«Il governo non chiede dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia» perché ciò rispetta «il principio fondamentale della presunzione di innocenza». Lo puntualizza nell'Aula della Camera il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi rispondendo al question time ad una interrogazione del M5S sulla nomina di Francesca Barracciu a sottosegretario, precisando che «Barracciu risulta» solo «iscritta nell'elenco degli indagati».
Boschi: avviso di garanzia non è anticipo condanna Boschi ha spiegato che «il sottosegretario Barracciu ha acquisito negli anni una notevole esperienza politica ed amministrativa arricchita anche dall'esperienza al Parlamento europeo: fattori che le consentiranno di dare un contributo al governo. Al momento la dottoressa Barracciu risulta iscritta nel registro degli indagati. Il governo non chiede le dimissioni di ministri e sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia. Abbiamo giurato sulla Costituzione, che contempla il principio fondamentale della presunzione di innocenza». In tal senso l'avviso di garanzia «è un atto dovuto a tutela dell'indagato e non una anticipazione della condanna». Il procedimento si trova nella sua fase preliminare e lo stesso sottosegretario ne ha chiesto una accelerazione. «All'esito il governo valuterà se chiederne le dimissioni», ha concluso Boschi.
Schifani (Ncd): no a passo indietro sottosegretari indagati, siamo garantisti Il Nuovo centrodestra si schiera sulla stessa linea del Pd. Ncd non chiederà le dimissioni dei sottosegretari indagati dalla magistratura. Lo ha assicurato il presidente del partito, Renato Schifani. «Non lo abbiamo chiesto durante il violento e inconcepibile attacco al senatore Gentile e non lo chiediamo adesso. Noi - ha spiegato - siamo garantisti e per noi un'indagine non é presunzione di colpevolezza».
Gli altri sottosegretari indagati A parte Francesca Barracciu, gli altri sottosegretari indagati (tutti del Pd) sono: Filippo Bubbico (abuso di ufficio per la nomina di un consulente regionale), Umberto Del Basso De Caro (peculato nell'inchiesta sui fondi dei gruppi del consiglio regionale campano) e Vito De Filippo (peculato nell'inchiesta sui rimborsi al consiglio regionale della Basilicata).
L'attacco di Grillo Ieri il leader del M5s Beppe Grillo aveva puntato l'indice contro i sottosegretari Pd sotto inchiesta e aveva chiesto loro un passo indietro.
Perquisiti altri 19 consiglieri regionali: carabinieri e finanzieri a caccia di penne Montblanc e quadri. In tutto 80 indagati, fra i quali Francesca Barracciu, vincitrice alle primarie sarde e candidata alle prossime regionali, febbraio 2014: il primo iceberg sulla rotta del transatlantico Renzi
CAGLIARI – Riesplode il caso dei rimborsi spese allaRegione Sardegna, uno scandalo che può avere ripercussioni nazionali soprattutto sul Pd del neosegretario Matteo Renzi. Renziana ed indagata per peculato è, Francesca Barracciu, la candidata pd alle prossime elezioni regionali, febbraio 2014: il primo vero banco di prova per Renzi. Ricordiamo che la sconfitta di Renato Soru alle elezioni sarde del febbraio 2009 provocò le dimissioni dell’allora segretario Walter Veltroni. Oggi, 16 dicembre, sono stati perquisiti 19 consiglieri regionali, due anche del Pd. Uno dei quali è il più scatenato sostenitore della Barracciu, Chicco Porcu.
