA | DEC | D | R | m1 |
1881-06-04 | 05h09m | -25°53' | 0,51 | 0,78 | +3.8 |
1881-06-06 | 05h11m | -22°57' | 0,47 | 0,76 | +3.6 |
1881-06-08 | 05h12m | -19°20' | 0.43 | 0,75 | +3.4 |
1881-06-10 | 05h14m | -14°49' | 0,39 | 0,75 | +3.1 |
1881-06-12 | 05h16m | -09°12' | 0,35 | 0,74 | +2.9 |
1881-06-14 | 05h19m | -02°19' | 0,33 | 0,74 | +2.7 |
1881-06-16 | 05h22m | +05°56' | 0.30 | 0.73 | +2.6 |
1881-06-18 | 05h26m | + 15°24' | 0.29 | 0.73 | +2,5 |
1881-06-20 | 05h30m | + 25°37' | 0.28 | 0.73 | +2.4 |
1881-06-22 | 05h36m | +35°49' | 0.29 | 0,74 | +2,5 |
1881-06-24 | 05h43m | +45°16' | 0.30 | 0,74 | +2.6 |
1881-06-26 | 05h52m | +53°28' | 0,32 | 0,76 | +2.8 |
1881-06-28 | 06h03m | +60° 18' | 0,35 | 0,77 | +3.0 |
1881-06-30 | 06h17m | +65°49' | 0,39 | 0.79 | +3.2 |
tipo di orbita | lungo periodo |
Eccentricità | 0.999899 |
Perielio | 0.007750 UA |
Afelio | 153,4576 UA |
Semiasse maggiore | 76,7327 UA |
Periodo orbitale | 669,00 anni |
Inclinazione dell'orbita Argomento del perielio longitudine del nodo ascendente | 142,0112° 69,5843° 347,6563° |
Ultimo Perielio | 17 settembre 1882 |
tipo di orbita | lungo periodo |
Eccentricità | 0.999906997 |
Perielio | 0.00775263 UA |
Afelio | 166,7117 UA |
Semiasse maggiore | 83,35973 UA |
Periodo orbitale | 761,10 anni |
Inclinazione dell'orbita Argomento del perielio Longitudine del nodo ascendente | 142,02069° 69,609134° 347,685855° |
Ultimo Perielio | 17 settembre 1882 |
tipo di orbita | lungo periodo |
Eccentricità | 0.999915 |
Perielio | 0.007751 UA |
Afelio | 182,3687 UA |
Semiasse maggiore | 91,1882 UA |
Periodo orbitale | 874,00 anni |
Inclinazione dell'orbita Argomento del perielio Longitudine del nodo Ascendente | 142,0105° 69,5840° 347,6545° |
Ultimo Perielio | 17 settembre 1882 |
tipo di orbita | lungo periodo |
Eccentricità | 0.999920 |
Perielio | 0.007749 UA |
Afelio | 193,7172 UA |
Semiasse maggiore | 96,86250 UA |
Periodo orbitale | 952,00 anni |
Inclinazione dell'orbita Argomento del perielio Longitudine del nodo ascendente | 142,0093° 69,5808° 347,6510° |
Ultimo Perielio | 17 settembre 1882 |
POPULAR SCIENCE MONTHLY
GENNAIO 1883
LA GRANDE COMETA del 1882. |
A cura del Professor Charles Augustus YOUNG.
La cometa che sta svanendo nel cielo mattutino è una delle più interessanti che siano mai apparse. Poche, se non nessune, sono mai state più brillanti, e sebbene altre siano state più grandi e siano rimaste visibili per un tempo più lungo, nessuna di loro ha presentato fenomeni più notevoli.
Ultimamente siamo stati molto favoriti in materia di comete luminose. Secondo l'elenco fornito da Humboldt nel suo "Cosmos", sembra che l'intervallo medio tra tali apparizioni negli ultimi cinque secoli sia stato qualcosa come otto anni. Negli ultimi cinquant'anni la frequenza è stata più o meno la stessa, vistose comete apparse nel 1835, 1843, 1858, 1861, 1862 e 1874. Ma dall'inizio del 1880 ne abbiamo già avute cinque visibili a occhio nudo, e tre di loro erano comete di altissimo rango. La cometa del 1880 era infatti visibile solo nell'emisfero australe; ma tutti ricordiamo la bella cometa che apparve nel giugno 1881 e non fu molto, se non del tutto, inferiore a quella attuale. La cometa di Schäberle, che seguì ad agosto, sarebbe stata considerata molto soddisfacente se il suo predecessore fosse stato meno brillante; e la cometa di Wells dell'estate scorsa, sebbene non ben vista negli Stati Uniti, era una cometa molto rispettabile in Sud Africa.
Poche ore prima era stato scoperto indipendentemente dal signor Common in Inghilterra, in pieno splendore del sole, e solo le nuvole gli impedivano di fare la stessa osservazione del signor Gill.
