REFERENDUM ABROGATIVO DEL 17 APRILE
ATTENZIONE,
Il 2016 gli italiani saranno chiamati alle urne ben cinque volte: per
i due referendum abrogativi (1+2), per le elezioni amministrative
(+ballottaggio) e per il referendum costituzionale.
Parliamo
dell'appuntamento più ravvicinato, il 17 Aprile.
Al
momento nessuna informazione da parte dei media al servizio del
governo e delle multinazionali
Il
voto del 17 Aprile è un voto immediatamente politico, in quanto, la
sensibilità verso il quesito, seminato di trabocchetti e scossoni,
è l'unica arma di cui i cittadini ed i movimenti che li
rappresentano e che lottano da anni per i beni comuni e per
l’affermazione di maggiori diritti possono al momento disporre per
dire la propria sulla Strategia Energetica nazionale che da Monti a
Renzi, resta l’emblema dell’offesa e del ritorno della dittatura
nei territori, alle loro prerogative, ed all'offesa della stessa
Costituzione italiana.
Se
vince il “Sì” - In
Italia il referendum è abrogativo. Quindi, rispondendo "SI",
nella fattispecie si andrebbe a cancellare parte del comma 17
dell’articolo 6 del Codice dell’ambiente che prevede la
prosecuzione delle trivellazioni fino a quando il giacimento lo
consente. Rispondendo “SI”
al referendum, quando le concessioni scadranno ogni procedimento
verrà bloccato. Lo stop, in questo senso, riguarderà alcuni
giacimenti già attivi come ad esempio quello Guendalina (Eni) nel
Medio Adriatico, Rospo (Edison) di fronte all'Abruzzo e Vega (Edison)
al largo di Ragusa. Nei mari italiani ci sono oltre cento
istallazioni, alcuni attive da molti anni. In molti casi le risorse
sono in esaurimento.
L’esecutivo
del governo Renzi per mesi ha fatto di tutto (a livello lecito e
sottobanco, mettendo in campo un mix di strumenti normativi e di
ricatti basati su logiche di scambio) per evitare ad ogni costo che
si potesse giungere a questo importante appuntamento referendario. La
determinazione con cui l’attuale compagine governativa, in maniera
a volte subdola e palesa sfacciatamente vergognosa, ha finora
perseguito la finalità di ostacolare l’idea stessa che milioni di
italiani potessero dire la loro in materia di perforazioni per la
ricerca di idrocarburi, ha infatti aspetti davvero delinquenziali,
come il ricorso alla Legge di Stabilità per eludere principi e
prassi di decisioni che fino a poco tempo fa sembravano inderogabili
pilastri del cosiddetto “Sblocca Italia”. Come quando sentono
tremare la terra sotto i piedi gridano “tocco ferro”, per loro è
un gioco.
Chi
da anni avverte il peso sulla propria vita, sulla propria pelle, nel
condizionamento delle scelte economiche, in quanto vive e lavora a
ridosso di centri oli, raffinerie, terminazioni portuali, pozzi
petroliferi, centri di stoccaggio di petrolio e di gas; quanti vivono
con sotto i piedi oleodotti e gasdotti; quanti bevono e coltivano la
terra con acque provenienti da falde inquinate da centinaia di
sostanze chimiche, da metalli pesanti, da idrocarburi; i pescatori, i
lavoratori del settore della ricettività, oggi non si chiedono se
appoggiare questo referendum, ma come voltare finalmente pagina, per chiudere con leucemie,
tumori, avvelenamento di acqua, aria, suolo, cibo, per andare
finalmente oltre il modello energetico fondato sulle fossili.
Lo
sanno bene le centinaia di comitati e di associazioni, i comitati che
lottano contro le piattaforme a mare, così come contro la Tap,
contro le centinaia di chilometri di tubi delle reti di gas su faglie
sismiche, contro centrali e pozzi di stoccaggio che provocano
sismicità indotta per decreto ministeriale, contro le raffinerie che
emettono sostanze nocive, contro i depositi di stoccaggio a rischio
di incidente rilevante e di inquinamento della falda; lo sanno i
produttori ortofrutticoli, gli allevatori, così come le reti per
l’opzione Combustione Zero Rifiuti Zero. Se alle centinaia di
associazioni a carattere nazionale si sono aggiunti i comitati No Tav
della Val di Susa, così come il Forum nazionale per l’Acqua
Pubblica, la Confederazione Cobas, la Fiom, non è certo in virtù di
una squallida operazione di salvaguardia delle piccole aziende
locali, se pur a ragion di logica i migliaia stabilimenti balneari
hanno visto anno per anno assottigliarsi le presenze di chi era alla
ricerca di un mare pulito e di una tranquilla resede di vacanza,
preferendo lidi oltralpe come Francia e Spagna, per indicarne
qualcuna più vicina a noi.
