CAPITOLO DI STORIA
Sono trascorsi circa sessant'anni, quando
ancora non esisteva la televisione, la prima radio era presente una su cento famiglie, poche
potevano permettersi di averne una.
In molte abitazioni rurali
non c'era ancora la corrente elettrica e, qualche famiglia
benestante, aveva la radio con le batterie e l'antenna, un filo
lungo anche venti metri inchiodato lungo la facciata per riuscire a
captare più di una stazione radio, esclusivamente in O.M.-
O.L.- O.C. - O. Cortissime.
Quello era il periodo che
nelle abitazioni rurali, non possedendo tv e radio, perché le serate
avessero un senso di fine giornata, andavano a veglia, normalmente facevano
visita alle famiglie vicine, (si fa per dire), distanti anche qualche
chilometro.
La serata era trascorsa
solitamente seduti intorno ad un ampio caminetto che occupava quasi
una parete e che i ceppi messi ad ardere, spesso duravano più di un
giorno.
I bambini giocavano tra
loro facendo un baccano infernale, un vociare gioioso, una allegra
comitiva, in quei giorni le famiglie erano povere ma numerose, braccia per coltivare la terra.
Gli adulti in cerchio,
davati al caminetto, spesso giocavano a carte, e di
tanto in tanto davano fondo al fiasco di vino, raccontavano storie accadute o presunte tali.
Le storie vere, tutti
erano in grado di riconoscerle, sgranando ogni tanto gli occhi nella
semioscurità rotta con il tremolare della fiamma da lume ad olio o
candele di cera.
Le fandonie o bugie erano immediatamente apostrofate
con “raccontale a veglia”.
Ma la serata era una
veglia condivisa, serata che si concludeva verso la mezzanotte più per scommessa che
per necessità, producendo spesso una serie di sbadigli nascosti dalla
mani tozze e scure segno di chi aveva lavorato la terra dall'alba al
tramonto.
Uomini e donne che
pensavano a cosa mangiare domani, nel vero senso della parola; spesso
erano erbe bollite trovate nei campi miste con un pugno di pasta
fatta dalle donne di casa, esclusivamente con la farina di quel poco di
grano che avevano coltivato nei loro campi, macinato un sacco per volta perché intero si conservava più
a lungo. Il pane veniva fatto in casa una volta a settimana, oltre ai
pani spesso per la conservazione, si ricavavano mattoncini dal pane
fresco e poi rimesso nel forno, friselle o pane biscottato.
La carne, era presente in
tavola poche volte all'anno; Natale, Pasqua, con carne acquistata dal
macellaio del paese, un'ora di viaggio a dorso di asino, solitamente
si acquistava lesso, (bollito) taglio che era accessibile ai più per
il minor costo.
Per tutti le occasioni di far festa, oltre alle feste comandate, erano oggetto di festa e
aggregazione; la vendemmia, la mietitura, la battitura del grano
nelle aie delle case rurali.
L'aia veniva cosparsa di
sterco di vacche e paglia per rendere l'aia liscia e uniforme,
aspettando che la malta seccasse al sole battente, così indurita
durava per l'intera settimana dopo la battitura. Battitura che veniva
effettuata con i buoi che trainavano solitamente una lastra di tufo sui covoni
sparsi ad arte per sbriciolare le spighe di grano. Con il proseguo
dei lavori, i pulitori (coloro che con la pala di legno tiravano per
aria il grano e peluia e con l'azione del vento il grano veniva
separato dalle impurità), si alternavano gli uomini per la spossatezza del lavoro continuo, e la preoccupazione che il vento terminasse.
Qualcuno si chiederà ma a
quei giorni esistevano già le trebbiatrici, vero ma non esisteva
strada per raggiungere le località di cui parlo e ancora oggi non
esiste, sono raggiungibili a piedi da viottoli mulattieri.
Periodo in cui si mangiava
carne prodotta in proprio, pollo e coniglio solo nelle grandi occasioni, ed il primo giorno di
mietitura veniva staccato l'ottimo prosciutto lasciato lì
appositamente per rifocillare i mietitori e battitori.
Metodo in comune con
vallate e paesi del circondario, in tutte le case vicinie sembrava
una fotocopia di usi e costumi.
Ogni famiglia non era sola a
vendemmiare, i vicini si informavano su come procedere alle
operazioni indispensabili per lo scambio di mano d'opera. Non c'era
bisogno di chiamare, sapevano il giorno dei lavori più faticosi ed
urgenti e spontaneamente si presentavano ad aiutare, il passaparola
era molto efficace; cortesia che veniva poi resa spontaneamente sia
alla mietitura del grano sia alla battitura, sia alla vendemmia passando tutti insieme da una fattoria all'altra.
Non girava moneta ma
scambio di opera e cortesia. Periodo di povertà?
Alcune case rurali erano senza energia
elettrica, senza frigorifero, senza condizionatore, senza
riscaldamento, spesso nelle modeste camere non esisteva solaio, e
d'inverno al risveglio del mattino le coperte del letto venivano
infarinate da neve entrata col vento dalle fessure degli “embrici”
. Nonostante tutto quei giorni poveri ma felici, stracolmi di
umanità, il bisogno era soddisfatto con poco.
Quelle rare volte che
andavi in paese, era facile incontrare alcune personalità
riconosciute e rispettate da tutti. Vedere gli adulti, che salutavano
in segno di rispetto sollevando il cappello,
ed i giovani educati
a dare il buongiorno ai più grandi, l'educazione era impartita a suon di ceffoni e non di parole. Altra sberla che ti
ricordavi per la vita, era data se non rispettavi la tua o il tuo
insegnante oppure non avevi svolto i tuoi compiti, al primo incontro
casuale con uno dei tuoi genitori gli insegnanti, mettevano al
corrente della tua condotta e sapevi cosa ti aspettava al ritorno da scuola.
Le personalità di massima
attenzione erano: il Sindaco, il Parroco, il Dottore, il Farmacista,
il Maresciallo della stazione locale dei carabinieri e gli
insegnanti.
Persone di comprovata
onestà, tenevano a mantenere la dignità e la onorabilità del loro casato, persone che non avrebbero mai tradito la parola data.
Sono passati molti anni, i ricordi da dove è iniziato il nostro cammino, pieno
di difficoltà, spesso affiora , diventa presente, ed è impossibile
non fare confronti con le situazioni attuali.
Abbiamo perduto il senso
della coesione, della spontaneità, delle promesse fatte, dell'umanità in senso lato.
Oggi, tutti hanno lo
smartphone o l'iphone, tra persone dello stesso nucleo, si comunica
con wathsapp, stiamo perdendo l'uso della parola, della condivisione
delle idee, dei sogni, della prospettiva del futuro.
Già, è vero il futuro
stanno facendo di tutto per levarcelo anche dai sogni, per fortuna
nostra e dell'umanità, i sognatori esistono ancora e sono molto
tenaci anche se non esistono più serate di veglia. "Raccontalo a
veglia", ha un diverso significato.
Nessun commento:
Posta un commento