La Volpe Fortunata
Un'ombra si aggirava furtiva e guardinga nella notte stellata; con lo sguardo sfuggente, controllava che nessuno la seguisse. Era una volpe dal pelo folto e morbido, che trasportava l'unico piccolo rimastole: il lupo aveva scoperto il suo nascondiglio quando lei era a caccia. Ora doveva pensare a fuggire lontano, sperando che nessuno notasse il candore del batuffolo che teneva delicatamente in bocca. Alla luce della luna, il cucciolo dondolante, risplendeva va come un bellissimo diamante. "La chiamerò Fortunata!" Mamma volpe sistemò la sua creaturina nella nuova tana, su soffice paglia e la cucciola le si accoccolò vicino per un lungo sonno ristoratore.
"Mamma, mamma! Anch'io voglio venire a caccia con te!" Erano passate alcune settimane e Fortunata era cresciuta. Ora voleva imitare la madre in ogni cosa. Era una dolcissima volpe dagli occhi furbi ed un delizioso musetto. "Uffa! Mi lasci sempre a casa ed io mi sento sola!" Si lagnava la cucciola. "Vai a giocare con gi altri volpacchiotti." La incitava la mamma. "Non mi trovo bene con loro, mi sento diversa." "Ne abbiamo già parlato molte volte: noi di scendiamo dalle volpi polari..." "Lo so, lo so…." Sospirò stancamente la cucciola tagliando corto il discorso.
"Fortunata non ti lamentare di ciò che non hai, impara ad apprezzare ciò che sei: una volpe sana e soprattutto salva! Quello che a noi sembra il nostro maggior dolore, in realtà è la nostra forza."
Ma Fortunata si allontanò borbottando, non dando peso alle parole della madre. Mentre era estraniata nei suoi pensieri, le si avvicinò uno scoiattolo con una pigna per giocare. La piccola rimase piacevolmente sorpresa e si mise a lanciarla. "Sai che ci sarà un raduno di volpi, giù nella tenuta?" La cucciola si fermò all'istante e lo scoiattolo Momi continuò: "C'è un grosso cartello con disegnato mille volpi, cani ed uomini dai lunghi baffi a cavallo. Basta seguire le frecce, lì potresti incontrare dei nuovi amici!" "Si, è un'ottima idea! E tu verrai con me!" Momi sorrise aggiungendo "Certo, perché no?!"
Appena rientrò mamma volpe, Fortunata le comunicò la sua intenzione di partecipare al raduno. "Mi sembra strano che gli umani organizzino una festa per noi....in genere ci danno la caccia. Mi puzza di imbroglio e di pericolo." "Mamma sarà un'occasione unica!" Le due volpi discussero a lungo; la madre comprendendo la componente emozionale della figlia, alla fine acconsentì; non prima di averle fatto un lungo elenco di raccomandazioni.
"Allora intesi: appena arrivi alla grande tenuta, chiedi ai castori di tamburellare sui tronchi con le code. Io capirò che sei arrivata." Fortunata annuì; era l'alba e la rugiada era ancora fresca. Le volpi solitamente si muovono di notte, ma la volpacchiotta era troppo ansiosa di partire.
"Elio, stai andando a dormire?" Chiese Fortunata al gufo. "Dormire? Io non dormo mai, al limite riposo! E comunque no, ho sentito dire che stai per fare una pazzia."
"Elio stanne fuori, non ti riguarda e non mi fermerai!" Ribatté con decisione la giovane volpe.
"Infatti non sono qui per ostacolarti ma per aiutarti: io andrò in avanscoperta così vi avviserò in caso di pericolo."
Lo scoiattolo e la volpe annuirono ed i tre partirono per il grande viaggio.
Dopo qualche ora, il gufo, dall'alto della sua posizione, avvistò una minaccia: "Presto presto, dovete nascondervi, ho scorto un lupo!".
"E dove potremmo andare, siamo in mezzo ad un campo!"
"Acquattatevi nell'erba alta e non muovetevi, non parlottate, non sospirate, mi raccomando."
Fortunata e Momi si accucciarono, nella speranza di non essere visti.
Ma il lupo, fiutando il loro odore, stava venendo proprio in quella direzione.
Il predatore era sempre più vicino. I due cuccioli tremavano dalla paura; i loro cuori erano accelerati dal terrore. Mancavano pochi metri e poi sarebbe stata la fine!
