Ma come siamo arrivati a questo?semplice con la privatizzazione di Poste Italiane che è una S.P.A.,che verrà quotata in borsa,si esce dalla logica del”servizio pubblico” e si entra in quella dell'”azienda privata”, vero è che il servizio postale si sarebbe dovuto comunque reinventare nei prossimi anni,perchè l'aumento dell'uso della tecnologia,farà diventare obsoleto l'attuale sistema postale,ma in una nazione con un colsi alto numero di anziani la cosa è ancora prematura.
Io personalmente sono contrario alle privatizzazioni e sarei stato per mantenere un servizio pubblico,che mettesse al centro le persone a prescindere da quanto sia conveniente un singolo ufficio in un paese piuttosto che in un altro,certo sempre tentando per quanto possibile di far quadrare i conti.
La scelta è invece ricaduta come al solito a rendere Poste Italiane un soggetto privato,dove paradossalmente il classico servizio postale e tutti i derivati sono diventati la parte minore,delle attività svolte negli uffici postali;infatti si può vedere specialmente gli uffici più grandi(le città in primis)che sono diventati più dei piccoli centri commerciali,dove si vende dalla gomma da cancellare ai televisori passando per i gratta e vinci,il resto svolge funzioni di banca,con conti correnti e mutui,senza dimenticare la propria linea di telefonia mobile.
Ma anche in questo caso nell'immancabile metodo”all'italiana”pur essendo ormai un soggetto privato Poste Italiane,a questo viene ogni anno dato il mandato per mantenere il servizio pubblico,che è di circa 900milioni di euro l'anno,e nonostante un attivo di un miliardo di euro nel 2013,questa pensa ancora a tagli;a questo punto andrebbe indetta una gara d'appalto per il servizio postale pubblico a cui potrebbe partecipare anche Poste Italiane S.P.A.,ma questo punto si potrebbero piantare dei paletti ben precisi.
Ma questo metodo conviene a chi gestisce il tutto,con la complicità di chi mantiene sistema e se anche ci rimettano gli Italiani,chi se ne frega?
Marco Poli
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