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domenica 17 aprile 2016

L'EUROPA CHE SOGNAVO di Lorenzo Puccinelli Sannini

L'Europa che sognavo
La Comunità economica europea, che era destinata a diventare l'odierna Unione Europea, nacque nel 1957 con il Trattato di Roma. Alla fine degli anni '50 io avevo 17 anni e come molti giovani di allora mi innamorai immediatamente del progetto di una Europa unita. Eravamo in piena "guerra fredda" e l'idea che si potesse creare un terzo blocco di paesi che facesse da cuscinetto fra le due super potenze e garantisse un'epoca di pace, aveva su di noi un fascino irresistibile. 
Sognavo, con il tipico idealismo della gioventù, una Europa che, fondendo i valori storici, etici e culturali di quelle nazioni che avevano creato la civiltà occidentale, sarebbe stata in grado di assumere la guida del mondo intero, moderando l'attrito fra USA e Unione Sovietica e attirando, con il tempo, nella sua orbita i principali paesi del globo. Sognavo un'Europa contraddistinta da un'unica politica estera sorretta da un solo esercito, non creato per fare la guerra ma per garantire con la sua stessa presenza il mantenimento della pace. Sognavo una Unione governata dalle stesse leggi uguali per tutti, ma che allo stesso tempo salvaguardassero il mantenimento delle singole identità nazionali. Sognavo un parlamento sovranazionale che con un'unica ed autorevole voce, assicurasse all'intero continente la difesa dell'ambiente, una imposizione fiscale omogenea ed equa che permettesse la continuazione dello sviluppo (ricordiamo che, specialmente in Italia, eravamo in pieno "miracolo economico"), un welfare, fondato sul lavoro di tutti, che tutelasse il diritto alla salute e a una vecchiaia serena. Sognavo infine una Europa governata da uomini onesti e capaci come Adenauer, Churchill, De Gasperi, Schumann, Spaak, i primi che l'avevano immaginata: un'Unione che avrebbe eliminato la mafia e le altre organizzazioni criminali nazionali ed internazionali e che avrebbe fatto trionfare una giustizia giusta, che avrebbe sviluppato la cultura, la ricerca scientifica, protetto il patrimonio artistico e garantito il bene supremo della libertà. Personalmente poi, non sentivo neanche il bisogno di una moneta unica e dell'abolizione delle frontiere; anzi quando andavo all'estero mi divertivo a calcolare il cambio della lira e a farmi riempire il passaporto di timbri, che mostravo orgogliosamente, a testimonianza dei miei viaggi, a qualche amico invidioso. A quel tempo non possedevo neanche un motorino dove appiccicare quella decalcomania con su scritto EU; mi arrangiai attaccandola al parafango posteriore della bici e portandola orgogliosamente in giro per le vie di Milano.
Ma l'Europa che sognavo era appunto un sogno, un sogno di gioventù. Oggi, che si è realizzata, assomiglia più ad un incubo che a un sogno. Abbiamo l'Europa dell'economia e della finanza, le cui parole d'ordine sono lo spread, il PIL, i derivati. Il comunismo è morto (eccetto che in Italia) e contemporaneamente sono morti quei valori storici, etici e culturali che ci dovevano difendere. La politica estera piange con gli occhi della Mogherini, mentre l'intero continente viene invaso, tra gli applausi della Boldrini e della Kyenge, dalla migrazione musulmana ed il povero Girone invecchia, senza neanche un processo, nella totale indifferenza italiana ed europea. L'Europa, voluta una e indivisibile, si sta spaccando in due: a nord quella ricca, a sud quella povera composta da paesi irrecuperabili, quali il Portogallo, la Spagna, l'Italia e la Grecia, paesi in cui il welfare, i cui obiettivi dovevano essere il lavoro per tutti, la difesa della salute e della terza età, diventa sempre più un miraggio; ma forse questa perdita potrà venire compensata dall'inserimento della Turchia, nazione musulmana governata dal dittatore Erdogan colluso con il Califfato. In questa Europa Adenauer e C. sono stati rimpiazzati dai vari Juncker, Schäuble, Merkel, Holland ecc., mentre in Italia due galantuomini come De Gasperi ed Einaudi sono stati rispettivamente sostituiti da Renzi e Napolitano: sì, avete capito bene, Napolitano presidente emerito ed attivo, non Mattarella presidente di facciata. Infine in questa Europa, la mafia, lungi dall'essere distrutta, ha preso saldamente in mano le redini del potere e, sublimatasi in mafia finanziaria internazionale, pervade tutto e tutti con il suo acido corruttivo, mettendo in serio pericolo il concetto stesso di libertà. 
Oggi che non ho più il conforto delle illusioni della gioventù, mi sento fortemente tentato dalle sirene della sottomissione e penso con Leopardi che sarebbe dolce naufragare in questo mare. Poi però avverto il fetore che sale dalle acque e vengo ripreso dal desiderio di combattere nel tentativo di regalare un sogno anche alle giovani generazioni. La soumission di Houellebecq la lascio alla Boldrini che, avvolta nel burqa, imparerà a gridare: Allah ͧ Akbar !

Lorenzo Puccinelli Sannini
(segretario dell'Associazione cultural-politica "Italia Domani"

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