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martedì 7 luglio 2015

“Un Caldo che fa da preludio a tempeste e nuovi allegamenti” di Francesco Fedi

 MASSA CARRARA.

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"Un Caldo che fa da preludio a tempeste e nuovi allegamenti" di Francesco Fedi
 
Caldo, caldo, caldo… Da una quindicina di giorni, anche i miei soggiorni a Rimochi, nel Comune di Vernio, non mi garantiscono un gran rimedio contro il caldo. E' caldo anche lì. Non come a Prato, questo è vero, a non è certo quel clima fresco ed arieggiato che gli abitanti della Piana immaginano.
 
Tra le cose che non so quanti nella Piana abbiano ben chiaro , è che poi tutta questa energia di cui l'atmosfera si sta caricando, tra quindici– venti giorni tutta questa energia si scaricherà e potrebbe anche accadere che questo avvenga in modo repentino, con forti piogge ed immancabili allagaenti.
 
Diciamo di quelli di cui a Giugno abbiamo avuto un simpatico ed innocuo assaggio…
 
A tutti sarà sicuramente sfuggito l'articolo di Ilaria Bonuccelli di uscito su Il Tirreno di Massa-Carrara lo scorso 18 Giugno, dove a tutti i lettori si spiegava candidamente di cominciare a prepararsi al prossimo arrivo di due divertenti bombe d'acqua.
 
A dircelo è un recente studio di Legambiente, che ci spiega come in Italia è possibile prevedere l'arrivo a breve di una sequenza di ben 10 bombe d'acqua, delle quali 2 sarebbero da localizzare in Toscana, ossia nella regione che investe dove è concentrato il 20% dei siti italiani ad alto rischio idrogeologico.
 
Dopodiché decine e decine di milioni di euro investiti nella difesa del suolo, sono serviti a ben poco, anche a cause di un uso del suolo dissennato che continua ad essere causa di nuovi ed ulteriori rischi.
 
In sostanza, checché ne dicano le carte e i tanti professionisti e consulenti dal lauto compenso pagati dalle varie Amministrazioni Pubbliche (dicesi anche "clientele"), la realtà è quelle di interventi di difesa che non riescono a porre rimedio o mitigare una situazione di rischio sempre più importante.
 
In Toscana non si può costruire più. Pensare che un altro metro quadro di terreno possa essere impermeabilizzato, urbanizzato e interessato da costruzioni è un pensiero folle e criminale, e folel e criminali è quella politica che aggiusta le carte e i numeri affinchè tutto ciò sia sempre possibile, con ampio beneficio per gli interessati e con costi e disagi a carico della collettività.
 
Il risultato è che in Italia, circa una persona su dieci vive in condizione di rischio allagamento: 6 MILIONI DI PERSONE A RISCHIO, distribuite in 6.633 i Comuni (oltre l'80% del totale)  con aree a rischio idrogeologico per  pericolo di frane o alluvioni e con 2mila eventi atmosferici di  frane e allagamenti Dal 2000 al 2015 si sono verificati circa che hanno causato la morte di più di 300 persone , verificatesi negli ultimi 15 anni.
Ad oltre un miliardo di euro, ammontano le richieste di stanziamento degli negli ultimi cinque anni.
" Di fronte a questo scenario servono scelte nuove e radicali… …l'unica scelta possibile è quella della demolizione e delocalizzazione delle attività (sintetizzate nella mappa di rischio di Legambiente). Per questo ci aspettiamo un impegno in tal senso e un segnale di discontinuità da parte del Governo, a partire dall'appuntamento degli Stati generali sul clima di lunedì 22 giugno", ha recentemente spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.
Il dossier di Legambiente, prende in esame anche il caso specifico del Comune di Carrara, dove "oggi i terreni spondali sono quasi interamente occupati da segherie, oggetto di modifiche da parte del piano strutturale che prevede la delocalizzazione di quelle dismesse, mentre per quelle attive prevede la conferma dello stato di fatto o altre possibilità: ristrutturazione edilizia, sostituzione edilizia, cambio di destinazione d'uso (con laboratori artistici, esposizioni, studi, ecc.). Secondo questa logica la delocalizzazione non sarebbe finalizzata alla riduzione del rischio idraulico: infatti, con la sostituzione delle segherie con edifici di maggior valore in caso di esondazioni i danni sarebbero maggiori". Nonostante ciò per "oltre 10 anni si è continuato a costruire ed autorizzare attività commerciali, servizi pubblici ed abitazioni in un'area prima soggetta alle misure di salvaguardia e poi dichiarata a 'Rischio idraulico molto elevato' con delibere dell'Autorità di Bacino e dei consigli regionali di Toscana e Liguria. È emerso anche, nel periodo successivo all'alluvione, che il Piano comunale di Protezione Civile prevedesse il Centro di raccolta degli evacuati in un edificio posto in area a rischio idraulico, che infatti è stato alluvionato, insieme ad edifici strategici quali i vigili del fuoco e il municipio. Per queste responsabilità 11 tra ex Sindaci e funzionari comunali sono stati rinviati a giudizio per disastro e omicidio colposo e subiranno un processo in avvio a giugno, per il quale Legambiente è costituita parte civile".
Significa che dove c'è rischio di esondazione è possibile compiere un solo pensiero: TABULA RASA, ossia restituire al corso d'acqua quello che nei secoli è sempre stato suo, il suo naturale bacino di esondazione. Diversamente il corso d'acqua, al momento opportuno, se lo riprenderà con la forza.
Infatti Legambiente giunge alla conclusione tante risorse spese per interventi di sedicente "messa in sicurezza" delle aree edificate e di quelle parzialmente edificate, hanno comportato il  risultato paradossale di certificare la 'sicurezza' dell'esistente, veicolando dunque informazioni errate ai legittimi proprietari dei vari edifici interessati dalle zone di intervento. Questo con l'aggiunta di spalancare le porte anche a nuovi interventi edilizi, con ulteriori volumi da edificare, e conseguente ulteriore aumento del rischio.
Interesante la chiosa del Dott. Giorgio Zampetti, geologo e responsabile scientifico di Legambiente che afferma come "… Tutti i soggetti coinvolti (Ministeri, Regioni, Autorità di bacino, uffici tecnici comunali, ordini professionali, associazioni di categoria, commercianti, artigiani, comitati e cittadini), dovrebbero avviare una concertazione con l'obiettivo di rivedere la programmazione degli interventi e predisporre opportuni vincoli sulle aree oggetto degli interventi di delocalizzazione, individuando soluzioni procedurali e economiche per realizzare gli interventi di demolizione e delocalizzazione… … all'interno della pianificazione di bacino (a partire dai Piani di gestione del rischio alluvioni), e in un programma più ampio di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e riqualificazione urbana, con l'obiettivo di aumentare la capacità di risposta della città ai sempre più frequenti eventi meteorici intensi, ristabilendo il delicato equilibrio tra la città e i corsi d'acqua e riducendo il carico delle attività antropiche nelle aree a maggior rischio".
Così in attesa che "Tutti i soggetti coinvolti " prestino ascolto al richiamo, se tra quindici-venti giorni cominciamo a sentire aria di tempesta, teniamo presente che potremmo essere di nuovo…all'acqua!

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