ulivi

ulivi
BORGO A MOZZANO - Piano di Gioviano, SP2 Lodovica.

LETTORI SINGOLI

lunedì 12 gennaio 2015

PAOLO SIMONCINI, EDITORIALE SUI FATTI DI PARIGI DA CHARLIE HEBDO ALL'EPILOGO

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: PAOLO SIMONCINI Data: 12/gen/2015 18:24
Oggetto: come promesso: Articolo su Parigi
A: <capitan.futuro3000@gmail.com>

#JeSuisCharlie

 

 

                LAICITA'

"Je suis Charlie". Anche se confesso che prima della strage di Parigi non conoscevo l'hebdomadaire, il settimanale satirico francese oggetto dell'attentato. Come molti, invece, avevo sentito parlare di quelle vignette incriminate che, a detta di alcuni, avrebbero offeso il Profeta Muhammad, il Corano, l'Islam.

Da persona laica ho sempre ritenuto la crociata, la caccia alle streghe, la denuncia di blasfemia o di vilipendio alla religione come pratiche negative del passato. Libera Chiesa in libero Stato è il riassunto migliore. Laicità significa in primis rispetto ed inclusione di ogni credo. Senza invasioni di campo da parte della politica e viceversa.

Ancora da non credente, mi è balzato subito in testa un parallelismo abbastanza forte: le Femen a San Pietro col seno nudo ed il crocefisso nel deretano.

Mi sarei sicuramente arrabbiato se il Papa, le Guardie Svizzere Pontificie od il Parroco del più sperduto paesino d'Italia avessero pronunciato una fatwa contro quella protesta, che comunque era irriverente ed irrispettosa.  Mi sarei indignato ancor di più se avessi visto sparare contro le Femen.

Non si tratta, dunque, di tracciare una linea di confine o di stabilire un equilibrio tra legittimo e non legittimo. Si tratta di distinguere una vignetta ed un seno nudo da un kalashnikov. Differenza che dovrebbe essere ovvia ma che purtroppo non lo è.

 

                LA RETE

L'hashtag #JeSuisCharlie in poche ore è diventato il più rimbalzato nella storia del social. Poi, però, è spuntato anche #JeSuisKouachi e #JeSuisCoulibaly che, come denuncia "Il Fatto Quotidiano", hanno raccolto già più di 18 mila condivisioni. Segno evidente che l'errore più grave che si possa commettere oggi è pensare che fatti come l'assalto a Charlie Hebdo siano derubricabili ad un paio di delinquenti esaltati che male interpretano un testo sacro. Vale la stessa analisi: condividere un hashtag non significa sparare. Per fortuna.

C'è una rete, è innegabile. Ci sono teorie precise. Ci sono pratiche di arruolamento. Ci sono campi di addestramento.

Boko Haram (che letteralmente significa "l'educazione occidentale è peccato") in Nigeria manda le bambine nei mercati a farsi saltare in aria, fa pulizia etnica, terrorizza.

Al Qaeda ed Isis si fanno "concorrenza" nei rapimenti, nelle esecuzioni e coi video su internet. Fermiamoci qui. Si potrebbe andare avanti con una lunghissima serie di sigle appartenenti alla costellazione che - dice chi sottovaluta il fenomeno - male interpreta il Corano.

Accoglienza, integrazione... ma soprattutto non essere coglioni: evitare i controlli è una stupidaggine. Se vado ad un concerto con una bottiglia all'entrata me la fanno stappare per evitare che, preso da manie omicide, la lanci sul palco. Ecco, non vedo perché non controllare chi ha a che fare con le armi da guerra e con gli esplosivi.

Idem per la trasparenza. Voglio vivere in un paese che conosce i bilanci della Chiesa cattolica, che sa dove prendono i soldi della comunità i Preti e per cosa li spendono. Voglio vivere in un paese dove si indaga se c'è un problema di pedofilia in Vaticano. Altrettanto, voglio sapere se l'Imam predica in una moschea che bisogna farsi saltare in aria in una città d'Italia o se prende i soldi da una cellula di terroristi.