È evidente che la cometa doveva essere più intensamente brillante per essere visibile in tali circostanze. Quando è passato al disco solare (era tra noi e il Sole in quel momento), è scomparsa, essendo trasparente, oppure luminosa praticamente come una porzione della superficie del sole. Se questa cometa fosse stata al posto della piccola "Cometa Tewfik" che è stata vista vicino al sole al momento dell'eclissi egiziana dello scorso maggio, sarebbe stata qualcosa da ricordare.
Il 18 settembre la cometa aveva raggiunto una distanza maggiore dal Sole (circa 3°), ed era diventata così appariscente da essere contemporaneamente riscoperta da una moltitudine di osservatori in tutte le parti del mondo, e furono effettuate accurate determinazioni della sua posizione a diversi osservatori. Il giorno dopo tutti ne avevano sentito parlare e le persone interessate all'astronomia non pensavano e non parlavano d'altro.
Il 19 e il 20 settembre la cometa era ancora facilmente visibile ad occhio nudo. Il 21 era visibile solo in luoghi in cui l'aria era molto limpida e il cielo di un azzurro cupo. Il 22 una curiosa osservazione ne fu fatta a Parigi da M. Mallet, il quale, su richiesta del M. de Fonvielle, salì a tale scopo in un pallone fornito da quest'ultimo, salendo così al di sopra delle nuvole con cui la città era fittamente ricoperto. Naturalmente non era possibile in questo modo determinare con precisione la posizione, ma l'aeronauta ottenne una bella visuale del visitatore celeste.
Per alcuni giorni dopo questo, la cometa non sembra essere stata osservata finché non si è allontanata abbastanza dal Sole per diventare visibile prima dell'alba. Poi, per un po', durante i primi giorni di ottobre, fu un oggetto molto magnifico, con una testa che dapprima rivaleggiava con Giove in luminosità, e una coda che, sebbene non di dimensioni insolite, non superando mai di molto le 60.000.000 miglia (96 milioni di km), stava straordinariamente ben definita, densa e luminosa. Si mosse lentamente verso sud e ovest, e quando, di tanto in tanto, una mattina limpida permetteva la vista, si vedeva che diventava sempre più debole e più diffusa, sebbene non più piccola.
A occhio nudo o al binocolo ha forse presentato meno fenomeni di interesse di altre comete, per esempio di quella del 1858; non ha mostrato nessuna delle peculiari code secondarie o strisce dritte che erano così caratteristiche di quella cometa, né la striatura della coda è stata marcata, sebbene abbastanza evidente a un'attenta ispezione.
Dal 27 settembre al 1 ottobre, invece, la coda è stata "riparata". C'era una striscia oscura che si estendeva dal nucleo per tutta la sua lunghezza, descritta sia da Ricco, di Palermo, che dal dottor Hastings, di Baltimora, e quest'ultimo cita un'altra più debole parallela alla prima, e più corta. Il 2 ottobre la coda, come si è veduta a Princeton, era lunga circa 14°, estremamente brillante e netta nei suoi contorni, leggermente curvata e convessa all'orizzonte. Era particolarmente ben definita vicino alla testa, e quasi allo stesso modo su entrambi i lati. Il 4 ottobre il bordo superiore era velato e reso indefinito da una debole nebulosità che sembrava emanare dalla testa. Il disegno di Ricco, come si vede in questa data nel limpido cielo italiano, mostra qualcosa di simile a una cometa luminosa, avvolta in una più debole; ma con la più piccola che è eccentrica.
Questa striscia, rimasta visibile solo pochi giorni, potrebbe aver avuto origine nel inviluppo della cometa nella figura di Ricco di cui si è appena parlato, ma non si era mai saputo che nessun'altra cometa abbia mai mostrato qualcosa del genere. Non è da confondere con i getti verso il Sole talvolta espulsi dai nuclei cometari, né assomigliava affatto alla coda anomala, diretta verso il sole, mostrata dalla cometa di Pechüle (nel dicembre 1880), oltre alla sua coda ordinaria.
Il 9 ottobre Schmidt, da Atene, annunciò la scoperta di una piccola cometa compagna, 4° a sud-ovest di quella grande, e che si muoveva parallelamente ad essa. Per quanto ne sappiamo, nessun altro ha osservato questo compagno, sebbene sia stato accuratamente cercato a Washington, Princeton e altrove. Il 21 ottobre, tuttavia, il signor Brooks, di Phelps, New York, osservò lo stesso o un altro, a circa 8° a sud ea est della grande cometa. Come il compagno di Schmidt era molto debole (sebbene grande), e non abbiamo visto osservazioni da altre fonti. Non abbiamo modo di accertare se questi attendenti abbiano accompagnato la cometa nel suo cammino verso il Sole come oggetti separati, o se siano frammenti staccati dal corpo principale.
