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BORGO A MOZZANO - Piano di Gioviano, SP2 Lodovica.

LETTORI SINGOLI

venerdì 25 dicembre 2015

LA STORIA DI VIGGIANELLO (PZ) raccolta da varie fonti, da Andreotti Roberto.

VIGGIANELLO (PZ) Foto tratta dal gruppo fb.
 Andreotti Roberto.
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LA STORIA:

I primi documenti tramandati nel tempo parlano di un Castrum Byanelli, presidio romano sulla via Popilia. Il nome, secondo alcune fonti deriva infatti dal possessivo gentilizio romano Vibianus, diminutivo di Vibius. Mentre secondo una leggenda barbarica, si racconta che una regina barbara di passaggio sulle sponde del Mercure, intenta a dissetarsi alle fonti del fiume, fece cadere l'anello nuziale in acqua. Ordinò così ai suoi fedeli di setacciare in ogni dove il fondo del fiume e quando uno di questi intravede l'anello rispecchiarsi tra le acque, non può che esplodere in un urlo incontenibile di gioia: "Vidi anello", regina! E la regina poté riprendere felice il cammino non prima di aver battezzato quel luogo in "Vidianello". Antica via Popilia Nella "Bolla di Alfano", arcivescovo di Salerno, del 1079 si trova per la prima volta il toponimo Vineanellum. Dalla stessa si apprende anche che Viggianello faceva parte della Diocesi di Policastro, oggi Policastro Bussentino (frazione di Santa Marina). Il toponimo Vinea-nellum starebbe ad indicare la particolare dedizione del terreno agricolo viggianellese caratterizzato, all'epoca, dalla mancanza di vigne. Un documento greco del 1132 riporta il toponimo Bigianitu. Dal registro della cancelleria angioina (anni 1278 - 79) è riportato il toponimo Byanelli. Ma già in tempi di dominazione aragonese, documenti del 1483 e del 1494 riportano il nome Viggianello. Dal XII al XV secolo si può così ricostruire la trasformazione graduale del nome, secondo questa probabile successione: Byanellum, Byanelli, "Vincianelli", "Vingianello", "Viggianello". Un'ulteriore ipotesi è che il nome potrebbe derivare da un legno speciale della zona che serviva per produrre armi da guerra, il Vincaliellum. Le origini del paese sono poco chiare. Fonti parlano di primi insediamenti di monaci basiliani risalenti al X secolo: l'Eparchia monastica del Mercurion vi promosse un incisivo processo di antropizzazione ed evangelizzazione le cui testimonianze - cappelle ipogee e laure eremitiche - sono tuttora presenti sul territorio comunale. Ma l'origine storica è sicuramente da ricercare nei secoli precedenti. Altre fonti, infatti, assicurano che sia stato fondato da profughi achei in conseguenza della distruzione di Sibario ai torbidi della seconda guerra punica divenendo, secondo Tito Livio, roccaforte romana sulla via Popilia. Questa è una ricostruzione storica avallata dalla presenza su tutta l'area agricola della "Spidarea" e della Serra di ritrovamenti di insediamenti abitativi di piccola-media dimensione. In particolare, nella località "Spidarea" sono venuti alla luce numerosi reperti di superficie (frammenti di vasi a figure rosse, monete, armi, fondamenti e lastricati di abitazioni). Da dicerie locali risulta essere quello il luogo in cui sorgeva in passato il "paese" distrutto da un "diluvio". Anche la Geografia di Tolomeo riporta un insediamento preromano nel territorio viggianellese di probabile origine greco-achea. La presenza umana sul territorio si consolida con l'arrivo dei Romani. I nuovi conquistatori realizzarono sul colle dell'attuale Viggianello, proprio dove più tardi sarà edificato il castello, un castrum con funzione di contenimento