 

                DISSOCIARSI

Ai musulmani che abitano nei nostri paesi viene chiesto, praticamente all'inizio di ogni discorso, di dissociarsi dai terroristi. Una reazione abbastanza naturale, considerata la tragicità dei fatti di Parigi. D'altro canto è pure naturale che un musulmano non terrorista ritenga fuori luogo l'insistenza con cui gli chiediamo ad ogni minuto di dissociarsi da una cosa che in realtà non gli appartiene e che non lo rappresenta in alcun modo. Alla lunga, insomma, può diventare un'accusa più che una richiesta di dissociarsi.

E' altresì vero che, fossi un musulmano, sentirei il bisogno non solo di dissociarmi ma anche di manifestare - e spero che si moltiplichino i segnali positivi in questo senso - contro chi spara al grido "Allah akbar".

 

                OCCIDENTE: MITI DA SFATARE

"E' tutta colpa dell'Occidente". Dopo la divisione tra Nord e Sud abbiamo a che fare con l'ennesima divisione tra individui: "Occidente" e "resto del mondo".

Prima di tutto, in questo senso, va sfatato il mito geografico: l'Africa, atlante alla mano, è esattamente sotto l'Europa. Per esempio Tunisia, Algeria, Mali, Nigeria e Marocco sono più occidentali di alcuni paesi europei erroneamente chiamati, appunto, occidentali con tono dispregiativo. Anche Tripoli, in Libia, è più occidentale di Lecce. 

Messa da parte la "gara" tra chi è più occidentale, l'occidente inteso come coalizione bellica di errori nei paesi arabi ne ha commessi parecchi. Applaudire acriticamente alle cosiddette "primavere arabe", festeggiare acriticamente la rimozione di dittatori sanguinari non domandandosi niente del domani, finanziare ed armare eserciti che da una settimana all'altra passano dall'essere chiamati "combattenti per la libertà" all'appellativo di terroristi con una faciloneria impressionante. Il PKK curdo è l'esempio che spiega, su tutti, quanta confusione ci sia nell'occidente inteso come coalizione di guerra.

In ultima analisi, da "occidentale", permettetemi di non sentirmi colpevole. Odio le armi e non ho fatto neppure il servizio militare. E non bombarderei nessuno.

 

                LO SPETTRO DELL'ANTISEMITISMO

La condanna politica ai Governi israeliani si confonde con la condanna all'ebreo con altrettanta, pericolosa, faciloneria. Pur ritenendo che su Gaza vi sia una sproporzione di forze che sfocia in massacri da cui - anche qui - bisognerebbe dissociarsi, va sempre distinto il governo dal popolo. Sarebbe un po' come dire che in Italia siamo tutti Renzi o Berlusconi. Anche Israele è fatto di persone e di soggettività che non necessariamente bombarderebbero i palestinesi ad ogni sassata che scappa (va detto che non scappano solo i sassi ma parecchi missili).

Ho sempre detestato le campagne di boicottaggio dei prodotti di Israele perché mi riportano alla mente "Achtung, negozio ebreo" e preferisco la razionalità all'antisemitismo.

Antisemitismo, sì. Una caratteristica fortissima del terrorismo islamico che, purtroppo, fa presa anche da noi sia a sinistra che, ovviamente, all'estrema destra.

Possibile che il solo pensare alla Sinagoga, il supermercato Kosher, la scuola ebraica ed il giornale satirico come "obiettivi militari" non faccia rabbrividire? La memoria non va utilizzata solo per una giornata: quella - appunto - della memoria. Va sempre fatta lavorare ricordando anche un pochino più indietro di ieri, almeno per non ripetere pari, pari gli stessi errori. Peraltro si dice che un ostaggio abbia rivelato che nei piani di Coulibaly vi fosse la carneficina, addirittura, in un asilo ebraico.

Eviterei, proprio in considerazione del fatto che già i musulmani stessi sono le prime vittime del fondamentalismo islamico, di agitare anche lo spettro dell'antisemitismo.

Anche perché ci sono i politici xenofobi e razzisti "veri" che, un po' in tutta Europa, non aspettano altro.

Concludo questa lunga analisi chiedendo aiuto alla celebre poesia, erroneamente attribuita a Bertolt Brecht, che ormai tutti conosciamo in un questa versione diversa dall'originale (di un Pastore luterano tedesco):

 

 

"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,... e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare."

Nessun commento:

Posta un commento