Il signor Brooks sembra pensare che la massa nebulosa da lui osservata fosse in qualche modo collegata al debole involucro e alla striscia di cui si è appena parlato, il che non è improbabile.
Il giorno dopo la cometa fu vista a Princeton per alcuni momenti attraverso le nuvole, giusto il tempo di ottenere osservazioni imperfette per la posizione, ma niente di più. Si è notato, tuttavia, che gli archi eccentrici erano scomparsi. Il 2 ottobre la cometa è stata osservata per più di un'ora prima dell'alba con il grande telescopio. Le caratteristiche più notevoli erano un singolo cappuccio o involucro brillante a una distanza di circa mezzo minuto dal nucleo, e il nucleo stesso, che, invece di essere rotondo, era notevolmente allungato. Non c'erano, tuttavia, getti o proiezioni simili a stelle marine come la cometa del 1881 presentata così spesso. Non c'erano molti dettagli strutturali da distinguere nella testa della cometa, ma la striscia scura dietro il nucleo era molto evidente. Questa striscia scura, tra l'altro, è un fenomeno molto notevole, non ancora spiegato, per quanto ne sappiamo, sebbene osservato nella maggior parte delle grandi comete. L'impressione comune è che sia semplicemente uno spazio dietro il nucleo, schermato per così dire dal nucleo stesso, dalla corsa della materia luminosa che viene spinta all'indietro dalla repulsione del Sole. Ma se è così, allora, come Mr.Proctor ha sottolineato, in un recente articolo, che non c'è motivo per cui dovrebbe apparire così ben definito e così oscuro. La sezione trasversale della coda, un po' indietro rispetto al nucleo, era, nel caso in esame, almeno di 100.000 miglia di diametro: ora, semplicemente togliendo la materia luminosa da un tunnel di 6.000 o 8.000 miglia di diametro lungo l'asse della coda, potrebbe fare poca differenza con la quantità di luce ricevuta dall'occhio a distanza. Se non ci fosse il tunnel, dovremmo ricavare dalla linea centrale della coda la luminosità corrispondente ad uno spessore di 100.000 miglia di materia luminosa. La perforazione del tunnel lo ridurrebbe solo a circa 90.000 miglia e la differenza sarebbe appena percettibile.
Sembra più probabile, se chi scrive può azzardare l'ipotesi, che la striscia sia un flusso o raggio di vapore o gas non luminoso e più freddo, che è quasi opaco alla radiazione emessa dallo stesso tipo di gas quando è luminoso, e quindi esclude tutta la luce da qualunque parte del drappo luminoso della cometa si trovi dietro di essa; allo stesso modo che il vapore di sodio freddo, per esempio, è relativamente opaco alla luce di una fiamma di sodio. Se questo è corretto, la striscia scura non dovrebbe essere nera, ma luminosa circa la metà della nebulosità vicina; che corrisponde al fatto reale. Se si potesse cogliere una stella che passa dietro la striscia, forse sarebbe facile risolvere la questione. Ad ogni modo, se la stella brillasse di più quando si trovava nella striscia, potremmo essere sicuri che l'ipotesi è sbagliata. La stella dovrebbe essere leggermente oscurata, la luce stellare non sarebbe tanto influenzata quanto la luce della materia cometaria. Il signor Proctor ha suggerito un'ipotesi diversa, che sembra a chi scrive un po' meno probabile, ma non c'è tempo per discuterne qui.
Il 4 ottobre il nucleo era diventato molto più allungato, tanto da assumere la forma di una clava indiana. La busta, che era cospicua il 2, era scomparsa o degenerata in una nebulosità indefinita, e la striscia scura era diventata molto più debole.
Questo grande e senza precedenti allungamento del nucleo è un fenomeno notevolissimo. Se fosse avvenuto al tempo o in prossimità del passaggio del perielio, potrebbe essere stato naturalmente attribuito all'azione discendente dell'attrazione del Sole; ma è un po' difficile capire perché la cosa dovrebbe essersi tirata fuori e andare in pezzi in questo modo dopo essere usciti sani e salvi dalla crisi. Vale la pena notare che questa particolarità della cometa aggiunge molto alla difficoltà di fare osservazioni accurate della sua posizione: non si sa proprio su quale punto dirigere il proprio strumento.
