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giovedì 7 maggio 2015

Prato, una vetrina per le puttane… …ed una cassaforte per la mafia. di Francesco Fedi

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"Prato, una vetrina per puttane… …ed una cassaforte per la mafia" di Francesco Fedi
 
Prato, un residente spiega ""Il centro…" [massaggi] "…è aperto da gennaio è un continuo andare e venire, sempre di uomini. Non ci vuole molto a capire che tipo di servizi siano fatti. Non solo, spesso capita di vedere queste ragazze in baby doll che sostano davanti alle vetrate". A Prato, in Viale delle Repubblica, una delle maggiori arterie di traffico, all'interno di una zona dove si insediano studi di notai, avvocati, commercialisti ed aziende del settore terziario di ogni genere e tipo, da alcuni mesi vi era anche un bordello. Al piano terra di un distinto condominio prevalentemente residenziale, giovani ragazze di nazionalità cinese, rigorosamente prive di  un regolare contratto, mostravano la propria "mercanzia" ai passanti attraverso grandi vetrine…
 
Tutto questo, fino ad oggi,  accadeva a Prato, in pieno giorno, a poche centinaia di metri da una caserma della Guardia di Finanza e non tanto più lontano dalla Caserma dei Carabinieri, dal Tribunale di Prato e dalla Questura.
 
Ben presto i residenti, come il dirimpettaio Preside, Prof. Alessandro Giorni, delle Scuole Medie "Pier Cironi", (…ancora più vicino delle dette Caserme, ci sono infatti delle scuole medie inferiori, oltre che l'Istituto Tecnico Superiore "Tullio Buzzi" ha sentito la necessità di sollecitare l'intervento delle istituzioni, con tanto che nel frattempo alcune foto inequivocabili erano state fatte pervenire ai media locali.
 
Questa volta non avere la benzina per far girare le auto di servizio (…inflazionata immagine usata dai nostri politici in tema di taglio di fondi alle forze dell'ordine…), non sarebbe stato un problema: il luogo dove si consumavano certi reati era così vicino che si sarebbe potuti intervenire anche a piedi…
 
 Dunque l'irruzione all'interno dell'improvvisato  Red Light District, in stile  Amsterdam, è avvenuto nella tarda mattinata, dove un nutrito gruppo di agenti della polizia municipale, che hanno condotto le tre ragazze, per poi applicare i sigilli al locale.
 
LA titolare del "Centro Massaggi" è risultata essere una cittadina cinese di 35 anni, la quale è stata trattenuta per accertamenti.
 
Assieme alla Polizia Municipale, sono intervenuti i i carabinieri del Nas di Firenze ed il personale dell'Ispettorato del lavoro.
 
Oltre al sequestro, sono state a queste comminate multe per multe per un complessivo di oltre 20mila euro: inesistenti le autorizzazioni a svolgere l'attività di estetica, mentre più difficile da accertare l'attività di sfruttamento della prostituzione, motivo per cui il sequestro è esteso anche ad un appartamento al primo piano dello stabile, collegato mediante una scala dall'interno del negozio (…in pieno stile: "Uscio e bottega"…).
 
Diciamoci da subito che una multa così salata non sarà certo un problema per l'organizzazione che gestiva questa attività e che probabilmente potrà presto riaprire in qualche altro dei tanti fondi sfitti della nostra Prato.
 
Questa volta è andata fin troppo male, visto che l'attività è stata interrotta solo dopo pochi mesi, nonostante che forse, per l'investimento iniziale e per il costo prossimo a zero della materia prima, forse l'attività "ufficialmente" gestita dalla trentacinquenne cinese, era già in attivo. Tanto per usare dei termini tecnici, diciamo che i costi fissi erano forse già ammortizzati ed il break-even-point, (momento da cui un'attività comincia ad essere redditizia)  superato da un pezzo.
 
Per questo si può azzardare molto, ovvero confidando in una sostanziale inesistenza dello Stato, di controlli efficaci e capillari sul territorio, si può arrivare a pensare di poter ostentare cosce e culi, per mesi, attraverso un vetro, perché se non fosse stato per il solito preside bacchettone o per il solito condominio di stitici gelosi (*) –gente che va a cacare un volta a settimana e vive con il "mal di corpo" fisso…-
La sensazione è che se nessuna foto fosse arrivata ai giornali o fosse stata fatta girovagare in rete, oggi questo sequestro non ci sarebbe proprio stato.
 
