Sinceramente pensavo di
scrivere un nuovo capitolo de “le promesse sanitarie di
Marmo”più in qua,ma si sa il
PD parla e io non taccio.
Questa
volta a parlare è il dott. Rimediotti tramite il suo profilo
facebbok. Personalmente lo rispetto e apprezzo il suo operato come
medico, però devo dire che ha fatto il passo più lungo a mettersi
in politica. Forse spinto da personaggi dietro le quinte,che mandano
avanti altri perchè dopo essersi professati contro il sistema che
comanda la montagna,hanno accettato di buon grado di tornare a
Torna l'erba che cresce solo sotto elezioni |
fargli
da stampella e sanno che se lo facessero alla luce del sole,sarebbero
(giustamente) deprecati.
Al
dottore ho già “passato” in nome dei suoi meriti quando andò a
fare l'erba ai giardini di Bardalone. Una tattica politica non
vecchia, ma arcaica di fare le cose giusto sotto le elezioni. Magari
si faccia consigliare meglio prima di fare certe corbellerie che
fanno più rabbia che piacere.
Veniamo
ora a cosa ha scritto sul suo profilo facebook,che riporto
integralmente.
Scatola
vuota?
L’argomento
“ Ospedale di San Marcello” è uno dei temi più importanti della
campagna elettorale ma anche, e soprattutto, uno di quelli che
stanno più a cuore ai cittadini come dimostrano le oltre
ottomila firme raccolte dalle varie associazioni sul tema del Pronto
Soccorso.
Penso
che sia importante contrastare l’opinione dilagante che l’ospedale
sia ormai una struttura svuotata di ogni funzionalità significativa
( scatola vuota): questa sensazione, secondo me, non risponde alla
realtà e, soprattutto, è deleteria perché impedisce di spendere le
energie che abbiamo pert difendere, valorizzare e migliorare quello
che c’è e che è tuttora un patrimonio prezioso per una comunità
piccola come la nostra.
Ritengo
che alcune delle scelte fatte negli ultimi anni sull’organizzazione
dell’ospedale siano state sbagliate e deleterie; penso soprattutto
a quando si è voluto occupare in fretta e furia gli spazi lasciati
liberi dalla chirurgia con le attività che funzionavano in via Roma.
Si è impedito di portare avanti il progetto di altre attività di
ricovero che avrebbero potuto migliorare il ruolo e l’offerta di
servizi del nostro ospedale (nell’ipotesi più semplice una ventina
di letti in più all’Ospedale di San Marcello avrebbero potuto fare
la differenza per tutta l’area pistoiese nei momenti di elevato
afflusso e sicuramente nessun paziente di quassù avrebbe dovuto
essere inviato ad altri ospedali per carenza di posti), sarebbe
comunque stato saggio spostare il reparto Medicina al primo piano in
modo che avesse più spazi e fosse servito da due ascensori evitando
i disagi e i rischi in caso di guasto dell’ascensore principale che
poi si sono puntualmente presentati. Queste considerazioni non fanno
parte del “senno di poi”, i progetti che ho ricordato erano stati
presentati da me e da altri al momento giusto, ma poi si è voluto
soddisfare altri interessi che in quel momento stavano più a cuore a
chi aveva la responsabilità.
Si
deve riconoscere che alcuni dei cambiamenti che vengono sentiti come
depotenziamento della nostra struttura sono solo il frutto
dell’evoluzione della medicina che si orienta sempre di più verso
una gestione specialistica delle malattie e quindi tende a
indirizzare alcuni dei malati più acuti verso strutture di medie
grandi dimensioni dove possono essere presenti molte attività
specialistiche (non è solo un problema economico, un’attività
specialistica per poter funzionare adeguatamente deve avere una certa
mole di lavoro e quindi deve, per forza di cose, rivolgersi ad un
bacino di utenza vasto). Tipico è il caso dell’infarto miocardico
che fino ad una decina di anni fa aveva anche in urgenza una terapia
medica che ci eravamo attrezzati per eseguire a San Marcello,
attualmente la terapia standard dell’infarto è l’angioplastica
che richiede la presenza di specialisti e attrezzature che non è
pensabile avere da noi; un discorso simile può essere fatto per
esempio per l’ictus cerebrale.
Credo
che un ospedale piccolo può vivere solo se collegato a strutture più
grandi in quanto può indirizzare verso quelle i malati che
necessitano di interventi specialistici, può però svolgere
l’attività di medicina interna e individuare alcune attività
esclusive e utili a tutta la rete in modo da attrarre pazienti da un
bacino di utenza più vasto di quello naturale e quindi rendere
possibile l’investimento di risorse anche ingenti ( in uno slogan :
San Marcello sopravvive se serve anche a Pistoia). Questo è quello
che, senza clamore, sta succedendo da alcuni anni a San Marcello: le
attività ambulatoriali richiamano un significativo numero di
pazienti da Pistoia, dalla Piana Pistoiese e dalla Val di Nievole
(nella mia esperienza all’ecodoppler circa la metà dei pazienti di
ogni seduta vengono da fuori); nel reparto di Medicina è attivo un
progetto di riattivazione cardio respiratoria che accoglie pazienti
provenienti anche dall’ospedale di Pistoia e di Pescia: sono
pazienti ricoverati per difficoltà respiratorie che, dopo i
primissimi giorni di terapia, vengono trasferiti da noi e seguono un
percorso fatto di attività specialistiche mediche e fisioterapiche
che ha dato buoni risultati; da tempo ricoveriamo pazienti di fuori
che soggiornano temporaneamente nelle strutture per anziani della
nostra zona, accogliamo pazienti di Pistoia e di Pescia quando in
quegli ospedali non ci sono posti disponibili. Quindi globalmente
tanta gente che viene da fuori che vede il nostro ospedale,come si
lavora e, in genere, lo apprezza e questo è importante per
convincere chi prende le decisioni a investire risorse da noi.