Le osservazioni spettroscopiche sono state molto interessanti. Il 18 settembre il fisico francese Thollon è stato uno scopritore indipendente della cometa, imbattendosi casualmente in essa mentre girava intorno al sole. Il suo apparato spettroscopico consiste in un cosiddetto siderostato, il cui specchio proietta i raggi dell'oggetto da esaminare sulla lente di un telescopio orizzontale di nove pollici e mezzo di diametro e lungo circa venti piedi. Al fuoco di questo telescopio in una stanza buia è posto uno spettroscopio e, naturalmente, questo può essere di qualsiasi forma e potenza più adatta all'occasione. Nel presente caso ha utilizzato uno strumento con un solo prisma di alto potere dispersivo. La caratteristica più marcata dello spettro era la presenza delle righe del sodio nello spettro del nucleo. erano molto brillanti, e furono spostati verso il rosso di una quantità pari a circa un quarto dell'intervallo tra di loro, indicando così che la cometa si stava rapidamente allontanando dalla terra. Il nucleo ha mostrato anche uno spettro molto stretto, luminoso e continuo. In questo le linee scure di Fraunhofer non erano cospicue se non visibili, mostrando che la principale brillantezza della cometa non era la luce solare riflessa. Le consuete bande di carbonio dello spettro delle comete non erano visibili attraverso l'illuminazione del cielo e Thollon non vide altre righe luminose tranne quelle del sodio. Il 22 lo spettro della cometa è stato osservato di prima mattina poco prima dell'alba da Ricco, di Palermo. Riporta così la sua osservazione: "Lo spettro era formato dallo stretto spettro continuo del nucleo, attraversato da una linea larga e forte di sodio (D); allargando la fenditura ho visto un'immagine globulare, monocromatica del nucleo e del coma. Oltre alla riga del sodio ne erano presenti molte altre, ma, non avendo il mio spettroscopio un micrometro, non le determinai, osservai una banda nel rosso, una riga nel giallo vicino e dopo D, altre due nel verde,
Il tempo in questa parte del paese è stato abominevole fino a novembre. L'autore ha tentato di ottenere osservazioni spettroscopiche il 20 settembre, ma è stato ostacolato dalle nuvole e da allora ci siamo riusciti solo il 2, 4, 10, 15 e 24 ottobre. Nella prima di queste date le linee del sodio erano ancora facilmente visibili, anche se non cospicue. Le bande di carbonio erano magnifiche, soprattutto quella più brillante (nel verde), nella quale si vedevano chiaramente le tre righe sottili osservate nello spettro della cometa di Coggia. La banda nel viola era molto debole. Il nucleo dava un forte spettro continuo, sul quale si sovrapponevano le bande di carbonio; e nella coda la proporzione della luce bianca (spettro continuo) rispetto alla luce del carbonio sembrava essere circa la stessa del nucleo. Le bande potrebbero essere seguite lontano nella coda allargando la fessura, ma andarono perduti prima che lo spettro continuo svanisse del tutto. Non sono state individuate linee scure. Il 4 i risultati furono gli stessi, tranne che le linee del sodio erano molto difficili da vedere e scomparvero del tutto prima della data successiva. Le osservazioni successive non aggiunsero altro. C'è da sperare che, quando i diversi risultati di tutti gli osservatori verranno raccolti e pubblicati, si troverà qualcosa che sopperisca a ciò che purtroppo manca nell'osservazione più interessante ma incompleta di Ricco ...hiatus valde deflendus .
Il più alto interesse della cometa attuale risiede tuttavia nella sua orbita, nella sua relazione con le comete precedenti e nella sua possibile rapida distruzione da parte del sole. Appena apparsa, il professor Boss in questo paese e Hind in Inghilterra hanno proposto l'ipotesi che sia identica alla grande cometa del 1880, il periodo di quest'ultima cometa essendo stato accorciato da qualche resistenza. Se è così, questa cometa tornerà di nuovo tra pochi mesi e tra non molto dovrà cadere sul Sole. Hanno argomenti pesanti dalla loro parte, ma nel complesso è più probabile una conclusione diversa.
Il 17 settembre la cometa ha superato il suo perielio ad una distanza di circa 750.000 miglia (1,2 milioni di km) dal centro del Sole, ed entro 300.000 miglia dalla sua superficie, correndo attraverso le regioni coronali con una velocità superiore a 300 miglia al secondo: ha percorso oltre 180° della sua orbita in tre ore e mezza. Finora troviamo nei nostri elenchi di orbite cometarie solo quattro con una distanza del perielio così piccola, vale a dire le comete del 1668, 1680, 1843 e 1880. (Per quanto riguarda la cometa del 1008 c'è qualche dubbio, perché era solo osservato per circa tre settimane, e il suo moto durante quel periodo era tale da rispondere quasi ugualmente bene a una delle due orbite completamente diverse.) Ce ne sono altre mezza dozzina con distanze del perielio tra uno e mezzo e cinque milioni di miglia, vale a dire, le comete del 1767, 1816, 1826, 1847, 1865 e 1870; e la cometa di Wells, scomparsa solo poche settimane fa, è appena al di fuori di quel limite, con una distanza del perielio di 5.675.000 miglia. Ora, quanto alle comete della prima classe, troviamo che, eccetto quella del 1680, le loro orbite sono estremamente simili; il loro piano e la direzione del moto sono quasi esattamente gli stessi; le distanze del perielio sono quasi le stesse per tutti; e gli assi delle orbite puntano tutti alla stessa parte di spazio; sono venuti tutti verso il Sole dalla stessa regione dei cieli, nelle immediate vicinanze della grande stella Sirio. Nella piccola tabella sottostante sono riportati quelli che vengono chiamati gli elementi delle loro orbite: Ω, è la longitudine del nodo, i l'inclinazione dell'orbita rispetto all'eclittica, π l'argomento del perielio e q la distanza del perielio, espressa come frazione decimale della distanza della terra dal sole; e è l'eccentricità dell'orbita; e la R nell'ultima riga denota che il moto è retrogrado.