"Scappate, scappate, via via!!" Urlò Elio. Fortunata scattò ma si ritrovò a faccia a faccia con il la bestia feroce.
Si guardarono un istante e la volpe capì di essere arrivata in fondo al suo viaggio. Non aveva nemmeno raggiunto la meta....Lo guardava dritto negli occhi in attesa del morso; la paura l'aveva paralizzata. Momi le stava dietro tremante.
Passarono i secondi senza che nulla avvenisse.
Allora la volpacchiotta si accorse di quanto fosse impaurito il lupo Yu e del suo sguardo sgomento e dubbioso. La cucciola gli strillò "Buh!" E l'animale corse via come una lepre.
Elio tornò velocissimo, sbattendo le ali mentre asseriva: "Fortunata, con il tuo sguardo magico, hai scacciato il lupo." E Momi: "Sì con la forza dei tuoi occhi lo hai ipnotizzato."
La combriccola rideva a crepapelle, anche per esorcizzare il terrore.
Evidentemente Fortunata doveva aveva una dote nascosta: quella di pietrificare i lupi con la sola forza della vista. Un dono estremamente prezioso e raro.
I tre si misero di nuovo in marcia; ma l'attacco di Yu aveva fatto perdere del tempo prezioso e poi avevano fame, quindi decisero di accamparsi.
Nel pomeriggio videro passare da lontano alcune volpi, dirette al raduno. E poi le videro tornare velocemente indietro verso il loro accampamento.
"Vi sconsigliamo di proseguire: c'è una belva crudele che ha cercato di sbranarci!" Dissero impaurite.
Momi esclamò: "Non vi preoccupate amici, la qui presente giovane volpe ha il potere di immobilizzare tutti i predatori! Seguite Fortunata e giungerete al raduno in sani e salvi." La volpe strizzò l'occhio ai nuovi arrivati e con coraggio e determinazione il gruppo si mise in marcia.
Ben presto, si sparse la voce di una volpe magica che incantava i lupi; infatti dietro a Fortunata, una lunga fila di volpi sfilava nel sottobosco canticchiando allegramente.
Il predatore cercò di nuovo di catturarne una, ma Fortunata le si parò davanti e, questa volta, alla forza del suo sguardo, unì anche un soffio portentoso, mettendo in fuga il lupo. Più volte la belva fece per attaccarle, ma come vedeva Fortunata si bloccava.
La notizia giunse prima del corteo e quando Fortunata arrivò al campus, tutti le vennero incontro festosi.
I castori tamburellarono subito la lieta novella: per quest'anno non ci sarebbe stato alcun pericolo grazie ai poteri subliminali di una splendida volpe bianca.
La sera ci furono molte danze intorno ai falò e le volpi le intonarono alcune canzoni. Al raduno la volpacchiotta incontrò finalmente il suo nonno, la volpe polare Blanco, che come ogni anno raccontava storie di animali antartici e delle loro differenze di colore ma anche le loro uguaglianze di stile di vita.
Fortunata non si era mai sentita così bene in tutta la sua vita! L'alba giunse in fretta e con essa il sonno e la stanchezza. Ma un rischio ben più minaccioso del lupo si stava avvicinando.
Le volpi stavano per andare a riposare quando udirono il sibilo di un lungo corno. I cani presero a latrare ed in lontananza il rumore degli zoccoli si faceva sempre più forte, sempre più minaccioso.
Le volpi terrorizzate presero a fuggire qua e là, senza meta, senza posa. Erano stanche e smarrite.
Anche Fortunata tremava come una foglia e come era successo con il primo lupo, la paura l'aveva paralizzata.
Il suo dono le si era rivoltato contro: ora era lei quella impietrita dal terrore.