e sbarramento delle popolazioni lucane che si apprestavano a conquistare l'area. I Lucani, giunti dal Sannio, approdarono presto anche nella Valle del Mercure mettendo in crisi che in quei luoghi si era accasato. Ai Romani subentrarono i Longobardi ed i Bizantini. Il colle viggianellese da sede di castrum diventa kastrion, ovvero luogo fortificato abitato da agricoltori. Avanzi del kastrion bizantino si notano nel rione Cella e Ravita. La presenza bizantina è attestata anche da numerose laure eremitiche abitate dai monaci basiliani e da numerosi ruderi di antiche chiese e conventi. Ai bizantini succedettero i Saraceni di Hel-Assan che si insediarono nell'attuale rione Ravita (il toponimo Ravita è presente anche a Lauria, Tricarico, Tursi e Nocara, era il quartiere dei Saraceni ed ha il significato di "borgo"). I Saraceni costrinsero i monaci eremiti a spostarsi dal Mercurion al Latinianon usando i percorsi greco-romani che dalla Valle del Mercure conducevano alla Valle del Sinni passando ai piedi del colle viggianellese lungo la collina della Serra. Con i Normanni comincia a consolidarsi l'insediamento sulla collina di Viggianello grazie alla creazione della roccaforte con torre quadrata (tipica dell'architettura normanna) e della chiesa del castello dedicata a San Nicola (di cui restano oggi solo pochi ruderi). Viggianello rientra nei possedimenti della principessa Mabilia, figlia di Roberto il Guiscardo e moglie di Guglielmo di Grundmesnil, per poi passare alla famiglia feudale Chiaromonte che teneva nel feudo pedemontano suoi vassalli e soldati. uccessivamente Carlo d'Angiò donò il Castrum Byanelli a Goffredo Sarzin, suo cancelliere e ciambellano. Da Sarzin passò alla figlia Isabella di cui questa fu, però, presto privata. Nuovo feudatario di Viggianello diventò Roberto de Altricia (Roberto Autriasche). In età angioina Viggianello divenne luogo di asilo degli abitanti della Valle dell'alto Mercure. Gli Svevi consolidarono la roccaforte che assunse le sembianze dei tipici manieri federiciani. Nel castello di Viggianello dimorò anche l'imperatore Federico II. Dal XV secolo Viggianello è feudo della nobile famiglia dei Sanseverino, principi di Bisignano (Antonio, Giacomo, Bernardino, Luigi, PietroAntonio, Aurelia, Violante) per poi passare in mano ai Della Ratta, famiglia feudale originaria di Barcellona. Con gli Aragonesi inizia una fase negativa per il centro lucano, infeudato alla famiglia Bozzuto, la più avida del casato aragonese. Nel XV secolo la fortezza di Viggianello fu espugnata dal Gran Capitano Consalvo de Cordoba e riannessa ai possedimenti che la monarchia di Spagna vantava in Italia. Il centro storico è costellato da numerosi nuclei abitati di diverse dimensioni, una tipologia di insediamento anomala, che caratterizza ancor oggi questo territorio, peraltro storicamente sempre documentata, come attestano alcune carte del 1797. Durante il breve governo della Repubblica Partenopea del 1799, quando il comune era menzionato col nome di Aviglionello, rientrò nell'ordinamento amministrativo del dipartimento del Crati e, a livello più strettamente locale, del cantone di Lauria[4]. La dinastia borbonica del Regno di Napoli, ritornata al potere, cadde nuovamente pochi anni dopo e Viggianello si organizzò in comune nel 1808 secondo i nuovi emendamenti francesi; partecipò, poi, attivamente alle fasi dell'unità d'Italia. In particolare queste terre furono teatro di scontro fra briganti ed esercito piemontese: l'oralità conserva ancora gesta ed aneddoti di uccisioni, razzie, battaglie e imboscate.