Un
riscontro a quanto detto sopra lo si ha nel fatto che è notevolmente
aumentato il numero dei medici che ruotano sul nostro ospedale, in
particolare al nostro reparto di Medicina sono assegnati in maniera
prevalente 10-11 medici le cui competenze specialistiche possono
essere mese a frutto per servire la popolazione della montagna e per
attrarre utenti dalle altre zone Ritengo che esistano diverse
attività cliniche non intensive che non trovano spazio negli
ospedali più grandi e che potrebbero avere la giusta collocazione
nel nostro ospedale per servire prima di tutto i pazienti della
nostra zona ma anche quelli del resto della provincia
Sicuramente
nel nostro ospedale ci sono carenze importanti che mi sento di
indicare soprattutto sul coordinamento delle varie figure
professionali e nella carenza di spazi.
Mi
pare comunque che ci siano i presupposti perché l’Ospedale di San
Marcello continui ad essere un presidio importante per i nostri
cittadini dando, in alcuni campi, servizi migliori e più accessibili
di quelli che sono a disposizione in altre zone della provincia.
E’
fondamentale che ci sia un controllo forte e continuo perché
l’organizzazione funzioni prima di tutto a servizio della nostra
popolazione e perché siano fornite e mantenute le risorse necessarie
specie ora che i centri decisionali della ASL sono ancora più
lontani da noi; per fare questo bisogna che l’amministrazione
comunale e le associazioni si muovano con abilità in questo mondo
molto complesso e rivendichino una propria possibilità di controllo
e di intervento dialogando con i professionisti della sanità senza
invadere quella parte del campo decisionale che va loro lasciato.
E’ quindi un compito difficile ma indispensabile e mi fa molto piacere che una delle richieste fatte ai candidati sindaci dalle associazioni che hanno raccolto le oltre ottomila firma vada proprio in questa direzione.
E’ quindi un compito difficile ma indispensabile e mi fa molto piacere che una delle richieste fatte ai candidati sindaci dalle associazioni che hanno raccolto le oltre ottomila firma vada proprio in questa direzione.
Quindi
l’Ospedale di San Marcello non è una “scatola vuota”, ma un
prezioso bene comune che ci hanno lasciato le generazioni precedenti
e che va seguito, curato e tutelato nelle necessarie trasformazioni .
Queste
sono tante considerazioni di cose che si dovevano fare,ma non si sono
fatte.Venti letti
in più, occupazione di piani diversi da quanto fatto,ecc...
Rimediotti questo progetti l'aveva presentati,nessuna lo nega
.Nessuno l'ha ascoltato "ma poi si è voluto soddisfare altri
interessi che in quel momento stavano più a cuore a chi aveva la
responsabilità".
I
casi urgenti non sono solo l'infarto e l'ictus, poi anche su questi,
a detta per esempio del Dott. Guido Mattioli ci sarebbe da discutere.
Rimediotti
sposta abilmente l'attenzione sulle cose che funzionano del
Pacini,ma non dice se ritiene il pronto soccorso un servizio
essenziale o meno.
Ci
sarebbe da domandargli se ha capito cose chiedevano i cittadini con
le ottomila e passa firme raccolte (di cui tutte le liste elettorali
in campo hanno provato ad appropriarsi il merito). La Montagna chiede
un pronto soccorso accreditato,se poi c'è altro meglio.
In
definitiva quanto descritto dal dottore è la linea sanitaria
politica del PD né più né meno e va in direzione opposta a quanto
sottoscritto da Luca Marmo il primo giugno. Magari il giochetto è
proprio questo: il candidato sindaco dice bianco, il candidato
consigliere ( e futuro assessore a quanto dichiarato ) dice nero,
così dopo le elezioni si cade sempre in piedi.
E
vi dico che non ho fiducia che Marmo manterrà quando sottoscritto il
1 giugno, perchè come scrissi nel primo capitolo di questa serie di
articoli LE PROMESSE SANITARIE DI MARMO ne ha già avuto
l'opportunità in passato e non l'ha fatto.
É
impossibile che chiunque si candidi sotto l'ala del Partito
Democratico (anche se mascherato) possa andare contro il disegno
sanitario di questa forza politica. Ovvero quello della
privatizzazione della sanità avviato quasi 20 anni da Enrico
Rossi,prima come assessore regionale alla sanità e poi come
presidente della regione Toscana.
Winston
Churchill disse che una mela al giorno toglie il medico di torno.
Basta avere una buona mira . In questo caso la mela è il voto
di domenica prossima.
Distinti
saluti
Leggi anche:
Nessun commento:
Posta un commento