LE ORIGINI:
IN BREVE:
Di origini antichissime ritrova le sue radici nell'epoca pre-romana. Dal 1644, insieme ad altri casali di Cosenza, fu feudo del Granducato di Toscana fino al 1647 anno della rivolta di Celico. Il 3 giugno del 1745, Carlo III, figlio di Filippo V, concesse a Rogliano il titolo di città con la possibilità di fregiarsi di tale definizione.
LA STORIA:
Le sue origini, come quelle di molti altri paesi della regione, si perdono nella notte dei tempi. Persino la sua etimologia è discussa e controversa. Opinione comune a molti storici è quella di includere Rogliano tra i 'Casali del Manco' - ossia di far risalire all'epoca di formazione di questi, la fondazione della città. I 'Casali del Manco', ricordiamo, sono i centri abitati della pre-sila fondati dai cosentini scampati all'eccidio dei saraceni nel 975 d.C. che non fecero atto di sottomissione al potere feudale. C'è chi afferma, però, che Rogliano, presente già da tempi remoti, subì nel periodo saraceno solo una ri-popolazione. Secondo la leggenda, infatti, " … Rogliano, al tempo degli Ausoni, si chiamava Città di Sabasio, edificata da Sabasio, figlio di Cur, che diede il nome di Sabasio al fiume Savuto, presso le cui acque era edificata. Più tardi, Enotrio, ex re di Arcadia, da questa scacciato, approdato al Golfo di Squillace e risalito per il corso del fiume, arrivato al luogo ora detto <Tavolaria>, imbattutosi col nemico, usò lo stratagemma di invitarlo a tavola, quindi, nel colmo delle gozzoviglie, lo fece a pezzi …". Da allora, quel luogo si chiama <Tavolaria>, nome derivante, forse, da <Tabula Ria>, cioè <pranzo perverso>. Per altri, invece, il toponimo <Tavolaria> potrebbe essere collegato ad una possibile <via delle tavole>, nel senso che, lo stesso fiume, da tempi remoti fungeva da supporto al trasporto del legname proveniente dall'altopiano silano sino alla costa tirrenica, soprattutto per la costruzione delle navi. In ogni caso "… Enotrio risalì la montagna ed in un luogo elevato, alle falde del monte Santa Croce, edificò la nuova città chiamata Rublanum, cioè la rosseggiante, per un pezzo di marmo rosso innalzato nel mezzo di antico bosco dagli Enotri, come idolo alla dea Diana: ciò avvenne nell'anno 2825 Periodica Giuliana…".
Nel 1181 il paese fu distrutto da un terrificante terremoto e fu ricostruito nell'attuale sito, in precedenza si trovava più a valle, nell'attuale area di San Nicola. La prima testimonianza di vita amministrativa roglianese risale al 1443, quando è descritto come una delle ventuno baglive di Cosenza, includendo i casali di Criti, Casale Grande e Le Marche, con una popolazione di 367 fuochi (famiglie). Nel 1519 vi nacque il Beato Bernardo da Rogliano, al secolo Leonardo Milizia, fondatore del Monastero di Colloreto. Il 27 marzo 1638 Rogliano fu raso al suolo dal grande terremoto della domenica della Palme del 1638, che provocò nella sola Rogliano, 1208 vittime. A seguito del sisma del 1638, Rogliano assumerà la nota conformazione a ferro di cavallo sviluppandosi sui cinque colli sovrastanti la conca: Monte Santa Croce, Serra, Spani, Donnanni e Cuti. Nel XVI secolo e nei secoli successivi, si sviluppò nell'area roglianese, la famosa scuola degli scalpellini e degli intagliatori di Rogliano, da cui discenderanno in seguito altre note scuole della Calabria. Il 3 giugno 1745, Carlo II, figlio di Filippo V, concesse a Rogliano il titolo di città, con la possibilità di fregiarsi di tale definizione. Nel 1807 da Rogliano si staccò il casale Li Marzi, diventando il comune autonomo di Marzi. Nel 1854 un nuovo sisma colpì l'area e da allora il borgo assumerà come santa patrona, la Madonna dell'Immacolata.
