ACQUA E VELENI
Discarica Bussi: «sversamenti delle sostanze tossiche per 44 anni. Danni per 8 miliardi» «Acqua contaminata distribuita a 700 mila cittadini, ospedali e scuole»
BUSSI.
Le falde acquifere permeate dai veleni della discarica di Bussi sul Tirino, una bomba ecologica, la piu' grande d'Europa, avrebbero contaminato 700 mila consumatori.
Il dato affatto nuovo è contenuto in una recente relazione da brivido quella dell'Istituto superiore della sanita' (Iss) che per la prima volta, dal sequestro del sito avvenuto nel 2007, ha messo nero su bianco, in 70 pagine, le cause dell’avvelenamento di Bussi, circa 25 ettari di terreno analizzati scientificamente. Il documento è firmato dai consulenti tecnici dell'Avvocatura dello Stato Pietro Comba,Ivano Iavarone, Mirko Baghino e Enrico Veschetti.
Le acque contaminate della discarica vengono messe in relazione con «la pericolosità per la salute umana». Acqua di cui hanno usufruito cittadini e utenze sensibili come ospedali scuole. Nel sito sono state interrate circa 250 mila tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali della produzione di cloro, soda, varechina, formaldeide, percolati,cloruro di vinile, tricloroetilene e cloruro di ammonio dell'ex Polo chimico Montecatini Edison. Il danno ambientale stimato e' di circa 8 miliardi e mezzo mentre per la bonifica occorreranno 600 milioni.
Si tratta della contaminazione delle acque superficiali come quelle del fiume e quelle delle falde sotterranee che poi finiscono nelle fonti utilizzate dall’acquedotto gestito dall’Aca. L’acqua inquinata, avvelenata, contaminata (ognuno si scelga il termine che preferisce) è stata distribuita per un lungo lasso di tempo e fino al 2007 quando i pozzi inquinati sono stati chiusi.
INTERRAMENTI DAL 1963
Interramenti di sostanze tossiche nella discarica abusiva di Bussi e sversamenti nel fiume Tirino avvenivano almeno gia' dal 1963.
E' quanto si legge in un passo della relazione dell'Istituto superiore della sanita'. La notizia e' venuta fuori ascoltando a sommarie informazioni ex dipendenti Montedison, tra cui l'ex capo reparto dell'impianto Clorametani. Alla forestale l'uomo aveva riferito che, fino al 1974, i sottoprodotti derivanti dal processo di reazione tra cloro e metano, venivano «inizialmente scaricati nel fiume Tirino» e successivamente interrati nella megadiscarica abusiva.
«Dai documenti agli atti - scrivono i consulenti - si evince che lo smaltimento prevedesse oltre all'interramento anche una successiva fase di copertura con materiale di riporto e conseguente preoccupazione dei diretti interessati per un 'probabile inquinamento del sottosuolo, per infiltrazione della componente liquida'. La preoccupazione sull'interramento dei Clorometani pesanti, da quanto emerge da alcuni incontri avvenuti nel 1972 tra il responsabile delle Relazioni con amministrazioni pubbliche periferiche, il direttore dello stabilimento di Bussi e personalita' dell'amministrazione pubblica pescarese, riguardavano il possibile inquinamento della falda freatica anche in considerazione della presenza dell'acquedotto di Pescara. Tale possibilita', risulta dagli atti, del tutto scongiurata visto l'insolubilita' delle sostanze e l'inquadramento dell'acquedotto Giardino (Pescara) posto ad alta quota e soprattutto distante dalla megadiscarica. Tuttavia - osservano gli esperti - e' doveroso sottolineare che i Clorometani pesanti pur pur non presentando un'elevata solubilita' sono comunque solubili a tal punto da determinare una situazione di pesante contaminazione delle acque sotterranee, di cui sono i contaminanti piu' comuni ma anche i piu' difficili da rimuovere come sottolineato anche dalla documentazione visionata. Il 1972 - sostengono i consulenti dell'Istituto superiore di Sanita' - e' l'ultimo anno di cui ci sono riferimenti diretti o indiretti riguardo sia all'interramento dei Clorometani pesanti che alla megadiscarica abusiva. Bisognera' attendere il 2007 per riportare alla luce la megadiscarica attraverso gli accertamenti del Corpo forestale dello Stato».
«ACQUA CONTAMINATA PER 700MILA»
«L'acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole», si legge nella relazione.
«La qualità dell'acqua è stata indiscutibilmente significativamente e persistentemente compromessa», prosegue la Relazione dell'ISS depositata agli atti del processo di Chieti dove sono sotto processo i vertici di Montedison e Solvay con oltre 20 indagati dopo l'inchiesta del Corpo Forestale. Il guasto «per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento», spiega il documento.
«PERICOLO PER LA GENTE»
«La mancanza di qualsiasi informazione», si legge nella relazione di 70 pagine della mega discarica di veleni industriali di Bussi e sulla contaminazione delle falde acquifere della Val Pescara, «relativa alla contaminazione delle acque con una molteplicità di sostanze pericolose e tossiche, solo una parte delle quali potrà essere tardivamente e discontinuamente oggetto di rilevazione nelle acque, ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque».
Così «del significativo rischio in essere non è stata data comunicazione ai consumatori che pertanto non sono stati in condizioni di conoscere la situazione ed effettuare scelte consapevoli», si legge tra le conclusioni. Ci sono quindi «incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l'utilizzo delle acque"» chiude l'Istituto Superiore della Sanità.
WWF: «PRIORIATA’ ALLA BONIFICA»
«Ora le priorità sono la bonifica, i processi e l'indagine epidemiologica. Irrisolta la questione della trasparenza e della partecipazione dei cittadini», commenta il Wwf che questa mattina ha tenuto una conferenza stampa. I Pozzi S.Angelo inquinati, che rifornivano l'intera Valpescara a valle di Bussi, sono stati definitivamente chiusi nel 2007 a seguito di analisi private (poi si scoprì che almeno dal 2004 gli enti pubblici avevano contezza della contaminazione con le analisi dell'ARTA), denunce, innumerevoli esposti e di un vero e proprio lavoro di inchiesta del Wwf e del Forum Acqua tra maggio e agosto 2007, su cui si basò l'interrogazione parlamentare del deputato Maurizio Acerbo.
Tanto che già allora l'Istituto Superiore di Sanità scrisse alle associazioni che l'acqua dei Pozzi S. Angelo non era idonea al consumo umano. A seguito di tali azioni furono scavati pozzi a monte dell'area inquinata, i pozzi S. Rocco, che oggi riforniscono la Valpescara
IL PROCESSO
Per il mega inquinamento sono sotto inchiesta 19 persone, quasi tutti ex amministratori della Montedison, accusati di avvelenamento delle acque. Il processo si sta svolgendo in Corte d'Assise a Chieti e la prossima udienza si terra' il 28 marzo. La relazione, datata gennaio 2014, e' stata depositata proprio nel corso del processo dall'avvocatura dello Stato che difende il ministero dell'Ambiente, parte civile nel processo.
CODACONS: «STUDIAMO AZIONI RISARCITORIE»
«La popolazione locale ha diritto ora ad essere risarcita», dice l’associazione, «non solo per la mancata informazione loro resa, ma anche e soprattutto per i gravissimi pericolosi corsi, considerata la tossicità delle sostanze contenute nell’acqua. Per tale motivo il Codacons sta studiano le azioni da intraprendere in favore dei 700mila cittadini coinvolti dallo scandalo, allo scopo di far ottenere loro un risarcimento fino a 10mila euro a famiglia».
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