VIGGIANELLO:
Il paese è abbarbicato con le case disposte a gradinate sul verde declivio del monte Serra, dominata dai resti del Castello feudale Viggianello sarebbe stato fondata, come rifugio di profughi, dopo la distruzione di Sibari o durante la seconda guerra punica nel III secolo a.C. Questa ipotesi troverebbe la giustificazione nell'appellativo latino di Castrum Byanelli, luogo fortificato in cui si riunivano gli abitanti del circondario per difendersi dai nemici. Nel IX-X secolo, durante la dominazione longobarda, presero dimora a Viggianello i monaci basiliani, provenienti dall'oriente, che fondarono una comunità monastica. Prima di edificare i monasteri i monaci abitarono in Basilicata in piccole grotte, scavate da loro stessi, nella roccia. Tra queste grotte, che chiamarono "laure", v'era quella della "Sacra Cripta", nella quale si riunivano per le funzioni religiose. La cripta era sempre affrescata da loro stessi con immagini di santi. Ancora oggi, anche sul territorio di Viggianello, si trovano resti di grotte e di cappelle basiliane. Nell'XI e XII secolo fu una roccaforte dei Normanni e degli Svevi. Tra i primi feudatari, che dominarono il paese, è ricordato Goffredo di Sarzin uno dei personaggi più nobili e più importanti venuti in Italia col re Carlo D'Angiò che, stando sempre vicino al re, visse molto poco a Viggianello, disinteressandosi dei problemi degli abitanti di questo territorio. Viggianello, feudo dei Bozzuti nell'età aragonese, passò poi ai principi Sanseverino i quali costruirono il castello e tennero il dominio di questo feudo sino all'emanazione della legge (25 aprile 1799) che aboliva l'eversione feudale. Viggianello si organizzò in Comune nel 1806 sotto il regime di G. Bonaparte e durante il brigantaggio fu teatro di rapine e delitti. Il nome di questo centro è così maturato nel corso dei secoli: Byanellum, Byanello, Vincianello, Vingianello e attualmente Viggianello. Viggianello è un paese caratteristico perché formato da numerose frazioni sparse per il territorio, fra cui la più estesa è Pedali. Solo il 15% della popolazione risiede nel centro del paese. Girando per le strade strette e le piazzette a gradoni si incontra la Chiesa Madre dedicata a Santa Caterina Vergine e Martire, costruita in stile gotico dal 1632 al 1656. Subì gravi danni durante i vari terremoti succedutisi. Anche in questo periodo è in fase di restauro. Spicca sulla facciata principale l'originale portale in pietra avente la forma di un tempietto greco. Si notano due colonne con capitelli di stile dorico che reggono l'architrave e il fregio suddiviso in metope e triglifi, terminante con il timpano forse anticamente decorato da affreschi riguardanti Santa Caterina. Originariamente vi era un altro ingresso sulla sinistra della facciata, ma fu chiuso per la costruzione del campanile nel 1708 dopo l'evento sismico che cambiò l'aspetto primitivo della facciata. La pianta della chiesa è a croce latina, a tre navate, divisa da due file di pilastri con cinque archi a tutto sesto. La navata centrale è più larga e più alta delle altre ed è coperta da una volta a botte decorata da affreschi e decorazioni in stucco, che raffigurano il martirio di santa Caterina, opera del pittore salernitano Alfonso Metallo (anno 1929). Le navate laterali hanno la volta a crociera e sono decorate con stucchi e pitture.Nel presbiterio, chiuso da una balaustra in marmo policromo, si nota l'altare maggiore , elevato su quattro gradini ed anch'esso in marmo policromo a tarsia, con decorazioni tipiche dell'arte barocca. La chiesa conserva le statue lignee della Madonna dell'Alto, di Santa Lucia, di Sant'Antonio e la tela dipinta a olio delle Anime del Purgatorio. Particolare attenzione merita il trittico di pittura e scultura. Domina al centro la scultura lignea del Cristo in Croce. Ai lati di Gesù due tele dipinte ad olio, probabilmente dello stesso artista, fanno da sfondo: a destra la Vergine addolorata che guarda suo Figlio e a sinistra la Maddalena con una viva espressione d'aggressività. In quest'opera gli stupendi contrasti di colori e la purezza delle linee danno una potente vitalità alle figure e grande equilibrio a tutta l'opera. È visibile ancora nell'interno: un coro ligneo e il pulpito in marmo che poggia su due colonne e sul portale della chiesa un organo a canne, sormontato da due angeli con la tromba. Sul frontespizio si legge: "Tommaso Alvano e Pasquale figlio, costruttori, A. D. 