Secondo quanto affermato dall'associazione avvocati matrimonialisti italiani infatti nel 50% delle cause di separazione/divorzio compaiono screenshot di messaggistica o SMS. A prevalere tra le app causa di divorzio è Whatsapp che è presente negli atti del 40% di queste cause mentre Twitter e facebook "solo" nel 20% dei casi.
Tutto questo si inserisce in un aumento del 25% delle separazioni registrato negli ultimi 15 anni ceh già da solo è un dato su cui riflettere.
Pare dunque che l'era delle "macchie di rossetto" sul colletto della camicia piuttosto che "pizzini" nelle tasche o doni senza mittente siano andati in soffitta in favore di qualche "emoticon" complice e compromettente piuttosto che di un "mi piace" o un "cinguettio".
Spesso le prove vengono reperite violando la privacy del consorte ma, afferma scherzando la Dott.ssa Annamaria Bernardini De Pace, "è ben peggio violare i doveri coniugali".
La notizia, apparsa ieri sul quotidiano Il Giorno, ha già fatto il giro del web e la parte più interessante non ve l'ho ancora scritta...
Sono le donne, anche over50, ad essere più "scaltre" nel "beccare" la messaggistica colpevole del coniuge e non pensiate che cancellare tutti i messaggi migliori la situazione perchè spesso "una tabula rasa improvvisa è più sospetta di mille chat".
Questi "passi falsi" possono costare molto cari infatti ogni volta che in una causa di separazione o divorzio si dimostra che la fine della relazione è stata determinata da un certo fatto o comportamento (come il tradimento) l'addebito della responsabilità della fine della relazione stessa viene dato alla parte "rea" della coppia con conseguente addebito dei costi della separazione.
Senza contare che nelle famiglie distrutte possono farne parte anche i figli...
Attenzione perciò a tutti gli habitué dell'evasione dalla coppia... magari è meglio fare proprio una bella pulizia in rubrica...
Simone Togneri
Nessun commento:
Posta un commento