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giovedì 19 febbraio 2015

PRATO: “Sicurezza e Legalità : NON C’E’ PIU’ FUFFA PER GATTI!” di Francesco Fedi

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: "francesco fedi" Data: 19/feb/2015 17:05
Oggetto: I: "Sicurezza e Legalità : NON C'E' PIU' FUFFA PER GATTI!" di Francesco Fedi
A: "capitan.futuro3000@gmail.com
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Il Giovedì 19 Febbraio 2015 16:55


"Sicurezza e Legalità : NON C'E' PIU' FUFFA PER GATTI!" di Francesco Fedi
 
Chissà se quella di Antonio Longo, Giovane Consigliere Comunale eletto in Lista Cenni e con un uguale passato in UDC, si rivelerà una mossa azzeccata..
 
 
Banalmente, nel clima di Nazzareni e Larghe intese che da un paio d'anni contraddistingue questo particolare momento storico-politico, la veloce lettura di questa notizia : 
 
Come dire il contrario? Chi potrebbe contrabattere lanciando slogano del tipo: " Più divisioni per meno sicurezza, contro i cittadini?"…
 
Sembra chiaro, no?!...
 
MA la mia esperienza mi porta ad essere guardingo e ho l'abitudine a rompere decisamente il CAxxO. Questo sempre e comunque, quindi anche in questo caso.
 
Dico allora che mi sembra che nei vari discorsi, manchi proprio il carico DA 90 e visto che ci siamo, che anche il Sindaco Biffoni sembra aver rotto il tabu' dell'argomento "sicurezza", un tabu' che per la sinistra è come l'educazione sessuale in famiglia, allora andiamo anche oltre e parliamo un po' di legalità…
 
Vi passo allora un virgolettato: «…La criminalità organizzata cinese da tempo è presente sul nostro territorio nazionale e si occupa di diversi ambiti: traffico di esseri umani, contraffazione, prostituzione, gioco 'azzardo,
estorsioni e droga. Operava principalmente all'interno del proprio gruppo etnico, tranne che per la contraffazione di marchi e prodotti tessili… ».
 
Sapete di chi sono queste parole. Tenetevi forte, perché l'autore è l'ex-procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, oggi Presidente del Santo della Repubblica. Seconda carica dello Stato, da un paio d'anni a questa parte….
 
Per cinque anni, l'ex- Sindaco Cenni ci ha messo davanti al muso il dato di 40-45.000 cittadini di nazionalità cinese stabilmente residenti sul territorio del Comune di Prato. Tra questi, la più grande comunità cinese d'Europa, non sono pochi i clandestini.
 
Una grande comunità e tre organizzazioni malavitose: è la cosiddetta "TRIADE", quella che rapporti della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO), considerano la "quinta mafia" presente in Italia. Per importanza e attività, la prima mafia straniera operante in Italia. Più importante della mafia russa o albanese, anch'esse presenti in Italia.
 
Arrivata in Italia per gestire l'immigrazione clandestina e le estorsioni all'interno della propria comunità, la "TRIADE" ha organizzato e gestito la colonizzazione di intere parti delle città, attraverso con apertura di esercizi commerciali ed imprese produttive, che si spesso reggono, in tutto o in parte, o si sono rette in passato, sullo sfruttamento di propri connazionali.
 
In un dossier predisposto dal CNEL, presentato a Roma nel 2011, dal titolo "La criminalità organizzata cinese in Italia. Caratteristiche e linee evolutive", si legge che sempre più spesso i cittadini cinesi partono in aereo da Hong Kong per approdare direttamente turistico negli aeroporti internazionali di Malpensa e Fiumicino, per poi dileguarsi nel nulla. A questi l'organizzazione fornisce un supporto che va dall'erogazione di contanti per l'acquisto di attività (spesso si comprano attività avviate) o la loro ristrutturazione (acquisto di mobilia, lavori edili, forniture varie), fino ad arrivare alla scelta dalla famiglia incaricata a provvederne alla gestione. Tutto con l'obbligo di restituire, a tassi usurai, sia i soldi prestati, che la fornitura dei beni da vendere.
 
Il "Caso-PRATO" o il "Sistema-PRATO", non si spiega senza l'elemento MAFIA e la presenza della mafia cinese sul nostro territorio non si spiga senza contatti con le mafie nostrane.
 
Allora è giusto ricordare il quadro tracciato sulla città di Prato è inquietante dalla relazione delle Fondazione Caponnetto sulla Mafia a Prato e in Toscana (anno2013): Prato è al primo posto in Toscana e al 7° a livello nazionale,
(15.096 reati denunciati-6.044 ogni 100.000 abitanti) nella classifica stilata da Il Sole 24 Ore in collaborazione con l'Associazione nazionale funzionari di Polizia, nel 2011.
 
In particolare, circa sessanta operazioni di polizia o fatti gravi che si sono verificati dal 1993 ad oggi, con l'individuazione dell'attività di 21 diversi gruppi criminali mafiosi, tra clan camorristici, mafia siciliana e 'ndrangheta.
La vera particolarità di Prato sta però nei legami che si sono venuti a creare con la mafia cinese dei gruppi di gang, triadi e nuova criminalità economica.