Non
dimentichiamo che il nostro mare, il nostro territorio, i nostri
sapori, sono da sempre state mete ambite da tutto il resto d'Europa e
non solo.
Abbiamo
comunque uno strumento di convergenza comune, una tabella che indica
con chiarezza il percorso praticabile. Sappiamo bene che ci attende
un percorso duro ed irto di ostacoli, ma dobbiamo essere fieri di
quanto siamo riusciti a fare finora; ancor più di quanto stiamo
facendo, senza smettere di essere ambiziosi. Portare al voto 26
milioni di italiani (tanti ne occorrono per il quorum!), alcune fonti dicono che i sondaggi danno il Sì al 40% (nemmeno per lo
scorso referendum su Acqua Pubblica e Nucleare a Febbraio davano
tanto!), vuol dire sintonizzarsi fraternamente, solidarizzare,
crescere concentrandosi sull’obiettivo. Vuol dire mettere a
disposizione le notizie vere, ed attivare un
sentire comune, attivare saperi e progettualità essenziali per la
sfida alla riconquista della democrazia.
Manca
l'informazione, la conoscenza, questo governo odia la democrazia
partecipativa e non vuole che il messaggio passi attraverso lo
strumento informativo che molti per inerzia e spesso per ignoranza
pensano transiti la verità assoluta, è tutt'altro, il canale
televisivo.
Soltanto
fino a poche settimane fa sarebbe stato azzardare immaginare che,
dopo la pioggia di richieste di permessi, alcune compagnie potessero
abbandonare il campo. La spinta referendaria, letta come presa
di coscienza di una pressione costante e crescente verso una lotta di
traguardo nell’intero paese. Ora il fatto è che il governo ha
dovuto emanare un apposito decreto di azzeramento per il permesso in
Adriatico “Ombrina mare due” della Rockhopper, una delle più
discusse e controverse concessioni a mare, che nonostante ripetute
mobilitazioni di massa, ricorsi, leggi regionali, sembrava decisa
ormai la fase di avvio operativo.
Stessa sorte per l’odiato
permesso chiesto dalla compagnia Petroceltic di fronte alle isole
Tremiti; per un permesso della Appennine Energy nello Jonio, dove
inoltre, in questi giorni, la Shell abbandona i giacimenti nel
golfo di Taranto, inviando al Ministero dello Sviluppo Economico la
lettera con cui rinuncia al permesso di cercare il petrolio
nel mare fra Puglia, Basilicata e Calabria, con le istanze
riguardanti i due permessi di ricerca.Ce la metteremo tutta per informare i cittadini sul quesito e sull'importanza della partita in gioco, anche se siamo consapevoli della difficoltà di affrontare questa partita in così poco tempo. E' l'occasione per fare informazione sulla mancanza di una politica strategica sull'energia nel nostro Paese e parlare del futuro energetico. Le associazioni ambientaliste sono tutte schierate a favore del “SI” (mentre la politica investe su una comoda posizione conservatrice). Lo spreco gratuito di risorse pubbliche, che sarebbe stato possibile risparmiare con l’election day, coincide in questo caso con una sottrazione di democrazia ingiustificabile come sempre negli ultimi anni.Ad un mese dal referendum non è partita nessuna campagna elettorale. Tutto tace.
Renzi ostacola apertamente il diritto degli italiani a informarsi e a esprimersi consapevolmente il giorno del voto. E lo fa a loro spese, sprecando tra i 350 e i 400 milioni di euro di soldi pubblici. Tutto per scongiurare il quorum elettorale, svilire l'istituto referendario e "avvantaggiare i petrolieri". Tra coloro che si schierano per il “no” c’è il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, secondo il quale è una ”questione di democrazia anche difendere le migliaia di lavoratori impegnati a Ravenna e in Italia" nelle imprese dell'offshore. (Se continuano a morire donne e bambini ma chi se ne frega).
Il riferimento è alla possibile chiusura della piattaforma Angela Angelina. In ballo, a suo dire, non ci sono solo i posti di lavoro ma anche “le nuove tecnologie” per l'alternativa delle energie rinnovabili “è ben lungi dal soddisfare la domanda energetica del nostro Paese”.
Non solo si nega il diritto alla salute ma, si imposta la questione sul piano del ricatto.
Perciò vi dico informiamoci, documentiamoci, e poi elaboriamo con la nostra coscienza e manifestiamo con il voto referendario la nostra conclusione.
Salviamo la nostra salute.
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