Da
qualche mese il comune di Piteglio,ha lanciato il cosiddetto”progetto
bosco” che ha sollevato prima il mio interesse,poi i miei dubbi e
infine le mie preoccupazioni.
Il
progetto si propone di:”creare le
condizioni affinché sui nostri territori si determinino le
condizioni per una gestione razionale ed economicamente vantaggiosa
degli innumerevoli appezzamenti di bosco presenti sulla Montagna.”e
fin qui nulla da dire,penso che il proposito sia giusto e anzi
qualcosa del genere và attuato.Anche la parte che dice:”Ci
sono migliaia di piccoli proprietari che spesso, presi singolarmente,
non riescono a garantire una gestione sistematica delle loro
proprietà. Questo per i motivi più disparati (scarsa
infrastrutturazione dei boschi, vincoli di tipo normattivo, bassa
capacità operativa) ma, non ultimo, per il fatto che ciò non è
finanziariamente sostenibile.
Da
questi limiti oggettivi nasce l'idea di una gestione coordinata di
ampie porzioni di territorio boschivo. L'obiettivo è quello di
garantire al proprietario un reddito proporzionale al valore del bene
e alle imprese una massa produttiva in grado di assicurare utili e
sostenibilità degli investimenti necessari. Tutto ciò, con un
meccanismo semplice e senza spese per i proprietari.”bellissimo
nella sua demagogicità,perchè qui cominciano le prime magagne.
Infatti
per ora il tutto pare campato in aria,in
quanto manca una previsione di quanto un terreno effettivamente
renderà al proprietario.I burocrati mi diranno che è impossibile
farla prima,certo perché sono tali e più di questo non possono
rispondere.Nelle aziende(ma anche un semplice muratore per
esempio),si devono
fare questo tipo di preventivi,altrimenti il cliente non ci pensa
neanche lontanamente a mettersi con”dilettanti del genere”.
Oltra
al”quanto”si guadagna,manca per”quanto”tempo i boschi
sarebbero a disposizione dell'ente.Senza contare che non è chiaro se
la gestione riguarderebbe solo la legna o anche tutto il
sottobosco(ad esempio i funghi).
Ma
questo in verità non è importante,perchè se è come
sospetto,l'azione principale è
costruire le centrali a bionassa,unica
cosa”concreta”ad oggi del progetto bosco.
Allora
iniziamo ponendo una domanda,l’energia
prodotta da impianti a biomassa o biogas possiamo definirla energia
da fonte rinnovabile?No
perchè
si
può parlare di fonti rinnovabili solo se ne
usufruisce nel
territorio di origine e se
si ripristina nel tempo di utilizzo quanto consumato.
Tutto
questo avviene per l’energia solare, eolica e idrica, ma non si
applica totalmente alle biomasse intese come materiale prodotto da
piante e destinato alla combustione.
Di
centrali a biomasse ne esistono di tre tipi:
a)
a biomasse solide (legno, cippato, paglia, ecc.), sono impianti
tradizionali con forno di combustione della biomassa solida, caldaia
che alimenta una turbina a vapore accoppiata ad un generatore.Che è
poi quelle che vorrebbero sviluppare sulla nostra montagna.
b)
a biomasse liquide (oli vari: palma, girasole, soia,ecc.); sono
impianti, alimentati da biomasse liquide (oli vegetali, biodiesel),
costituiti da motori accoppiati a generatori (gruppi elettrogeni).
c)
a biogas ottenuto da digestione anaerobica (utilizzando vari
substrati: letame, residui organici, mais o altro). Da tener presente
che una centrale a biogas con
colture
dedicate può ricorrere legalmente anche alla Forsu (frazione
organica rifiuti solidi urbani) in base al DL n°387 del 29/12/2003 e
alla sentenza del Consiglio di Stato Sez. V n °5333 del 29/07/2004
Parliamo
ora un po' più approfonditamente delle prime,le centrali a biomassa
solide(legna e derivati, olii vegetali,sansa, mais, ecc).
Riassumiamo
qui di seguito alcuni PRINCIPI INDISCUTIBILI che si basano su
autorevoli studi scientifici internazionali (francesi e soprattutto
svedesi) e sulle ricerche condotte in Italia .
1.
le centrali a biomasse a combustione diretta hanno bassa efficienza
energetica e inquinano circa 30 volte più di quelle a metano e il
doppio perfino rispetto alle centrali a carbone causando un netto
peggioramento della qualità dell’aria, del suolo e dell’intero
habitat circostante.
