"Politica, Finanza e opere pubbliche: il disastro di Dexia Crediop s.p.a." di Francesco Fedi .
Un'autentica catastrofe finanziaria potrebbe abbattersi su molti enti locali italiani. Di mezzo, ancora una volta, c'è quella malattia tutta italiana delle opere pubbliche, e del meccanismi perversi con cui queste vengono realizzate e, soprattutto, finanziate.
Per quasi cento anni Crediop (abbreviazione di Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche) si è occupata delle concessione di mutui e prestiti a lungo termine, per la realizzazione di grandi infrastrutture.
Fu l'economista Alberto Beneduce, nel 1919, a darne impulso all'istituzione, con l'intento di evitare gravi crisi bancarie, secondo una modalità per cui con obbligazioni garantite dallo Stato, si aprivano le porte all'erogare finanziamenti a lungo termine principalmente agli enti locali, riuscendo però così a sganciare la realizzazione pluriennale delle opere dai vincoli posti dalla cadenza annuale del bilancio pubblico.
Trasformato in società per azioni, con la riforma del sistema bancario avvenuta poco più di venti ani or sono, Crediop, vide l'entrata al suo interno di altri istituti bancari quali, in particolare il San Paolo di Torino, che acquisì completamente nel 1994.
Arriviamo poi al 1999, quando l'istituto fu di nuovo interamente rilavato dalla banca franco-belga "http://it.wikipedia.org/wiki/Dexia" Dexia, divenendo così Dexia Crediop S.p.A..
Nuove vendite di pacchetti azionari sono poi avvenute in tempi più recenti ed oggi Dexia: http://it.wikipedia.org/wiki/Dexia detiene il 70% del capitale, mentre le restanti quote sono detenute da Banca Popolare dell'Emilia Romagna (10%), Banca Popolare di Milano (10%) e Banco Popolare (10%) .
Altre annate da ricordare sono però, il 2008, l'annus horribis della finanza internazionale e il 2011: dopo essere stata salvata nel 2008 dai fondi pubblici di Parigi e Bruxelles, dopo il fallimento di Lehman Brothers, nel 2011 Dexia venen considerata troppo esposta, nei confronti dei titoli di Stato ellenici (3,8 miliardi di euro)e con Italia e Francia, dove è presente con le proprie filiali, rispettivamente di Crediop e Dexia Sabadell. All'epoca si parlò di 21 miliardi di euro di titoli di Stato giudicati a rischio.
In Italia la situazione è drammatica, con la follia di comuni, province, regioni indebitati per la costruzione di asili nido, ospedali o strade, pagati grazie a prestiti alimentati dalla speculazione e dalla "operazioni sui derivati". Un situazione pazzesca che ha portato ad inchieste e contenziosi. Tra questi, tanto per rimanere in Toscana, la Provincia di Pisa, il Comune di Firenze e di Prato.
Il risultato è che Dexie è una banca di appetibilità praticamente nulla per un soggetto privato. Infatti lo smantellamento del gruppo sembrava passare attraversola Caisse des dépôts et des consignations (Cdc, l'equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti) e dalla Banque postale, entrambi organismi francesi di ragione pubblica.
Insomma l'affaire-Dexia sarà destinato a mettere a nudo tutta l'assurdità della commistione fra settore pubblico, finanza e speculazione.
Una data importante per Dexia Crediop S.p.A. è poi il 28 dicembre 2012, quando la Commissione Europea ha approvato il piano di risoluzione ordinata del Gruppo Dexia che prevedeva, tra le varie cose, la gestione in ammortamento senza nuove attività di tutte le entità del Gruppo Dexia ad eccezione di Dexia Crédit Local e di Dexia Crediop, soggette a una specifica disciplina. Con particolare riferimento a quest'ultima è stata prevista la possibilità di generare nuovi attivi per un importo limitato a euro 200 milioni, destinati solo alla clientela esistente per un periodo di un annodalla data di approvazione del piano, poi procrastinato al 28 giugno 2014, nel corso del quale Dexia Crediop doveva essere oggetto di cessione.
Questo però non è avvenuto, e in data 15 luglio 2014 è stata riconfermata la gestione in ammortamento senza nuova produzione di Dexia Crediop.
Siamo dunque ai Marzo 2015 e Dexia ha avviato qualche giorno fa una cura dimagrante della propria struttura, che altro non appare che il preludio ad una vendita imminente. D'altro canto, poiché la banca si occuperà solo della "gestione in ammortamento" delle attività già avviate e dunque il personale è sovrabbondante.
In un convegno tenutosi alcuni giorni fa all'Accademia dei Lincei, l'ex-premier Giuliano Amato, ha definito la vicenda «un suicidio» la scelta all'epoca fatta sulla vendita di Crediop, quando, a fine anni '90 era così in salute da attirare l'appetito dell'allora gigante franco-belga, Dexia.