Cometa dell'anno: | 1668 | 1843 | 1880 | 1882 |
Longitudine nodo | 357° 17' | 361° 12' | 356° 17' | 345° 50' |
Inclinazione | 35° 58' | 35° 41' | 36° 53' | 38° 05' |
Argomento perielio | 277° 2' | 278° 39' | 278° 23' | 276° 28' |
Distanza perielio | 0∙0047 | 0∙0055 | 0∙0059 | 0∙0076 |
Eccentricità | 1∙0 | 0∙99989 | 0∙99947 | 0∙99997 |
Direzione | R | R | R | R |
Le orbite delle prime due sono dal catalogo in "Descriptive Astronomy" di Chambers; quella del 1880 è l'orbita calcolata da Meyer, di Ginevra, dall'intero insieme di osservazioni, e quella del 1882 è l'ultima orbita calcolata dal signor Chandler, di Cambridge, e si può trovare che necessita di qualche correzione quando le osservazioni successive verranno a mano. La fig. 4 mostra in modo approssimativo come queste orbite giacciono in relazione all'orbita della terra, e quanto sia lunga e stretta l'orbita della cometa rispetto al cerchio descritto dalla terra.
Ora, la somiglianza tra queste orbite può essere spiegata in due modi diversi. Potrebbe essere spiegato supponendo che abbiamo a che fare con diverse visite al sole di una singola cometa, o che abbiamo qui un gruppo o una famiglia di comete, molto probabilmente di origine comune, ma separati, e si susseguono. Hoek, di Utrecht, ha mostrato alcuni anni fa che tali famiglie di comete esistono. Quando confrontiamo le orbite delle comete del 1843 e del 1668 non c'è nulla che vieti l'idea della loro identità. Le differenze non sono maggiori di quanto potrebbero spiegare le probabili perturbazioni. Poi, ancora, le comete di 1843 e 1880 possono facilmente essere identici.
figura 4.
Infatti, l'orbita data per quest'ultima cometa corrisponde ad un periodo di quasi trentasette anni, e Meyer ha dimostrato che le osservazioni non possono essere conciliate con un periodo inferiore a trenta o superiore a cinquanta anni. Ora, trentasette anni ci porterebbero indietro solo al 1843, quindi è molto probabile che queste due comete siano davvero la stessa cosa. Finora gli "identificatori" hanno fatto le cose a modo loro. Ma, ora, per quanto riguarda la cometa del 1882. Può essere identica con la cometa del 1880? Pensiamo di no. L'orbita di quest'ultima è stata calcolata esclusivamente da osservazioni prese dopo il suo passaggio al perielio, in modo che nessuna azione del Sole a seconda del suo avvicinamento ravvicinato al perielio, può spiegare il suo ritorno in meno di tre anni, e l'inclinazione della sua orbita è tale che da quando è scomparsa dalla vista è stata fuori pericolo per quanto riguarda le perturbazioni dei pianeti. Poi, ancora, l'orbita della cometa del 1882 non concorda con l'idea di identità. Qualunque altro effetto possa essere stato prodotto dalla resistenza dell'atmosfera solare al perielio, questa resistenza deve aver teso ad abbreviare il suo periodo, se l'ha cambiato del tutto. Ora, le osservazioni finora fatte, però forse non sono sufficienti per assestare definitivamente l'orbita, sembrano essere assolutamente incoerenti con un periodo di circa tre anni (corrispondente ad un'eccentricità di 0,9963). Il periodo non può essere inferiore a dieci o dodici anni, secondo gli ultimi risultati, e può essere invece di diverse migliaia di anni. È da notare, inoltre, che, per quanto riguarda, (e) e (q) , le due orbite differiscono più di quanto possa ben essere coerente con la teoria dell'identità. Sembra essere una conseguenza quasi necessaria che queste due comete non possano essere identiche tra loro, sebbene possano, forse, essere entrambi frammenti delle comete del 1668 o del 1843, o di qualche cometa più antica di entrambe.
È un fatto interessante che il signor Chandler trovi che la sua orbita, calcolata interamente da osservazioni post-perielio, soddisfi quasi esattamente l'osservazione del signor Finlay, presa l'8 settembre, così come l'osservazione della scomparsa della cometa al bordo del Sole. Se anche le osservazioni del Dr. Gould, quando giungono a portata di mano, concordano, sarà la prova positiva che nessuna resistenza sensibile o disturbo di alcun tipo è stato subito dalla cometa passando entro 300.000 miglia dalla superficie del Sole alla velocità di 300 miglia al secondo (480 km/s).