In un attimo si vide accerchiata dai cacciatori a cavallo; o no! Questa era di sicuro la fine! Sentì un nitrito fortissimo, avvertì l'abbaiare dei cani, un uomo urlò rabbiosamente. Ancora tremante ma incuriosita, la cucciola aprì gli occhi e notò un fuggi-fuggi generale: i cani impazziti facevano inciampare gli equini, poco più in là un cacciatore a terra dolorante ed i cavalli sulle zampe posteriori agitavano le criniere. In pochi attimi il bosco fu assalito da un silenzio assordante: nella radura era rimasta solo Fortunata ed un destriero. Questi la guardava fissa negli occhi e lei ricambiava con fierezza; no, non avrebbe avuto paura di un cavallo per quanto grosso esso fosse! L'equino sbuffando disse: "Non temere, io non ti farò alcun male: ho disarcionato il mio cavaliere per proteggerti! Io mi chiamo Fly, piacere." "Il mio nome è Fortunata. Per quale ragione lo hai fatto?" Domandò la cucciola titubante. "Ho visto in te…" Ma la volpe mogia lo interruppe asserendo: "Lo so, lo so: hai visto il mio pelo." "Cosa ha il tuo pelo che non va? Non mi sembra sciupato, anzi è bello e folto." "Non fare il finto tonto con me! In molti mi evitano perché ho un colore insolito e ne sono spaventati: la diversità imbarazza, crea disagio." "Ihihihi!" Rise forte il cavallo per poi riprendere: "Io non distinguo i colori, per me il mondo è tutto in bianco e nero. Mi piacerebbe vedere come gli altri animali, purtroppo per me non è possibile. E coloro che percepiscono bene con la vista, non capiscono quanto siano favoriti dalla sorte. Loro non apprezzano ciò che hanno dandolo per scontato." Fortunata era rimasta senza parole, non aveva mai pensato ad un mondo senza acromatico: niente cielo azzurro, né erba verde smeraldo o i dolci toni del marrone dei tronchi. No un mondo senza colori non le sarebbe affatto piaciuto. Subito le si affacciò alla mente una domanda: "Perché?" "Non conosco il motivo per il quale io veda bicromatico, ma so di avere un valore aggiunto! Invece alcuni veterinari sostengono che sia un difetto di nascita." "Ma tu non sembri diverso dagli altri cavalli; non hai niente di particolare." "Però lo sono e nonostante io abbia una difficoltà, mi sento bene lo stesso. Sinceramente ho smesso di chiedermi perché sia capitato proprio a me! Era una domanda alla quale non sapevo dare risposta e più me la ripetevo più mi assillava. Ero come un disco rotto. Ma poi ho capito che ci sono cose più importanti dei toni: non sono poi così fondamentali. Ho guardato dentro di me e, non essendo distratto dai colori, mi sono reso conto che sono abilissimo a vedere nei cuori degli altri. E nel tuo ho visto molto forza. So riconoscere un cuore puro quando lo incontro; questo è il motivo per cui ho sbalzato dalla sella il cacciatore! Quello che consideriamo il nostro più grande svantaggio è invece la spinta a migliorare, ricordalo sempre. Pensa a quante belle anime mi sarei perso, se non fossi stato un cavallo particolare. Tu sei una preziosa rarità, in questo mondo di fatto di corse frenetiche e fuochi fatui." Fortunata aveva gli occhi lucidi per la commozione, nessuno le aveva mai lei con tanta sincerità e soprattutto nessuno aveva mai tradotto i suoi pensieri in parole. Il cavallo non aveva negato la propria diversità, ma l'aveva invece valorizzata. Solo ora riusciva a comprendere a fondo ciò che sua madre le ripeteva quando era giù. Ed ebbe un flash che le illuminò la coscienza: "Ora capisco perché il lupo si è fermato vedendomi: quello sciocco, grazie al mio pelo candido, ha creduto che fossi velenosa." La piccola rifletteva a voce alta: "Ed è per questo motivo che da neonata sono stata risparmiata!" Il cavallo la interruppe: "Hemm, non riesco a seguire il tuo ragionamento." "Mi spiego meglio: i miei fratelli, appena nati, vennero divorati da una bestia, fu risparmiato soltanto un cucciolo: io. Ho sempre creduto che fosse avvenuto per caso, ma mi sbagliavo: il predatore vedendomi diversa aveva pensato che fossi velenosa. Mia madre aveva capito!!! Tanto che mi chiamò Fortunata, ma non perché fossi l'unica sopravvissuta bensì per il bianco del mio pelo. Se oggi, come allora sono viva, lo devo solo al mio pelo latteo, che tanto ho odiato in passato." La volpacchiotta era raggiante dalla gioia, era veramente fortunata ad avere il pelo bianco, e non se ne sarebbe mai più vergognata. Il candore non le avrebbe più creato imbarazzo, non si sarebbe più sentita da meno, o inadeguata, bensì ne avrebbe esaltato la purezza, come quella del suo cuore!
FINE
Chiara Franceschini
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