Tutti intrecci sviluppatisi e consolidatisi negli ultimi 20 anni, mentre una politica obbligata alla cecità ed alla sordità continuava a ripetere la filastrocca de "I cinesi sono una risorsa".
 
I cinesi non sono solo e semplicemente "una risorsa", ma, almeno a qualcuno o più d'uno,  fanno proprio comodo.
Fanno comodo e fanno comodo proprio così. Umiliati e sfruttati. Lasciati a sé stessi, nell'illegalità più totale.
 
Ogni giorno sentiamo parlare dell'Isola di Lampedusa e dello sbarco di clandestini provenienti dall'Africa o dal Vicino Oriente.
 
Di Prato non si parla mai o quasi, come se i nostri problemi fossero di rango inferiore a Lampedusa. La differenza è che Lampedusa è un punto di attracco, un scalo da dove ripartire; Prato è un luogo di approdo. A Prato, non ci si arriva con i barconi, ma con altri mezzi, attraverso dei passaggi ben più sicuri e garantiti e si deve arrivare in sicurezza, senza farsi un graffio, perché l'affare non è fare la cresta sul viaggio, ma lo sfruttamento che avviene qui. Nelle fabbriche-dormitorio.
 
Tutti fatti più che noti agli addetti, come nel caso del già nominato Pietro Grasso: LA SECONDA CARICA DELLO STATO!!!..
 
Fati noti anche da tempo: nell'anno 2000, con l'operazione "Ramo d'Oriente", la Dia di Firenze aveva individuato un gruppo criminale cinese dedito alla gestione dell'immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione ed alla perpetrazione di estorsioni, reati tutti commessi in danno di connazionali.
Siamo poi nel Marzo 2002 quando, con l'operazione "Loto bianco", sempre la stessa la Dia di Firenze e la Squadra Mobile di Prato, a seguito dell'omicidio di un cittadino cinese avvenuto a Prato, individuano un'organizzazione di tipo mafioso cinese, operante a livello internazionale, dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di cittadini della
medesima etnia, ai sequestri di persona a scopo di estorsione e ad altri reati minori.
 
Segni evidenti di contatti fra organizzazioni malavitose cinesi ed italiane, sono più che mai evidenti da quando, nell'Aprile 2005, nei pressi dell''aeroporto palermitano di Punta Raisi, vengono fermati due capi della mafia cinese in Italia, Ruan Yumu e Zhou Jie Shang, ricercati dalle Procure di Napoli e Prato, in quanto accusati di associazione mafiosa e di estorsione ai danni di loro connazionali.
 
Ci sono poi i rapporti con la politica, come emerse nel caso di "Permessopoli" e di Mr. Dong, uno scandalo riguardante l'accelerazione di pratiche per l'ottenimento di permessi di soggiorno o per evitare i controlli nelle ditte. «Permessopoli» è stata chiamata l'inchiesta dall'ex-Procuratore Piero Tony ed esplosa nel marzo 2010: otto persone arrestate, di cui due cinesi, quattro poliziotti in servizio alla questura di Prato e due carabinieri del Nas. Una trentina le persone iscritte sul registro degli indagati con accuse varie che vanno dalla corruzione, all'abuso di ufficio, dal favoreggiamento alla rivelazione del segreto d'ufficio. Qui gli atti di conclusione delle indagini ha messo in luce rapporti consolidati con alcuni amministratori ed esponenti politici del Pd come l'ex assessore e consigliere del presidente della Provincia Gestri e Giancarlo Maffei
Attività di pedinamento e di intercettazione telefonica, aveva evidenziato come per un paio di anni il ristorante Hong Kong in via Fabio Filzi, si fosse trasformato in un ufficio dove si sbrigavano certe pratiche.
Ad occuparsene era il Sig. Bangyun Dong, appunto Mr. Dong, un che si interessava tanto dall'evitare la fila per l'ottenimento del permesso di soggiorno ad evitare un controllo di troppo…
Mr. Dong, è un cittadino cinese, pregiudicato, già coinvolto in casi di favoreggiamento, ma che al contempo è un benestante, con un permesso di soggiorno per lavoro subordinato ma in realtà è titolare del ristorante e della ditta di abbigliamento Chez Tricot. Uno che manovra una gran quantità di denaro temuto e ossequiato, con contatti  istituzionali sia in patria ,che a Prato,  «in grado di aiutare chiunque, anche contra legem, a risolvere problemi» come descritto nel  rapporto che finisce ai magistrati Eligio Paolini e Laura Canovai, e dove si dice che Dong. ha ha organizzato, gestito, coinvolto, sfruttato, abusato delle persone con cariche istituzionali venute a contatto con lui.
I Poliziotti corrotti lo salvano quando viene fermato in auto se infrange il codice stradale o se viene trovato in una bisca clandestina. Dong è potente e viene chiamato anche per sistemare le cose in casi di minacce o estorsioni. (leggi: http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2010/1-novembre-2010/chinatown-aiutini-dell-ex-assessore--1804072117519.shtml)
Alle volte infatti le spinte competitive sfociano in situazioni di forte conflittualità, con episodi di scontro legati alla volontà di esercitare un controllo monopolistico su certe attività.
 
