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Il funerale di un Eroe, un uomo straordinario che purtroppo non conoscevo di persona, ma del quale posso dire di aver conosciuto l'essenza, così come quella della sua famiglia alla quale rinnovo le più sentite condoglianze, nel mio essere stata figlia di un fante della divisione Pasubio, tornato dalla Russia coi piedi congelati e nuora di un Parà della Folgore, reduce di El Alamein, fatto prigioniero dagli inglesi ma con l'onore delle armi, mi ha molto commosso in questo pomeriggio di mezza estate. La solennità del "silenzio fuori ordinanza" mi commuove sempre, eredità trasmessami dal mio caro padre, ogni volta che, in qualche Sacrario lo vedevo chiudere gli occhi e ricordare i commilitoni ventenni che avevano dato la vita per onorarci di un Paese per cui essere orgogliosi. Guardando il Picchetto d'onore degli Incursori e le tante divise bianche, e le associazioni degli "ex" marinai d'Italia, inevitabilmente ho pensato ai nostri Marò, alla situazione che sembra non trovare mai fine. Ho pensato al pezzo di Storia che è venuta a mancare con questo illustre centenario e che, anche se la Storia ha decretato che quella era la parte "sbagliata" della barricata, questo Eroe, come altri rimasti sconosciuti, ha agito con la massima lealtà verso un Paese, che sempre più raramente conosce il significato di coraggio e lealtà.
Maria D. Pacchini
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