1882", che avrebbe bisogno di restauro. Appena si entra, a sinistra, si trova il fonte battesimale in un solo pezzo di alabastro risalente al XVI secolo: ha base esagonale e termina verso l'alto a forma di cono. Le facciate sono decorate con bassorilievi di putti e motivi floreali finemente scolpiti. La Cappella di Santa Maria dell'Assunta, fu edificata nel 1595 dai principi Sanseverino ed era punto d'unione tra il borgo e il castello. La facciata è a forma di capanna e mostra un timpano sorretto da due lesene che hanno solo funzione decorativa; al di sopra del portone di ingresso, di stile romanico, si notano un piccolo rosone e su di esso una finestrella. Nell'interno conserva un'acquasantiera in pietra locale, varie tele del XVI-XVII-XVIII secolo. L'altare maggiore in legno intagliato è ricco di colonnine, intarsi e cornici. Una nicchia, posta sopra l'altare, custodisce la statua in legno dell'Assunta. Nella piazzetta dell'Assunta si nota il portale in pietra del Palazzo Caporale del XVIII secolo, oggi museo privato con affreschi di scuola napoletana, arredi d'epoca, armi antiche, libri. Da vedere anche il settecentesco Palazzo Mastropaolo con portone in legno scolpito e dipinto. La Cappella della Santissima Trinità , edifici di stile bizantino in precarie condizioni statiche, faceva parte di un complesso monastico. "Fabbricata extra moenia (…) per la devozione di molte persone di Viggianello" nel 1582, conteneva numerose pitture ed affreschi di buona fattura d'ignoti pittori locali raffiguranti scene bibliche, tra cui la Creazione. Queste opere sono andate quasi in rovina: ne sono rimasti solo alcuni pezzi. La cappella è caratterizzata da una cupola emisferica che si sviluppa con una serie di cerchi concentrici, avvolta da anelli di tegole a rastremazioni successive. L'ambiente sottostante alla cupola è a pianta quadrata e conserva ancora una parte dell'altare. È difficile entrare nella cappella perché circondata da rovi ed arbusti. Attenzione merita la Cappella di San Sebastiano . La costruzione risalirebbe al XV-XVI secolo, ma la ristrutturazione è del 1841. Di fronte alla chiesa si erge il Calvario. Si tratta di una costruzione in pietra, alta tre metri e costituita da una base, da una colonna e da un capitello. Edificata su tre gradini, ha sulla base un bassorilievo, raffigurante un ramo di ulivo su cui è incisa la data del 1611. La colonna è un cilindro che termina con capitello di stile corinzio sul quale poggia una croce con le estremità arrotondate. Al centro di essa è scolpito a bassorilievo un Crocifisso. Sulla colonna sono riprodotti anche alcuni simboli della Crocifissione: la scala, la tenaglia, il martello, i chiodi, la freccia e la corona di spine.
PEDALI:
A Pedali è da visitare la Chiesa Parrocchiale intitolata alla Beata Vergine del Carmelo . Fu costruita nella metà dell'Ottocento. Ubicata nella piazza centrale, è a pianta rettangolare. A destra della facciata, attaccato alla chiesa c'è il campanile costruito, in un periodo successivo alla chiesa, a quattro piani con alcune monofore e l'orologio. L'interno è a navata unica. L'altare maggiore si trova sotto l'arco trionfale ed è formato da un'unica base di marmo che regge un piano rettangolare. Conserva le statue lignee: la Madonna del Carmine, San Francesco, Santa Lucia. Da visitare ancora, in località Pantana, la Cappella di Sant'Antonio al Convento (1656). L'edificio è a pianta rettangolare, col soffitto ligneo, ma la struttura fa capire che anticamente era coperto da una volta a botte. Nel centro storico si possono osservare il Castello feudale e i suoi ruderi.
DAL SITO DEL COMUNE:
VIGGIANELLO è un antico comune di 3.262 abitanti della provincia di Potenza, ai piedi del massiccio del Pollino, nella Valle del Mercure. Nel suo territorio ha origine il fiume Mercure–Lao. Si trova a 549 metri sul livello del mare. Ha una superficie di 119 Kmq e una densità di 29 abitanti/Kmq.
http://www.comune.viggianello.pz.it/viggianello/home.jsp

VIDEO DI VIGGIANELLO:
https://m.youtube.com/#/watch?v=H-eIJoSogcY
LUOGHI E MONUMENTI:
Le chiese ed i monasteri:
Oltre alle numerose chiesette di campagna edificate in epoca bizantina nei diversi villaggi agricoli, si può affermare che la più antica chiesa di Viggianello, era collocata nei pressi del castello, di origine bizantina o normanna. Era dedicata a San Nicola e da qualche decennio è in rovina. Conserva tracce degli antichi affreschi.