Naturalmente, se la visione che abbiamo assunto è corretta, non c'è possibilità che la nostra cometa possa tornare in sei mesi e cadere nel sole. Non che ci sia assurdità nell'idea in sé considerata. Se la cometa del 1880, quando si allontanava dal sole, si fosse mossa in un'orbita corrispondente a un periodo di tre anni, e se si trovasse che la cometa attuale ha un periodo di tre anni o meno, come si sta allontanando ora dal sole, sarebbe quasi impossibile rifiutare di ammettere la loro identità, e il probabile rapido assorbimento al Sole.
Chiudiamo con una parola sulle probabili conseguenze della caduta di una cometa sul Sole. Indubbiamente, l'energia del moto della cometa si trasformerebbe in calore, e se la cometa avesse una massa considerevole, diciamo 1100 della massa della terra, il calore prodotto sarebbe sufficiente a fornire il dispendio termico del Sole per mesi. Probabilmente, tuttavia, nessuna cometa ha una massa così grande come quella; più probabilmente anche l'attuale cometa, per quanto enorme, abbia una massa inferiore a 1100000 di quella terrestre, così che la sua collisione con il Sole produrrebbe tanto calore quanto il Sole ne consumerebbe in otto ore.
Ora, se il sole fosse una massa fresca, solida o anche liquida, l'improvviso aumento di questa quantità di calore produrrebbe senza dubbio un enorme aumento della temperatura e un grande aumento dell'irraggiamento. Ma, costituito com'è il Sole - principalmente una massa di gas e vapore - l'effetto sarebbe completamente diverso, l'energia essendo principalmente spesa nel produrre espansione ed evaporazione, con un aumento relativamente piccolo di temperatura o radiazione. Se si accende il fuoco sotto un bollitore aperto, l'acqua non diventa più calda, ma bolle solo più velocemente. Probabilmente l'effetto della caduta sul Sole di un corpo, anche grande quanto la terra, non sarebbe altro che riportare il Sole alla condizione in cui era un secolo fa. L'energia persa nel corso di un secolo sarebbe stata sostituita, questo è tutto. Nei pochi istanti in cui il corpo stava attraversando l'atmosfera del Sole, potevano esserci, e probabilmente ci sono stati, fenomeni di grande interesse e bellezza per chi era di guardia; ma è molto dubbio che le persone in genere sappiano qualcosa dell'evento finché non ne leggono sui giornali.
- Osservazioni successive, del 4 novembre, mostrano le stesse caratteristiche generali. Il nucleo, se così si può chiamare, era ora lungo 93'', ovvero più di 90.000 miglia (144.000 km). Si potevano rilevare tre punti stellari nella parte anteriore del nucleo, ma solo due nell'altra. La separazione tra i due più luminosi punti era di circa 10". Lo spettro non ha mostrato nuovi sviluppi. A occhio nudo la cometa era inaspettatamente luminosa, sebbene ora distante sia dal Sole che dalla Terra quasi 140.000.000 miglia (1,5 UA). La testa sembrava una stella di quarta magnitudine e la coda era lunga 16° e larga 4° all'estremità. Il 20 novembre il nucleo era quasi svanito, apparendo semplicemente come una striscia più luminosa nella nebulosità senza struttura della testa. La coda era ancora grande quasi come sempre e facilmente visibile senza l'ausilio di un telescopio, anche se ovviamente molto più debole rispetto al 4. La cometa ha resistito notevolmente e, per quanto sembra ora, potrebbe essere osservabile ancora per molto tempo, specialmente nell'emisfero australe.