Eppure, girando per la città, anche in zone prossime al centro storico, come Via Filicaia, Via Cavour o Via Fabio Filzi, anche nelle ore più sperdute della notte ci si imbatte in un vero e proprio pullulare di centri estetici, sempre aperti. Tutte attività che non fanno certo mistero di essere in piena operatività,negli orari più insoliti, e che, attraverso vetrine in tal caso furbescamente oscurate, espongono vistose insegne luminose, recanti la scritta "APERTO".
 
Giusto ieri abbiamo salutato l'arrivo a Prato nel nuovo Procuratore, Dott. Giuseppe Nicolosi, chiedendoci sia con lui finalmente arrivato il momento in cui il CASO-PRATO, potrà finalmente essere affrontato come un caso di mafia. Un caso di mafia cinese.
 
Questo pullulare di centri benessere, che tanto sembrano andare ben oltre l'attività dichiarata, o la comparsa di alcuni anni di passeggiatrici in .P.zza Mercatale e Via Sant'Antonio, lascia intravedere l'esistenza a monte di un'"intellighenzia", che non può che essere di chiaro profilo mafioso…
 
Una mafia astuta che vede in questo un odo per diversificare ulteriormente le proprie attività più tradizionali, che vanno dal traffico di esseri umani, al racket, al gioco d'azzardo…
 
Nei giorni scorsi abbiamo letto come il Nuovo Procuratore Nicolosi, andasse cauto sull'argomento, affermando di voler prima conoscere bene la realtà di Prato, ma il fatto è che ci sono già un numero importante d'inchieste, operate da varie procure in Italia, che parlano candidamente della cosa.
 
"in Italia non c'è un'unica organizzazione criminale cinese. Ci sono gruppi dislocati sul territorio nazionale. Ogni gruppo ha un capo. I capi tra di loro si conoscono, perché sono amici per cui capita anche che si incontrino fra di loro o perché si è creato un contrasto tra i singoli gruppi e occorre, quindi, trovare una soluzione o perché si deve realizzare una qualche azione illecita che un singolo gruppo da solo non è in grado di sostenere, per cui chiede supporto ad altri […] Quando i capi si incontrano tra di loro, nessuno degli affiliati può partecipare alla riunione. Dico questo perché spesso è capitato che ero in compagnia di W. [il capo del suo gruppo] quando questi si doveva incontrare con altri capi, per cui mi sono dovuto allontanare e loro si sono appartati"  Le affermazioni sopra riportate sono di un testimone di giustizia cinese, depositate in un processo tenutosi a Napoli nel 2006.
 
Quanto allo sfruttamento della prostituzione, sembra che esistano diverse fenomenologie prostituzionali, distinte per costo delle tariffe e clientela di riferimento, con clienti che vanno dagli strati sociali benestanti interni alle comunità (uomini d'affari venuti in Italia per stabilire contratti commerciali con i connazionali), con veri e propri luoghi adibiti alla prostituzione e giovani donne particolarmente avvenenti le cui tariffe possono essere molto alte. Poi c'è la prostituzione, rivolta alla clientela cinese, svolta in appartamenti ubicati all'interno di zone abitate da connazionali e tariffe dell'ordine di poche decine di euro. Mercato a parte è quello dell'adescamento della clientela italiana, che avviene all'interno di finti centri benessere, dalle cui vetrine, si propaganda appunto l'esecuzione di speciali massaggi.
 
La gestione avviene mediante una appuntamenti telefonici con i clienti, con donne che  talvolta sono coadiuvate da figure maschili addette al controllo (Trib. Rovigo 2007); E' già accaduto che  operazioni di polizia portassero alla scoperta a Piacenza, Cremona, Torino e Prato di una organizzazione di sfruttatori cinesi operanti nel Centro-Nord, che nel tempo erano riusciti a sviluppare una vera e propria " rete dei luoghi della prostituzione", costituita da appartamenti e sale messaggio presenti in diverse città e collegati fra loro.
 
Operazioni eseguite anche  da Gruppi Interforze, hanno portato all'emersione di una collaborazione tra cittadini cinesi ed italiani, dove quest'ultimi, si adoperavano nel fornire supporto logistico, individuare alloggi maggiormente idonei e prendere contatti con i proprietari nel ruolo di prestanome per la stipulazione dei contratti d'affitto (2005).
 
