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BORGO A MOZZANO - Piano di Gioviano, SP2 Lodovica.

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domenica 7 febbraio 2016

CON...FUSIONI E COMUNI DIMENTICATI MARMO DA CHE PARTE STA? Appennino pistoiese di Marco Poli


Nel pomeriggio dopo che si era svolta l'assemblea pubblica per fusione San Marcello-Piteglio,ho chiesto tramite il mio profilo facebook,in maniera visibile a tutti,al sindaco Marmo la seguente domanda:Apprendiamo dall'appena conclusa assemblea sulla Fusione San Marcello-Piteglio,che le regole da utilizzare per la fusione saranno le medesime adoperate per Abetone-Piteglio,anzi sembra che le vogliono formalizzare.Da Silvia Cormio,ormai non mi aspetto nulla.Ora chiedo al sindaco Luca Marmo,senza farmi tutta la pantomima"dell'impegniamoci per il si"che lascia il tempo che trova,anche perchè un risultato netto del sì in entrambi i comuni,risolverebbe diversi problemi d'immagine a tante persone.Al netto le regole di non considerare i singoli comuni,ma di mettere insieme i risultati in unico calderone e che basti una maggioranza qualificata dei 2/3,ti stà bene come regola?.La risposta è stata:Vediamo come saranno composte le regole Marco. Comunque mi pare che ti sia sfuggito un aspetto tutt'altro che irrilevante. Si è detto a chiare lettere che la condizione per procedere è l'assenso dei Consigli Comunali. Prima dell'indizione del referendum e immutata fino all'approvazione della legge di fusione. Beh insomma! A me qualcosa dice questa cosa. “.Proseguendo nella discussione ho chiesto al sindaco Marmo ho fatto notare che il comune di Piteglio,proprio grazie a lui è entrato nell'associazione dei comuni dimenticati,che si è espressa con grande forza contro le fusioni a freddo..Ed a Marmo ho detto che ha questo punto se accetta le regole”cutiglionesi” uscirà da questa associazione in quanto incompatibile.Lui mi ha detto che non vi è nessuna incompatibilità.Ora io invito alla lettura del documento dell'associazioni comuni dimenticati,che riporto in maniera integrale.Faccio notare che nello scritto riportato qui sotto si parla proprio del caso Abetone-Cutigliano.
Ora personalmente ritengo che ci sia incompatibilità tra l'accettazione delle regole”cutiglionesi”e il far parte dell'associazione comuni dimenticati,e presto il sindaco di Piteglio dovrà scegliere per non tenere il piede in due scarpe.Ma questo è solo la mia opinione,quindi leggete il documento e fatevene una vostra.