C/1887 B1 (THOME) | |
---|---|
Proprietà del l'orbita Periodo: 29 gennaio 1887 ( JD 2.410.300,5) | |
tipo di orbita | Quasi parabolica |
Eccentricità | 0.999947 |
Perielio | 0,00483 UA |
Inclinazione dell'orbita Argomento del perielio Longitudine del nodo ascendente | 144,4° 83,513° 4,585° |
Perielio | 11 gennaio 1887 |
Velocità orbitale al perielio | 606 km/s |
_________________________________________
_________________________________________
_________________________________________
_________________________________________
Data (UT) | J2000 RA | J2000 Dec | Mag | Location | Ref |
---|---|---|---|---|---|
1895 11 21.18995 | 13 58 02.95 | -00 44 08.6 | 533 – Padova | AN 140 | |
1895 11 26.20558 | 14 12 02.63 | -03 57 47.6 | 533 – Padova | AN 140 | |
1896 02 16.188 | 19 50.7 | -01 33 58.9 | 601 – Engelhardt Observatory, Dresda | AN 140 | |
1896 02 16.20441 | 19 50 39.82 | -01 33 43.7 | 601 – Engelhardt Observatory, Dresda | AN 140 | |
1896 02 17.20337 | 19 50 52.01 | -01 17 18.4 | 531 – Collegio Romano, Roma | AN 140 | |
1896 02 21.19566 | 19 51 31.70 | -00 11 45.1 | 601 – Engelhardt Observatory, Dresda | AN 140 | |
1896 02 24.24817 | 19 51 53.16 | +00 38 06.6 | 277 – Royal Observatory, Blackford Hill, Edimburgo | AN 140 | |
1896 03 10.17279 | 19 51 18.99 | +04 43 | 015 – Utrecht | AN 141 | |
1896 03 17.12753 | 19 49 32.1 | +06 39 01 | 015 – Utrecht | AN 141 |
_________________________________________
Parametri orbitali | |
---|---|
(all'epoca 2417662,5 - 28 marzo 1907) | |
Perielio | 0,92386 UA |
Inclinazione orbitale | 110,0572° |
Eccentricità | 1,0 |
Longitudine del nodo ascendente | 190,417° |
Argomento del perielio | 328,7561° |
Ultimo perielio | 28 marzo 1907 |
MOID dalla Terra | ca 11.150.000 km |
Data | pianeta | Min. Distanza (in UA) |
---|---|---|
15 febbraio 1896 | Giove | 25.6 |
10 agosto 1898 | Nettuno | 7.9 |
29 gennaio 1907 | Giove | 4.1 |
7 agosto 1908 | Saturno | 8.2 |
22 settembre 1909 | Giove | 3.4 |
27 giugno 1915 | Saturno | 13.1 |
15 novembre 1918 | Giove | 21.1 |
16 giugno 1920 | Nettuno | 9.8 |
L'arrivo del 1910 è stato particolarmente rilevante per molte ragioni: non solo è la prima orbita della cometa per cui esistono fotografie, ma è stato anche un passaggio relativamente ravvicinato alla Terra (0,15 au il 20 maggio del 1910), ha creato spettacolari vedute, e la Terra è passata attraverso la sua coda. Il 13 gennaio di quell'anno, Tolstoj scrisse in merito nel Diario:
«La cometa sta per catturare la Terra, annientare il mondo, e distruggere tutte le conseguenze materiali della mia attività e delle attività di tutti. Ciò prova che tutte le attività materiali, e le loro presunte conseguenze materiali, sono prive di senso. Solo ha un senso l'attività spirituale...».
L'approccio del 1910, che apparve a occhio nudo intorno al 10 aprile e giunse al perielio il 20 aprile, fu notevole per diversi motivi: fu il primo approccio di cui esistono le fotografie e il primo per il quale sono stati ottenuti dati spettroscopici.
Inoltre, la cometa ha fatto un approccio relativamente vicino di 0,15 UA, rendendolo uno spettacolo incredibile. In effetti, il 19 maggio, la Terra attraversò effettivamente la coda della cometa.
Una delle sostanze scoperte nella coda dall'analisi spettroscopica era il cianogeno gassoso tossico, che ha portato l'astronomo Camille Flammarion ad affermare che, quando la Terra passasse attraverso la coda, il gas "avrebbe impregnato l'atmosfera e probabilmente avrebbe espulso tutta la vita sul pianeta". La sua dichiarazione ha portato all'acquisto in preda al panico di maschere antigas e ciarlatane "pillole anti-cometa" e "ombrelli anti-cometa" da parte del pubblico.
In realtà, come altri astronomi hanno sottolineato rapidamente, il gas è così diffuso che il mondo non ha avuto effetti negativi dal passaggio attraverso la coda.
