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martedì 17 febbraio 2015

C'ERA UNA VOLTA LA FLESSIBILITA' di Marco Poli . ( c'era anche lavoro..... )

 #JOBSACT = #DIRITTICANCELLATI
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Quest'anno sono vent'anni che ho iniziato a lavorare,anche se in realtà non ho un ventennio di lavoro alle spalle,perchè da due anni che sono disoccupato e campo arrangiandomi alla giornata;però vorrei tornare a parlare di lavoro in maniera diversa.

In questi mesi il governo Renzi con quella boiata chiamata jobs act ha demolito quanto rimasto dei diritti,faticosamente conquistati dai lavoratori negli anni settanta,in nome di una parola”flessibilità”,così come nel corso delle precedenti legislature erano nate le agenzie interinali e più di 40 forme di contratto diverso,ma a questo punto abbiamo la flessibilità?

No decisamente no e non dall'alto,ma dal basso della mia ignoranza mi permetto di dirlo perché la flessibilità quella vera l'ho vissuta.

Ho avuto la fortuna di crescere e muovere i primi passi lavorativi nel distretto tessile di Prato,in Toscana,quando questo aveva ancora un mare di lavoro, ed era questa la vera spinta che originava la flessibilità, infatti essendoci anche troppo lavoro, ci si poteva permettere di cambiare lavoro per qualsiasi ragione: c’è chi cambiava per guadagnare di più, chi per un orario migliore, chi perché voleva un lavoro più vicino casa, ecc...ecc....

Le ragioni erano molteplici, ma in generale,chi voleva cambiava lavoro anche una volta al mese! E a molti non interessavano neache le regole, i più manco le conoscevano,perché cercando si trovava il posto adatto alle proprie esigenze, e se si era abbastanza bravi si poteva trattare le condizioni economiche e/o lavorative, come più piaceva.

Anzi in alcuni casi, presentando la lettera di dimissioni o semplicemente dichiarando l’intenzione, erano il datore di lavoro o chi ne faceva le veci ad offrire “qualcosa” (aumenti di salario o altro), perché il lavoratore non se ne andasse; in alcuni casi direttori o caporeparto che si erano trasferiti in altre aziende, andavano a cercare a casa gli operai,con cui avevano lavorato,perché andassero a lavorare nella loro nuova azienda.

Spesso non interessavano neanche gli aumenti di stipendio,perchè forti del tanto lavoro e di potersene andare senza problemi in qualsiasi momento(tanto si ritrovava),si chiedevano aumenti anche annualmente, e mi viene da dire che se ci fosse questa”flessibilità”,non ci sarebbe bisogno degli”80€”di Renzi che poi ci ha ripreso più che doppi.

E non interessassero le regole, tranne quella del posto a tempo indeterminato, ma solo per il semplice fatto, che in banca per ottenere un mutuo, era indispensabile, ed è paradossale che in questi tempi di

crisi questa fosse l’unica regola da cambiare ed invece è l’unica che è rimasta!

In definitiva cambiare regole del lavoro di questi tempi,è come pretendere di voler stabilire le regole di un campionato di calcio quando non si hanno i giocatori neanche per fare due squadre.

Sarò nostalgico ma rimpiango quella Flessibilità,quella autentica,oggi abbiamo a voler parlare bene precarietà,a voler parlare male schiavismo,e chi ha comunque un qualsiasi impiego anche sotto pagato,è tra i fortunati.......

La flessibilità c’è quando c’è il lavoro, non cambiando le regole: se non si fa ripartire il motore, le nuove leggi servono solo a precarizzare i lavoratori che devono piegarsi a qualsiasi condizione, pur di non perdere il posto di lavoro trasformandosi in nuovi schiavi…


Distinti saluti
Marco Poli

334/9069101

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