Il fenomeno di quest'ultimi anni, della quale la nostra città ha il suo esempio più evidente nella frequentazione di luoghi centrali come Piazza Mercatale/Via Sant'Antonio, ovvero quello dell'adescamento in strada ed esercitato ad ogni ora del giorno, è un evoluzione dell'esercizio dell'attività al chiuso, visto che come ben sappiamo, comunque così si conclude (ovvero il cliente, avvicinato in strada, viene inviato a ricevere la prestazione in un vicino luogo al chiuso…).
 
Il reclutamento delle donne indirizzate al mercato della prostituzione è un segmento del più ampio fenomeno
dell'immigrazione illegale (Carchedi 2008): prevalentemente le donne sono introdotte in Italia illegalmente, talvolta spacciate per cittadine giapponesi, per poi essere segregate negli appartamenti adibiti a luogo di prostituzione (Trib. Trieste 2006), il tutto grazie a un'organizzazione criminale che anticipa i costi del viaggio, (Mazzesi 2006).
 
Dunque ci sono di mezzo anche italiani, che figurano come affittuari, mentre solo più raramente oppure sono le donne cinesi a stipulare  i contratti, ma questa modalità è più appannaggio di gruppi minoritari che gestiscono singole case di prostituzione, senza alle spalle basi logistiche ed organizzazioni consolidate.
 
La "rete" serve anche a garantire un buona mobilità delle donne dedite alla prostituzione,  trattenute solo per poche settimane in un determinato per poi spostarsi altrove (Dia 2008): l'analisi di alcuni procedimenti giudiziari ha portato a riscontare come gli appartenenti alle bande che gestiscono le case di appuntamento, vengono stabilmente impiegati dai gestori per difendersi dagli attacchi di eventuali rapinatori, . Tutto ciò fa ritenere che chi gestisce le case di appuntamento abbia stretti legami con la criminalità organizzata delle mafie locali  (Trib.Napoli 2006a; Trib. Prato 2009a).
 
Tutti questi dati sono desumibili da un dossier predisposto dal CNEL, presentato a Roma nel 2011, e dal titolo "La criminalità organizzata cinese in Italia. Caratteristiche e linee evolutive" e nel quale si dice anche che sempre più spesso i cittadini cinesi partono in aereo da Hong Kong per approdare direttamente turistico negli aeroporti internazionali di Malpensa e Fiumicino, per poi dileguarsi nel nulla.
 
Prato, che ormai conta 50.000 cinesi, pari al 30% dei residenti della cittadina, e oltre 5.000 aziende possedute da imprenditori della Repubblica Popolare, connotandosi come la comunità cinese più grande d'Europa. Ne consegue l'esistenza di rapporti della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO), nel considerare le Triadi la "quinta mafia" italiana.
Pietro Grasso, ex-procuratore nazionale antimafia e oggi Presidente del Santo della Repubblica, ha in passato dichiarato che «La criminalità organizzata cinese da tempo è presente sul nostro territorio nazionale e si occupa di diversi ambiti: traffico di esseri umani, contraffazione, prostituzione, gioco d'azzardo, estorsioni e droga.». 
Tuttavia, in questo melting pot di semplici irregolarità amministrative, illegalità e malavita, vediamo una politica locale molto più impegnata a riproporre una strampalata riedizione del mito del "buon selvaggio"  (attraverso la solfa de "I CINESI SONO UNA RISORSA") e a propinare un'immagine, la propria, di istituzioni seriamente impegnate in azioni di contrasto, che non a mostrare una volontà ferma e decisa nel contrastare certi fenomeni.
 
Il problema è che è chiaro che anche certi poteri, anche mafiosi, sono un qualcosa che per qualcuno è sempre meglio non disturbare troppo…
 
Per questo, l'abbiamo fatto ieri e lo ripetiamo oggi, torniamo a fare gli auguri al Dott. Nicolosi, nuovo procuratore di Prato.
 
 
(*) L'autore, dall'alto della sua sconfinata cultura, intende fare diretto riferimento ad un'espressione tratta  brano del contemporaneo Benigni R., denominata "Inno del Corpo Scilto", fonte d'ispirazione per molte generazioni di giovani pratesi, spesso celebrata con lunghe intonazioni nei pomeriggi di privareva in Vallupaia o nel Parco di Galceti, accompagnati da chitarre acustiche con corda rotta o semplicemente scordate.

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