QUALI SEGRETI?
Sarà
che non mi fido di quello che mi viene riportato e, come da buon
montanaro preferisco toccare con mano, verificare con i miei occhi
ciò che in realtà sta succedendo.
Così
è iniziata la nostra discesa, l'orda degli scettici, (Gruppo Meetup Montagna
a 5 Stelle) discesi dalla montagna pistoiese alla volta di Monsummano
Terme.
REFERENDUM SULLE TRIVELLE
Iniziativa organizzata dal circolo PD "Angelo Vassallo".
Premetto:
gli inviti a votare NO! Al prossimo referendum, oppure in alcuni
momenti il disastroso boicottaggio del referendum proclamato dal
primo ministro, con scarso senso di democrazia, non trovano riscontro
nelle persone informate, proprio lui dovrebbe invitare a recarsi al
voto e ad inneggiare alla pratica della democrazia..........Ormai
tutti sappiamo di che pasta (fuori lievitazione) è fatto.
Ha
aperto i lavori il responsabile delle energie rinnovabili Legambiente
Pistoia,ing, David Casini
pur cercando di mantenersi super partes, con numeri e
argomentazioni inconfutabili ha fatto emergere il SI'!
A
controbattere, il dr. Samuele Agostini, geologo e ricercatore del CNR
di Pisa ha manifestato per il proseguimento dello sfruttamento delle
estrazioni, di conseguenza per il NO! Con argomentazioni in verità
che non hanno entusiasmato i presenti. Tipo il bisogno irrinunciabile di bicchieri e piatti di plastica e di diversi contenitori. A qualcuno sfugge che da anni lottiamo per eliminare la mole dei rifiuti urbani per avviarci verso i vuoti a rendere.
Sul
piatto della bilancia di David Casini vi era, l'inutilità delle
perforazioni in quanto il guadagno per l'Italia è misero Leggi
finanziarie o decreti d’urgenza, hanno consentito di costruire un
sistema di regole a tutto vantaggio di coloro che estraggono petrolio
e gas. Il ricavato è stato di appena 300 mln, il costo del
referendum si aggira sui 400 mln tirate voi le somme.
Dalle
concessioni a vita per le piattaforme (e nessun controllo sullo
smantellamento) introdotte nella legge di stabilità 2016, alle
royalties irrisorie (e deducibili dalle tasse), dai costi minimi per
le aree in concessione, ai milioni di euro (246) in investimenti e
finanziamenti da enti pubblici.
Nello
specifico, rispetto alle concessioni, con l’ultima legge di
stabilità 2016 il Governo, mentre vietava tutte le nuove attività
entro le 12 miglia marine, stabiliva che tutti i titoli abilitativi
già esistenti potessero andare avanti fino a vita utile del
giacimento, ovvero a tempo illimitato: «bel regalo
alle compagnie petrolifere - dice il dossier - che oggi possono
quindi estrarre petrolio e gas entro le dodici miglia a loro
piacimento, senza alcun limite di tempo, senza dover interpellare
nessun altro ente competente e senza doversi preoccupare troppo
dell’obbligo di smantellamento delle piattaforme e di ripristino
dello stato iniziale dei luoghi, legato, con questa norma, alla fine
delle attività. Fine che solo le compagnie petrolifere decideranno».
Le
royalties in Italia sono pari solo al 10% per il gas e al 7% per il
petrolio in mare. Sono inoltre esenti dal pagamento di aliquote allo
Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in
terraferma, le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare,
i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e
i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare: cioè, entro quei
limiti è tutto gratis. Il risultato? Nel 2015 su un totale di 26
concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno
pagato le royalties. Tutte le altre hanno estratto quantitativi tali
da rimanere sotto la franchigia e quindi non versare il pagamento a
Stato, Regioni e Comuni. Ulteriore regalo alle multinazionali.
Molto
conveniente anche per le imprese straniere, che altrove trovano ben
altre condizioni: in Danimarca dove non esistono più royalties ma si
applica un prelievo fiscale per le attività di esplorazione e
produzione, questo arriva fino al 77%. In Inghilterra può arrivare
fino all’82% mentre in Norvegia è al 78% a cui però bisogna
aggiungere dei canoni di concessione. «Se in Italia avessimo portato
le royalties al 50%, (proposta avanzata da Legambiente), nel 2015 ci
saremmo trovati invece che con un gettito di 352 milioni di euro con
uno da 1.408 milioni».
246 milioni di euro in investimenti e finanziamenti da enti pubblici (The fossil fuel bailout: G20 subsidies for oil, gas and coal exploration di ODI): si tratta di aiuti erogati sotto forma di investimenti e finanziamenti da enti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). A questi aiuti indiretti vanno aggiunti quelli più diretti legati alla riduzione dell’accisa sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per la coltivazione di idrocarburi, pari a 300 mila euro nel 2015 e previsti in egual misura fino al 2018.
246 milioni di euro in investimenti e finanziamenti da enti pubblici (The fossil fuel bailout: G20 subsidies for oil, gas and coal exploration di ODI): si tratta di aiuti erogati sotto forma di investimenti e finanziamenti da enti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). A questi aiuti indiretti vanno aggiunti quelli più diretti legati alla riduzione dell’accisa sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per la coltivazione di idrocarburi, pari a 300 mila euro nel 2015 e previsti in egual misura fino al 2018.
Grande
soddisfazione vedere il disappunto dei presenti elettori PD
propendere per il SI'!
Il
premier perde ancora pezzi per strada.
Non
conta più la bandiera di appartenenza ma i cittadini seguono
l'istinto, il cuore e la giusta informazione per il bene di questa
terra, la nostra terra.
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