Ambiente paesaggistico:
Domina la valle del Savuto (il Sabatus Flumen dei Romani) ricco di anguille e di trote. La leggenda vuole il Savuto teatro di epici banchetti da parte degli Enotri. I boschi di castagni dominano sovrani, così come i vigneti che danno un vino rinomato
Patrimoni storico-artistico ed archeologico:
- Chiesa del Carmine e convento dei Cappuccini. Sorsero nel 1646 in località "Timpone di Santa Croce". La facciata ha un portale in tufo lavorato. Ha una sola navata con pavimento in lastre di tufo rosso di Altilia. 'altare maggiore, in legno di noce e ricco di intagli e fregi, è opera degli stessi frati sotto la direzione di Frà Lorenzo da Belmonte (1755).Al centro dell'altare un ciborio a cupola con intarsi in madreperla. Il convento custodiva una ricchissima biblioteca, i pochi volumi rimasti sono oggi nelle biblioteche del Paese. - Chiesa di San Pietro. Realizzata nel XVI sec. fu distrutta completamente dal terremoto del 1638 ma venne ricostruita da maestri roglianesi. L'interno barocco è a tre navate e presenta motivi floreali a gesso eseguiti dagli artisti Alfonso e Antonio Pallone da Miglieruna e del cosentino Enrico Salfi. - Chiesa di Santa Lucia. Il bellissimo altare. Opera degli scalpellini roglianesi, è Andato distrutto nell'incendio del 1981. Abbondantemente ricostruita, ha il soffitto a volta con tre dipinti del pittore locale Salvatore Dima. - Chiesa di San Domenico. E' del XVII sec. è ha un portale in tufo del 1652.Situata nella piazza principale ha l'interno a tre navate con decorazioni a stucco dei fratelli Arabia. Sull'altare maggiore una riproduzione a mosaico del Sassoferrato raffigurante la Madonna col Bambino. Nel 1915 alla chiesa fu aggiunto il nome di San Nicola. - Chiesa di Maria S.S. Assunta. Del XVII sec. è definita la bomboniera del "Barocco Moglianese". Conserva opere lignee del XVIII sec. riccamente lavorate e decorate. - Chiesa di S. Maria alle Croci. Costruita fra la fine del '500 e gli inizi del '600 ha il portale in tufo costruito nel 1777. - Chiesa di San Giorgio. Un vero gioiello di arte rinascimentale è, oggi, un monumento nazionale. Su una colonna è inciso il nome del Maestro Geronimo di Rogliano al quale si deve l'arte della lavorazione del tufo locale. L'interno, a tre navate, conserva pregevoli barocchi. - Chiesa di S. Ippolito. E' una piccola cappella del 1638 con artistici portali in tufo opera di scalpellini locali.
Servizi ed altre risorse complementari:
Rogliano ha una serie di rioni (Serra, Patinelli, Cuti, Spani) che si sviluppano tutti a struttura similare: la Chiesa, il palazzo della famiglia nobile, la fontana e la piazza. Fra i tanti palazzi nobiliari ricordiamo: Palazzo del Cardinale Parisio, il Palazzo Cardamone, Palazzo Sicilia che ospitò Carlo V, Palazzo Ricciulli, Palazzo Giannuzzi, e Palazzo Morelli che ospitò Ferdinando II e Isabella d'Aragona, e poi Giuseppe Garibaldi. Meritano una visita il ponte di Annibale e il ponte delle Fratte. Il primo è così chiamato perchè, costruito dai romani a servizio della via Popilia, fu distrutto dagli stessi costruttori per arrestare la fuga di Annibale sconfitto ed impedirgli di raggiungere il mare. Fu ricostruito con lo stesso materiale e la stessa architettura dal geniero dello stesso Annibale per fare transitare il suo esercito. Il "Ponte delle Fratte", costruito in età imperiale , fu distrutto dai Cartaginesi per essere, poi, ricostruito dai francesi di Murat. Rogliano fu nota per i "maestri intagliatori" del tufo e del legno, fra questi i frastelli "Sciardari" e il maestro Niccolò Ricciulli che, sotto il regno di Carlo III di Borbone, lavorò al palazzo reale di Napoli. Nel centro storico, ogni domenica, si tiene mercato di articoli vari. A febbraio il carnevale roglianese con rappresentazioni teatrali. In agosto la sagra della patata e manifestazioni di vario genere nell'ambito dell'agosto roglianese. Di particolare rilievo la rassegna teatrale "Premio u Chitarrau", giunta alla quarta edizione. Si tiene d'estate con compagnie teatrali interregionali e ne vengono premiate tre. A Pasqua rappresentazione scenica della Passione e a Natale concerti e iniziative legate alla festa. E' noto l'artigianato delle ceramiche. Buoni il vino e le melanzane ripiene, piatto locale.
Fonti:
Sito del Comune di Rogliano:
http://www.comune.rogliano.cs.it/index.php?action=index&p=76
Calabria Portal:
http://www.calabriaportal.com/rogliano/1853-rogliano-storia.html
B&B Rogliano:
http://www.bbrogliano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=110&Itemid=160
ANDREOTTI ROBERTO
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