L’INDAGINE. Un’intera classe dirigente sotto indagine (80 consiglieri in due legislature). Carabinieri e finanzieri a caccia di penne Montblanc e quadri nelle case dei 19 consiglieri sardi perquisiti. Scrive la Nuova Sardegna: “In tutto sono 19 i consiglieri regionali della tredicesima legislatura, quella presieduta da Renato Soru, che insieme al decreto di perquisizione hanno ricevuto l’avviso di garanzia. L’accusa è di peculato. Oltre a documenti e ricevute, carabinieri e guardia di finanza stanno cercando anche penne Montblanc e quadri nelle case e negli uffici dei 19 consiglieri regionali. Stando a quanto emerso, gli inquirenti avrebbero già sequestrato un computer che conteneva documentazione. Continua dunque a espandersi l’indagine, coordinata dal pm Marco Cocco: tra i consiglieri perquisiti ci sono quattro nuovi indagati - Giacomo Sanna, Christian Solinas, Efisio Planetta del Partito Sardo d’azione, e Giorgio Oppi leader sardo dell’Udc – oltre a 15 esponenti politici già raggiunti da avviso a comparire: Salvatore Amadu (già Udc, oggi Pdl, presidente della Seconda commissione consiliare), Andrea Biancareddu (Udc, attuale assessore all’Ambiente), Franco Cuccu(Udc, in carica nella precedente legislatura, ora ex consigliere), Chicco Porcu (già Progetto Sardegna, oggi nel Pd), Giuseppe Cuccu (Pd), Nello Cappai (Udc), Alberto Randazzo (Udc nella passata legislatura, oggi Pdl, presidente della commissione Industria), il fratello Vittorio (Udc, non più in carica) e Sergio Milia (Udc, attuale assessore regionale alla Cultura), Mario Bruno (già capogruppo del Pd, ex Progetto Sardegna e attuale vicepresidente del Consiglio regionale), gli ex consiglieri Antonio Biancu (Margherita oggi Pd), Antonio Calledda (Pd) e Sergio Marracini(Udeur), gli attuali consiglieri Renato Lai (già Udeur, oggi Sardegna è già domani) e Sergio Obinu(Udc). A tutti il pubblico ministero Marco Cocco contesta la spesa di denaro destinato al gruppo politico di appartenenza per scopi incompatibili con la legge. Si parla di viaggi, spese voluttuarie, acquisti del tutto slegati dall’attività politico-istituzionale. Con quelli di questa mattina salirebbero a un’ottantina, a cavallo di due legislature, gli onorevoli ed ex onorevoli sardi coinvolti in un’inchiesta che a questo punto assume dimensioni gigantesche”.
ALLARME CENTROSINISTRA. La Barracciu aveva dichiarato che 33 mila euro per i suoi rimborsi chilometrici erano “giusti”, e che il risultato delle primarie – che lei ha vinto il 29 settembre scorso con 22 mila voti (44,2%) – la legittima a restare candidata alle regionali 2014, nonostante la scomoda posizione di indagata per un reato così fastidioso in campagna elettorale come il peculato: “Non farò alcun passo indietro sulla mia candidatura, ho la legittimazione che viene dai 53 mila voti delle primarie, dal mio partito, dalla maggior parte dei partiti di centrosinistra e la serenità che mi viene dall’avere la coscienza a posto. Dunque, resto al mio posto”. Ma il centrosinistra sardo rischia di andare in frantumi: sabato 14 Sel e il Centro democratico avevano inviato al Pd una lettera aperta per correggere la rotta (leggi: cambiare candidato alle regionali). Sulla Barracciu, classe 1966, entrata in politica nel Pd quando si chiamava ancora Pci, consigliere regionale dal 2004 ed europarlamentare dal 2012, piovono dubbi dal centro e da sinistra. Dal centro, oltre alla lettera del Centro democratico, c’è la posizione di Europa, quotidiano che dà voce alla componente ex Margherita del Pd. Ha scritto Alberto Urgu: “La vittoria di Francesca Barracciu non ha, come ci si sarebbe aspettato, gettato le basi per l’avvio della campagna elettorale, ma ha invece allontanato ulteriormente i partiti che si riconoscono nel centrosinistra.
