La sentenza del Tar in favore del frazionamento dell’area di Polo Nautico, rappresenta il peggior augurio che i lavoratori della società consortile e delle aziende socie in crisi potessero aspettarsi, in un giorno di solito contraddistinto dal clima di speranza per un anno migliore; ma ciò rappresenta bene anche i limiti della rappresentanza politica.
Tuttavia, prima di esprimere un giudizio più marcato attendiamo di poter visionare gli atti della sentenza, anche se ci sembra di capire che tra gli elementi di valutazione adottati, probabilmente non sono state considerate le questioni sociali ancora aperte e che creano precarietà occupazionale in quell’area.
Non vogliamo mettere in discussione l’operato di un organo deputato a svolgere le proprie funzioni, ma siamo portati a pensare che la valutazione si sia basata su aspetti formali e su un contesto (non solo quello sociale) che non è quello attuale, basti pensare alla crisi e ai nuovi orientamenti di mercato. L’area di Polo Nautico rischia di essere parcellizzata in mano a “proprietari di un feudo senza vassalli” perché la vera esigenza è e rimane il lavoro e non ci pare che oggi alcuni di questi imprenditori siano strutturati economicamente per affrontare un mercato sempre più ristretto e competitivo.
Non sarà certo il diritto concessorio parcellizzato a portare loro lavoro e consolidamento, se consideriamo che proprio nello stesso momento in cui veniva scritta la sentenza, un socio rilevante di Polo Nautico ha inoltrato al ministero la richiesta di ammortizzatori per la cessazione dell’attività produttiva. In precedenza, un’altra impresa è rimasta coinvolta nel fallimento della società che ne deteneva le quote e un’altra ancora è oggi in procedura concorsuale, tanto da indurre la società consortile ad avviare le pratiche per la revoca delle concessioni stesse.
In questa situazione è palese che il frazionamento svilisce i principi della delibera comunale con cui era decollato il progetto di riconversione dell’area e favorisce le speculazioni immobiliari, altro che nuove opportunità di lavoro!
Certo il Tar ha il compito preciso di sentenziare sugli atti formali nel rispetto della legge. Ma è ovvio, considerato anche l’affido di beni pubblici ai privati per i loro profitti, che queste sentenze, non tenendo conto delle intese negoziate e contrattate nonché dei protocolli sottoscritti in sede istituzionale, contribuiscono ad abbattere il concetto di cultura contrattuale collettiva quale strumento per garantire una pace e una redistribuzione sociale equa, che in definitiva equivalgono alla dignità e alla democrazia stessa.
Una cosa è certa: se la sentenza confermerà il fatto che in trenta giorni l’Autorità portuale deve concludere l’iter in favore del frazionamento, i lavoratori non saranno disposti a soccombere ancora una volta. Inoltre c’è un problema che chiama in causa la politica e non solo per i ritardi sulla vicenda, nonostante gli appelli del sindacato e dei lavoratori.
Questa sentenza infatti potrebbe condizionare anche la revisione del piano regolatore portuale poiché, aggiungendovi il venir meno di una cultura consortile (proprio nel momento in cui se ne avverte di più il bisogno) in quell’area di certo si preclude la possibilità di disporre di spazi in grado di rispondere a determinate necessità (in qualche modo individuate invece dalla Capitaneria di porto) e per quanto ci riguarda, anche in termini di adeguamento alle esigenze di un mercato sempre più orientato verso le imbarcazioni di grandi dimensioni.
Gli imprenditori possono fare scelte diverse, alcuni già lo fanno: per costruire navi più grandi se ne vanno a Livorno, a La Spezia, mentre Viareggio perde la sua identità e le sue professionalità anche a seguito di politiche imprenditoriali sugli appalti che distruggono il patrimonio produttivo locale. E’ questo un problema che riguarda l’intera comunità o no?
Se sul piano formale sarà permesso il frazionamento, ciò non riduce la possibilità che gli impegni assunti debbano essere mantenuti, a partire dalla stabilità occupazionale che a buona parte dei lavoratori della ex-Sec ancora oggi non è permessa, vista la perenne collocazione in cig. Questo è bene che tutti se lo mettano in testa.
I lavoratori, le lavoratrici e con loro il sindacato continueranno ad essere in prima linea per rivendicare la salvaguardia del lavoro e della loro dignità, come già accadde nel 2002.
Fiom Cgil Lucca
Lamberto Pocai
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