Difficile per Crediop pensare a un futuro diverso alla definitiva chiusura, con tanto che ciò si porterà dietro anche la tragica conseguenza che a Prato si è già vissuta con l'acquisto della Cassa di Risparimo di Prato da parte della Popolare di Vicenza, ovvero l'inizio di un progressivo smantellamento della Galleria degli Alberti; Crediop racchiude infatti al suo interno un https://www.dexia-crediop.it/cgi/bjcms.custom.H_Site_Index.showPage?section=57 imponente collezione d'arte, con opere di Fattori, Sironi, Veronese, Vanvitelli, e molti altri.
Difficile dire però quale sarà il danno più importante: quanto all'aspetto finanziario, una nota di FisacCgil, che si sta interessando della difficile situazione dei 177 lavoratori rimasti in bilico in Italia, viene spiegato che un patrimonio di centinaia di milioni di euro che per il 30 % è nelle mani di banche popolari italiane, andrà in fumo con la liquidazione e 18 miliardi di mutui e bond di regioni, provïnce e comuni italiani saranno ricollocati all'estero, di fatto, senza più possibilità di essere rinegoziati, con un pericoloso aggravio per la flessibilità dei bilanci dei nostri Enti territoriali.
Dunque una vicenda che traccia in modo inequivocabile tutta l'incompetenza di una classe politica italiana, sia livello centrale che locale. Sembra quasi che nella mente di questa classe politica, ci sia in buona sostanza la convinzione che ci si possa permettere di essere e di agire da incompetenti, visto che tanto poi i danni di un simile stato delle cose e di decisioni avventare, finirà per essere immancabilmente spalmato sull'intera collettività.
Con tanto poi che a rappresentare un caso di rilievo in questa densa situazione melmosa, vi è il Comune di Prato, che con Dexia Crediop ha in corso due diverse cause, una civile, impiantata da Dexia in Inghilterra, e una pensale in Italia, nelle quali si parla di 5 milioni di danni e un aggravio potenziale aggravio dei costi per circa 17 milioni sui conti dell'ente, che rimanendo in tema di disastri della politica, sono pari al circa costo pari di un "viadotto del Soccorso" o di una fetta importante del suo interramento….
Tutto questo, senza considerare quelle che poi saranno i compensi da capogiro dei legali incaricati e con tanto che, anche su questo specifico argomento http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2015/03/26/news/blitz-della-finanza-nell-ufficio-legale-del-comune-1.11115660 , il Comune non ha mancato di attirare l'attenzione della Corte dei Conti. Si dica poi anche che il tema specifico del http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2014/07/03/news/la-ragioniera-che-non-sapeva-niente-di-swap-1.9531424 l'incompetenza è al centro degli atti del processo penale.
Abbiamo infatti la controversia presso un tribunale londinese, nella quale Dexia Crediop ha citato il Comune per la sospensione "in autotutela" nel 2010 del pagamento delle rate previste nei derivati swap sottoscritti dall'ente fra il 2002 e il 2006, all'epoca delle sciagurate Giunte Mattei II e Romagnoli.
La partita è tutta da giocare e se vince il Comune, Dexia Crediop potrebbe dover pagare all'ente risarcimento davvero importante, m se il verdetto sarà di esito contrario allore le conseguenze saranno inimmaginabili.
"A Prato… ..la banca è stata sia consulente dell'ente che venditore dei prodotti … …Questa circostanza grave non si riscontra poi in altri luoghi. …", ha spiegato qualche tempo l'avvocato Manuele Ciappi, incaricato di assistere il Comune di Prato nel giudizio penale italiano. Una situazione di una gravità inaudita.
Lo sa bene ad esempio la Regione Piemonte, che pure avendo sospeso il pagamento di 52 milioni di Euro, si trova a fare i conti con il pagamento delle spese legali ed interessi di mora.
Sintomatico infatti il caso del ben più piccolo Ente Comune di Forlì il quale, non avendo spalle abbastanza larghe, ha preferito piegarsi al rispetto dei contratti all'epoca sottoscritti; per questo motivi il caso è interessante anche perché chi dice come a non essere stata in alcun modo valutata, è stato anche il rapporto di forza che in caso di controversia per cui, come poi verificatosi, Dexia Crediop avrebbe avuto di fronte ad un qualsiasi ente locale italiano.
Quindi non rimane che rimanere che rimanere a vedere e sperare per il meglio. Dopodichè, in ogni caso, teniamo ben presente che tutta questa vicenda è ancora una volta figlia della follia della scriteriate realizzazione di opere pubbliche e dei meccanismi ancora più perversi del finanziamento di queste.
FRANCESCO FEDI .
Data: 30/mar/2015 ore: 16:10
Oggetto: "Politica, Finanza e opere pubbliche: il disastro di Dexia Crediop s.p.a." di Francesco Fedi
A: <capitan.futuro3000@gmail.com>
Nessun commento:
Posta un commento