2.
la combustione delle biomasse sviluppa inevitabilmente e in grandi
quantità numerosi inquinanti (polveri sottili e ultrasottili, ossidi
di azoto e di carbonio, furani, metalli pesanti, ozono, ecc) tra i
quali 4 sicuri cancerogeni: benzene, formaldeide,
diossine
e idrocarburi policiclici aromatici. La pericolosità di questi
composti non è dovuta solo alla loro concentrazione nell’aria
inalata ma anche alla loro deposizione sul suolo ed all’accumulo
crescente nella catena alimentare con effetti negativi sulla salute
umana.
3.
un ulteriore elemento di inquinamento è rappresentato dal trasporto
in quanto nella maggioranza dei casi le biomasse da bruciare
provengono da molto lontano se non addirittura dall’estero (Africa,
Asia) come nel caso dell’olio di palma dall’Indonesia. In questo
caso le conseguenze negative derivano anche dalla deforestazione in
atto in quelle zone per sostituire le piantagioni tradizionali con
quelle da esportazione sottraendo così ossigeno all’intero
pianeta.
4.
c’è infine il problema delle CENERI prodotte dalla combustione
delle biomasse che sono a tutti gli effetti un rifiuto tossico che va
trattato come tale con tutte
le
controindicazioni del caso incluso il surplus di inquinamento
derivante dal trasporto.
Ma
alla luce di questi problemi,perchè costruire queste centrali?perchè
ervono agli imprenditori che realizzano l’opera, per
beneficiare di generosi incentivi statali ed europei previsti per le
“fonti rinnovabili”;qui corre un brivido se si pensa al
parallelismo,con quanto avvenuto con la costruzione dei 4 nuovi
ospedali in Toscana,stesso spartito con strumenti diversi. Senza
questi incentivi verrebbe meno la ragione economica principale di
questa attività. In ogni caso è possibile ritenere che la
generalizzata propensione alle centrali a biomassa e biogas rientra
anche in una più generale prospettiva di riutilizzo di queste
centrali per il trattamento di rifiuti. Infatti, la frazione organica
dei rifiuti solidi urbani (Forsu) è equiparata alle biomasse con
decreto ministeriale. Facile prevedere che una volta costruite queste
centrali, invece di essere alimentate con biomasse agricole, di cui
l’Italia non dispone e che hanno un costo sempre maggiore, potranno
essere alimentate con Forsu, il cui costo di smaltimento è già una
prima fonte di redditività. Il conferimento della Forsu vale da 80 a
110 €/t, il verde circa 60 €/t e i fanghi da depurazione circa 90
€/t.
Praticamente
riassumendole sono le seguenti:
-
che in un primo tempo usando i finanziamenti statali ed europei si costruiscano parecchie piccole centrali a biomassa(cippato).Le dimensioni piccole garantiscano di poter bypassare parecchie autorizzazioni.
-
Si finirà il materiale alla svelta, anche avendo a disposizione tutti i boschi della montagna,ci vuol poco,specie se viene fatto un taglio indiscriminato senza un piano di riforestazione,che mi sembra manchi.
-
A quel punto si utilizzeranno le centrali a biomassa costruite come termovalorizzatori,ovvero per bruciare a rifiuti
Il
tutto proponendo alla popolazione come”inevitabile soluzione”per
pagare debiti e/o stipendi di chi ci lavorerà.La sensazione che la
fregatura sia alta,mi nasce anche perché ho visto che come”Supporto
tecnico alle misure di finanziamento comunitario”per
la provincia,è
apparso Moreno Seghi(che ultimamente è un po' dappertutto.Per
mitigare i miei sospetti di recente con la stessa mansione,ma per
UNCEM appare Aldo Morelli...siamo a posto abbiamo un duo stile Gatto
e la Volpe,che se volevano fare del bene alla comunità,dovevano
smettere di fare politica prima di entrarci.
Se
i promotori del progetto bosco vogliono zittire un”gufo”come
me,per iniziare mi devono presentare il progetto di sviluppo
finanziario,per vedere se il tutto si regge senza finanziamenti
esterni,e darmi garanzie che le centrali a biomassa costruite in
montagna non
saranno mai utilizzate per bruciare rifiuti né ora né in futuro.Per
questo il”progetto Bosco”specie nelle mani del PD troverà sempre
in me un nemico.
Distinti
saluti
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