DATI | |
---|---|
(all'epoca 30 luglio 1911) | |
Semiasse maggiore | 184,068 UA |
Perielio | 0,684 UA |
Afelio | 367,453 UA |
Periodo orbitale | 2497 anni |
Inclinazione orbitale | 148,420° |
Eccentricità | 0,99628 |
Longitudine del nodo ascendente | 158,665° |
Argomento del perielio | 110,370° |
Par. Tisserand (TJ) | -0,844 (calcolato) |
Ultimo perielio | 30 giugno 1911 |
MOID da Terra | 0,00276599 UA |
tipo di orbita | lungo periodo |
Eccentricità | 0,9970 |
Perielio | 0,489429 AU 28 ottobre 1911 |
Afelio | 326,341 UA in entrata ~307 UA in uscita |
Semiasse maggiore | 163,41 UA entrata 159 UA uscita |
Periodo orbitale | ~2090 anni in entrata ~1900 anni in uscita |
Inclinazione del piano orbitale | 33,8095° |
Argomento del perielio Long. nodo ascendente | 153,0045° 294,2071° |
Velocità orbitale al perielio | 60,2 km/sec |
Parameter | Symbol | Value | Units | Sigma | Reference | Notes |
comet total magnitude | M1 | 11.0 | 0.7 | 2 | 2 parameter fit from 4 observations | |
comet total magnitude slope | K1 | 16. | n/a | 2 | autocmod 2.9c |
Date (UT) | J2000 AR | J2000 Dec | Magn | Località | Ref |
---|---|---|---|---|---|
1917 03 24.79777 | 02 12 05.76 | +16 06 20.3 | 7 T | 020 – Nice | JO 02 |
1917 03 25.78222 | 02 11 16.99 | +16 26 58.0 | 531 – Collegio Romano, Rome | JO 02 | |
1917 03 27.76007 | 02 09 10.51 | +17 07 56.5 | 531 – Collegio Romano, Rome | JO 02 | |
1917 03 27.82724 | 02 09 05.38 | +17 09 26.7 | 008 – Algiers-Bouzareah | JO 01 | |
1917 03 28.79318 | 02 07 45.11 | +17 28 21.9 | 008 – Algiers-Bouzareah | JO 01 | |
1917 03 29.75623 | 02 06 12.78 | +17 47 05.7 | 531 – Collegio Romano, Rome | JO 02 | |
1917 03 30.76326 | 02 04 17.90 | +18 05 17.9 | 531 – Collegio Romano, Rome | JO 02 | |
1917 03 30.80789 | 02 04 12.24 | +18 06 01.7 | 008 – Algiers-Bouzareah | JO 01 | |
1917 03 31.80857 | 02 01 56.02 | +18 22 17.8 | 008 – Algiers-Bouzareah | JO 01 | |
1917 04 02.76765 | 01 56 12.59 | +18 46 26.6 | 4 T | 531 – Collegio Romano, Rome | JO 02 |
1917 04 19.17344 | 00 45 27.6 | -00 13 48 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 04 19.82270 | 00 46 25.26 | -00 52 32.7 | 3 N | 907 – Melbourne | JO 02 |
1917 04 21.17450 | 00 48 45.9 | -02 03 42 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 04 23.17186 | 00 52 47.8 | -03 30 38 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 04 23.82506 | 00 54 11.39 | -03 55 19.0 | 6.1 T | 907 – Melbourne | JO 02 |
1917 04 25.17403 | 00 57 10.1 | -04 41 26 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 04 26.17302 | 00 59 25.3 | -05 11 57 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 04 28.17587 | 01 03 58.1 | -06 05 40 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 04 29.17383 | 01 06 14.7 | -06 29 17 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 01.17703 | 01 10 44.8 | -07 11 49 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 01.81984 | 01 12 10.87 | -07 24 14.8 | 9.5 T | 907 – Melbourne | JO 02 |
1917 05 02.17707 | 01 12 57.9 | -07 30 54 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 06.17585 | 01 21 36.9 | -08 36 44 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 08.17141 | 01 25 45.1 | -09 04 47 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 09.16869 | 01 27 46.9 | -09 17 51 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 11.14836 | 01 31 42.2 | -09 42 28 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 11.16688 | 01 31 44.3 | -09 42 15 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 14.16579 | 01 37 28.1 | -10 16 47 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 14.17740 | 01 37 28.8 | -10 16 52 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 15.17102 | 01 39 18.9 | -10 27 38 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 16.17058 | 01 41 08.0 | -10 38 07 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 16.18307 | 01 41 08.2 | -10 38 02 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 17.17235 | 01 42 55.1 | -10 48 25 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 18.17170 | 01 44 40.7 | -10 58 35 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 28.12845 | 02 00 38.3 | -12 33 40 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 28.18524 | 02 00 43.3 | -12 34 26 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 29.17979 | 02 02 10.3 | -12 43 47 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 05 30.18258 | 02 03 31.5 | -12 52 43 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 06 03.17848 | 02 09 02.9 | -13 31 11 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 06 04.18434 | 02 10 21.1 | -13 41 04 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 06 17.14884 | 02 25 00.9 | -15 54 51 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 | |
1917 06 20.13232 | 02 27 49.1 | -16 28 15 | 051 – Royal Observatory, Cape of Good Hope | JO 02 |
Parametri orbitali | |
---|---|
(all'epoca 26 dicembre 1927) | |
Semiasse maggiore | 1100,981 UA 164.704.413.271 km |
Perielio | 0,176 UA 26.329.225 km |
Afelio | 2201,786 UA 329.382.497.317 km |
Periodo orbitale | circa 36.600 anni |
Inclinazione orbitale | 85,1126° |
Eccentricità | 0,999840 |
Longitudine del nodo ascendente | 78,2436° |
Argomento del perielio | 47,1588° |
Parametri | Simbolo | Valore | Sigma | Ref. | Note | |
comet total magnitude | M1 | 6.6 | 0.3 | 2 | 21 osservazioni, autocmod 2.9c | |
comet total magnitude slope | K1 | 19.25 | n/a | 2 | autocmod 2.9c |
Nessun commento:
Posta un commento