A far detonare il tutto è stato l’inchiesta della procura di Cagliari sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale, che ha coinvolto la stessa Barracciu e l’intera classe dirigente dei democratici sardi [...] I primi a lasciare sono stati i Rossomori (partito nato da una scissione del Partito sardo d’Azione nella precedente campagna elettorale per le regionali), che hanno posto una “questione morale”, chiedendo che la Barracciu facesse un passo indietro e rinunciasse alla candidatura, dopo avere ricevuto un avviso di garanzia. In maniera meno diretta, anche Sel ha cominciato a porre un problema simile, rifiutandosi, di fatto, di riconoscere la leadership della vincitrice delle primarie e chiedendo che la coalizione riflettesse ulteriormente. [...] L’ultimo episodio è stato l’apertura, comunicata alla stampa a vertice concluso, di un tavolo alternativo del centrosinistra, con Sel, i Rossomori, il Centro democratico e il neo nato Partito dei Sardi, altra formazione che ha messo come precondizione a un suo ingresso nel centrosinistra, la non candidatura di politici coinvolti in vicende giudiziarie. Una riunione vista come una provocazione da parte del Pd, che ha minacciato gli alleati, ribadendo totale fiducia alla Barracciu.
Una posizione quella di Sel, maturata non solo per le questioni giudiziarie, ma anche perché la candidatura della Barracciu è considerata debole, come sarebbe confermato anche da sondaggi che girano tra i partiti della coalizione”. Invece da sinistra, oltre alle perplessità di Sel, sono arrivate anche quelle espresse dal candidato alle primarie Pippo Civati, che ha definito “vicenda scivolosa” il caso Barracciu: “Se io fossi il segretario del Pd, lunedì chiederei un incontro a Francesca Barracciu per capire cosa è successo e penso che ci debba essere una riflessione da parte sua e del partito in Sardegna che, se ha una propria valutazione deve proporla all’opinione pubblica, ma non è il segretario da Roma a decidere. Non mi permetto di dare consigli anche perché non conosco la vicenda nello specifico e nel dettaglio. Certo è che è una vicenda scivolosa per il momento che stiamo vivendo. Le sproporzioni tra uno stipendio di un precario e quello di un consigliere regionale sono notevoli [...] L’altro giorno abbiamo visto un servizio televisivo su Cota in Piemonte, tra le mutande e il formaggio, cose veramente bizzarre. Penso che anche Francesca Barracciu, debba spiegare la situazione, ma il partito prenda una decisione alla svelta”. Il partito prenda una decisione, suggerisce Civati. L’iceberg Sardegna può essere il primo serio pericolo sulla rotta del transatlantico Renzi.
Fonte: http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/sardegna-caso-rimborsi-barracciu-candidata-indagata-rischio-pd-renzi-1746313/
15/03/2014
RispondiEliminaCAGLIARI. Francesca Barracciu è tornata dal pm Marco Cocco per difendersi dall’accusa di peculato aggravato legata ai 33 mila euro spesi - secondo la sua versione - in carburante durante il mandato di consigliera regionale. Accompagnata dal difensore, l’avvocato Giuseppe Macciotta, la neo sottosegretaria nel governo Renzi ha modificato alcuni aspetti della sua linea difensiva, fornendo una nuova versione dei fatti. Il faccia a faccia è durato un’ora e mezzo e non c’è conferma ufficiale sull’ipotesi che il pm abbia contestato nuovi elementi d’accusa alla rappresentante del Pd. Sarebbe stato il magistrato a convocare la Barracciu, forse per chiederle chiarimenti su alcune delle giustificazioni fornite nel precedente interrogatorio. Sembra infatti che qualcosa nel quadro difensivo non quadri, da qui la decisione di approfondire alcuni dettagli sui fatti. Nel primo esame cui la Barracciu si era sottoposta dopo aver ricevuto l’invito a comparire, i difensori Macciotta e Carlo Federico Grosso avevano sostenuto che le spese contestate riguardavano il carburante consumato nel corso di due anni di attività politica in giro per la Sardegna. All’esame era seguito il deposito di una memoria con l’indicazione dell’attività svolta e dei viaggi compiuti con l’automobile privata. Ma sembra che questa tesi difensiva non abbia convinto il magistrato, impegnato in questi giorni nella chiusura formale dell’inchiesta giudiziaria. (m.l)