Come riferito da un testimone di giustizia in un processo tenutosi a Napoli nel 2006: "in Italia non c'è un'unica organizzazione criminale cinese. Ci sono gruppi dislocati sul territorio nazionale. Ogni gruppo ha un capo. I capi tra di loro si conoscono, perché sono amici per cui capita anche che si incontrino fra di loro o perché si è creato un contrasto tra i singoli gruppi e occorre, quindi, trovare una soluzione o perché si deve realizzare una qualche azione illecita che un singolo gruppo da solo non è in grado di sostenere, per cui chiede supporto ad altri …".
 
Nello stesso anno (2010) Nel 2010, l 'Operazione CIAN LIU, ovvero "FIUME DI DENARO", eseguita della Guardia di Finanza in collaborazione con la DIA , portò all'emersione di una somma di 2,7 miliardi di euro riciclati negli ultimi quattro anni. Vi furono arresti per associazione mafiosa (cinesi ed italiani), sequestri per 73 aziende, 181 immobili e 166 auto di lusso, attraverso otto le regioni (Toscana, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Sicilia).
 
Nel 2006 l 'organizzazione cinese aveva acquistato una partecipazione di una società di "money transfert" (con sede legale a Bologna ed agenzie in tutto il Paese), mentre in Italia, allora secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per il trasferimento di denaro attraverso i "money transfert", si verificava un aumento dei movimenti verso la Cina , con gli 83 milioni di euro del 2005, a 1.800 milioni di euro nel 2010: più di venti volte tanto in soli cinque anni!
 
L'asse portante di tutta l'organizzazione risultò essere collocato tra Firenze e Prato, dove attraverso le filiali di Prato, Sesto Fiorentino, Empoli, e poi anche Milano, Roma, Napoli, venivano riciclati soldi frutto delle attività illegali svolte dalle numerosissime imprese cinesi disseminate nelle province di Firenze e Prato; proprio qui si erano verificati anche molteplici gli episodi di sangue, come quello di un imprenditore di origine
cinese ucciso con un colpo testa da due killer a volto coperto, o quello di altre due vittime cadute sotto i colpi di machete, in una tavola calda di via Strozzi.
 
Tutto questo oltre a molteplici casi di aggressioni, attorno alle quali la comunità aveva eretto un muro di omertà assoluta. Il magistrato che coordinatore dell'inchiesta, Pietro Sucan sintetizzò così: "…un fiume di denaro fra Italia e Cina e un fiume di clandestini dalla Cina all'Italia, in una palude di convivenze, omissioni e interessi illeciti,non solo di cinesi, ma anche con la complicità interessata di diversi italiani…".
 
Il tutto partì dall'identificazione di un cittadino cinese che aveva contatti con una società finanziaria-fiducuaria
con sede centrale e legale a San Marino e sportelli a Forlì, Bologna e Milano, oltre che in Europa (Lugano, Montecarlo, Lussemburgo e Londra) da parte della Guardia di Finanza; attraverso questa società, i fondi raccolti dai connazionali nella zona di Sesto Fiorentino, venivano inviati in Cina, attraverso la società a San Marino, deve venivano trasportati in auto (.. al cinese veniva riconosciuto un compenso di 40 euro ogni 10mila con tanto che questi arrivava a trasportare anche fino a 200mila euro in contanti…).
 
Un fatto che la  Onlus Casa della Legalità e della Giustizia commenta: "…Ecco che quindi appare di evidenza assoluta l'estremo potere economico della mafia cinese su ampia parte del territorio italiano, una realtà che le ipocrisie nostrane si ostinano a non voler vedere ed affrontare, mentre divora il tessuto commerciale, annienta il settore tessile "legale", con schiere di schivi (anche minorenni) sfruttati in capannoni senza possibilità di fuga. Una mafia chiusa, impenetrabile, capace di gestire un flusso costante di immigrazione clandestina di esseri umani destinati ai laboratori ma anche allo sfruttamento della prostituzione..". , (leggi: http://www.casadellalegalita.info/archiviostorico/2010/8704-1000-agenti-per-loperazione-qcian-liuq-contro-la-mafia-cinese.html).
 
Forse potrei anche continuare, ma credo che il quadro sia già sufficientemente chiaro. Un quadro per il quale, giustamente, c'è chi dice che  : "…le ipocrisie nostrane si ostinano a non voler vedere ed affrontare…" .
Allora, ci può anche star bene che a Prato nasca un "Nazareno pratese" sulla sicurezza… Bene se arrivano quindici agenti di Polizia Municipale in più o se in Piazza Mercatale si installa la Giostra "scaccia-mignotte"
 
Forse sono tutte cose che, come si dice, se non fanno bene, male non fanno…
 
Il problema è che c'è ben altro da risolvere se lo si vuole fare…
 
C'è da rompere i tabù e PARLARE APERTAMENTE DI MAFIA!...
 
Diversamente è la solita fuffa… Diversamente, viene da dire che NON C'E' PIU' FUFFA PER GATTI!"



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