La cappella di San Sebastiano, di origine bizantina e ristrutturata nel XV secolo ospita una preziosa statua lignea dedicata al Beato Stefano Seno. Nei pressi si trova il Calvario, opera in pietra locale, del 1611. La cappella della Santissima Trinità conserva una cupola tipica dell'architettura bizantina-basiliana. Divenne confraternita e sede di ospedale nel XV secolo. Ancora conserva tracce di affreschi.
La Chiesa di san Francesco da Paola è l'unica che ancora conserva la sua esposizione est-ovest presente in tutte le chiese bizantine.
La chiesa madre di Santa Caterina d'Alessandria anch'essa di origine bizantina ma ampliata o, probabilmente, ricostruita ex novo sotto la baronia dei Bozzuto (1634). Conserva numerose opere (tele del Seicento e Settecento, fonte battesimale in alabastro del Cinquecento, altare in marmo da attribuire allo scultore Palmieri del XVIII secolo, acquasantiere in marmo bianco del XIX secolo, un ciclo di affreschi di Alfonso Metallo, uno organo a canne del 1880, un coro ligneo del Seicento, una Madonna in pietra del Cinquecento, la statua della Santa patrona in legno di epoca rinascimentale o precedente), una reliquia della santa di Alessandria e una cripta dove si trovano, tra le tante sepolture, tre preti mummificati seduti su una panca e ricoperti di paramenti sacri d'oro.
Il convento di Sant'Antonio in località "Pantana" del XVI secolo costruito dai padri di Collereto su autorizzazione del barone di Viggianello Giovanni Giacomo Sanseverino, conte della Saponara. Rifatto nel XVII secolo.Conserva una bellissima scultura in marmo bianco della madonna con bambino, realizzata dal Bernini [senza fonte] , sul cui basamento si trovano incise le parole Virgine deipara patrona V.lli ovvero "Vergine madre di Dio patrona di Viggianello".
La chiesa di Santa Maria della Grotta con portale in pietra bianca del Rinascimento. La cappella dell'Assunta voluta dai principi Sanseverino nel XV secolo che conservava fino a qualche anno fa l'originale pavimento in cotto del Cinquecento. Nel territorio sono sparsi ruderi di monasteri basiliani, distrutti dall'esercito e dalle leggi di Napoleone, ancora non identificati con precisione. In particolare, il Pedio conferma la presenza nel territorio viggianellese del monastero di San Pasquale; mentre si pensa alla presenza di un monastero basiliano fortificato nel luogo dove, poi, i normanni costruirono il castello.
Infine, in località "Zarafa" ancora si conservano i ruderi dell'abbazia di Santa Maria del Soccorso che ebbe grande importanza nel corso del XVIII secolo.
Il Castello:
Nel punto più alto dell'abitato di Viggianello sorge il Castello. Il primo insediamento fortificato risale al periodo romano con la costruzione di un castrum a controllo della valle sottostante e delle numerose arterie viarie che si incrociavano sul colle Serra e già utilizzate dagli achei. In seguito i bizantini ne fecero il centro amministrativo del kastrion che inglobava, entro solide mura, anche il borgo agricolo che si sviluppò tra i rioni "Cella" e "Ravita".
I normanni costruirono la solida torre a base quadrata e ripristinarono le mura di cinta del borgo di cui restano poche e sporadiche tracce. Gli Svevi ampliarono la struttura e l'abbellirono dei fregi tipici dell'arte federiciana. Nelle sue stanze per ben due volte soggiornò l'imperatore di Svevia Federico II nel XIII secolo. Sede di feudatario in età angioina ed aragonese, il mastio assunse notevoli dimensioni e divenne il centro militare ed amministrativo di un vasto territorio. Fu espugnato nel XV secolo da Consalvo de Cordoba. Nel XVI secolo i principi Sanseverino trasformarono la fortezza in palazzo, cessate ormai le esigenze di difesa.
Si conserva l'antica cisterna ma non si hanno tracce del più volte citato passaggio segreto che attraverso le viscere del paese conduceva nel canale "Carella", permettendo ai castellani di mettersi in salvo nel caso in cui il castello venisse espugnato. Entro le mura del castello si rifugiò il generale francese Grasson con la sua guarnigione nel 1806 inseguito dal brigante locale Muscariello a capo di una folta banda di filo-borbonici.
APPROFONDIMENTI:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Viggianello_(Italia)

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