Ormai hanno calato la maschera.
Svegliati Piccola Italia che si vuol cancellare

Ormai il dado è tratto, ormai hanno rotto gli indugi, svelato i veri e nefasti obiettivi. Se con le
Unioni dei Comuni e con l’associazionismo obbligatorio si era voluto nascondere, sotto un tappeto
di ipocrisie, il vero ed unico obiettivo, ossia lo smantellamento e la cancellazione dei piccoli
comuni italiani, oramai non ci sono più dubbi e sono usciti allo scoperto.
La Del Rio prima, le varie e caotiche norme regionali poi, una diversa dall’altra, in una gara al
massacro dei piccoli da parte delle varie regioni, la pdl Lodolini, di marca PD, che propone la
soppressione dei comuni sotto i 5.000 abitanti, ci offrono un quadro terribilmente chiaro che obbliga
tutti i cittadini e gli amministratori di questa Italia che si vorrebbe cancellare ad indignarsi, a
ribellarsi, e soprattutto a resistere ed a contrattaccare.
Ad Abetone si è assistito ad una sospensione della democrazia, indegna per uno Stato di diritto. Si è
assistito ad una palese violazione dell’art. 1 della nostra Costituzione, delegittimando il popolo,
quella comunità, dall’esercizio di quella sovranità che le è propria ab origine.
Ad Abetone si è piegata la legge e la Costituzione alla volontà di pochi a dispetto del
pronunciamento di quella società civile che quelle montagne le abita, le ama e che quotidianamente
decide di continuare a viverle, curarle, tutelarle.
Sappiano i cittadini e gli amministratori di Abetone che godono del nostro totale sostegno e della
nostra totale vicinanza. Sappiano quegli amministratori di essere stati investiti, con l’esito di quel
referendum, del dovere più nobile per un pubblico amministratore: il rispetto e l’attuazione della
volontà popolare.
Sappiano quegli amministratori che rischiano di passare alla storia e da essa di essere giudicati
come il primo ente in Italia ad essere accorpato in maniera coatta ed in antitesi alla volontà della sua
gente.
Non possono, a fronte di tutto ciò, che decidere di adoperarsi per cercare di fare tutto il possibile,
quanto in loro potere, per ripristinare lo status quo ante e per dar seguito e voce alla popolazione ed
alla sua volontà.
Continuiamo a ribadire con forza, in ogni sede, che è in atto un processo di smantellamento della
nostra architettura istituzionale che avrà l’unico merito di cancellare municipalità millenarie a fronte
di risparmi che si riveleranno inesistenti se parametrati al vuoto di democrazia e di presenza statale
in luoghi che si trasformeranno in riserve indiane, che saranno condannati all’estinzione.
Non siamo contrari alle fusioni volontarie, alle sinergie volontarie, a comuni e comunità che
decidano liberamente di mettersi insieme. Siamo contrari a processi che si propongono di piegare
coattivamente la volontà di comunità e cittadini che esistono e resistono da molto prima e con molta
più storia e gloria rispetto a quegli enti che ne vorrebbero decretare la morte.
Proponiamo da mesi, di fronte all’oggettivo fallimento della Del Rio e di questo processo non
processo di riorganizzazione istituzionale, di sedersi ad un tavolo e di scrivere, collegialmente e
congiuntamente, un patto istituzionale che possa coniugare buon governo, contenimento dei costi,
risparmio, con la doverosa tutela e sopravvivenza dei territori e dei piccoli comuni italiani.
Siamo pronti, siamo i primi a volerci mettere in discussione, i primi a voler governare i
cambiamenti imposti dalla storia, i primi a tendere la mano senza ricevere in cambio alcunché se
non un silenzio interrotto, più o meno quotidianamente, da tentativi che attentano alla nostra stessa
esistenza.
Ci allineiamo alle parole di Matteo Mastrini, vicepresidente di Uncem Toscana, il quale afferma che
"Il percorso da seguire è diametralmente opposto rispetto a quello indicato dalla Regione - sostienec'è
bisogno di investire valorizzando la montagna e la sua cultura". In discussione lo stesso sistema
regionale: "La Toscana sta rinnegando la propria tradizione, fatta di qualità ed identità". La ricetta è
chiara: "Alla montagna occorrono sgravi fiscali, defiscalizzazione per le attività economiche e
norme specifiche per incentivare i giovani e le imprese". Lo stesso diritto a vivere in montagna è in
discussione: "La popolazione deve poter esercitare quel diritto di opzione che risiede nella Carta
Costituzionale". Sulle fusioni a freddo il giudizio è netto: "Ridisegnare la montagna così come le
zone pianeggianti dimostra tutta l'approssimazione del legislatore: privare di risorse le zone
montane significa trascinare i problemi a valle". Un'operazione politica contro la democrazia: "Lo
Stato dovrebbe tagliare i tribunali delle acque, i Bacini imbriferi montani, gli Ato e i 138 enti parchi
regionali nonché la pletora dei consorzi di bonifica. Sono 500 gli enti sanguisuga che pesano sulle
nostre casse per circa 10 miliardi di Euro all'anno. Anziché tagliare queste spese inutili si punta ai
Comuni mettendo a rischio la sopravvivenza delle comunità che hanno scelto di vivere in
montagna".
Per tutto questo e per molto altro, per difendere il nostro diritto di vivere dove vogliamo, per
tutelare le aree marginali e periferiche del nostro paese, per affermare con forza che la Costituzione
ed i diritti in essa contenuti, quale il diritto alla salute, l’uguaglianza tra le persone, il necessario
carattere sociale e non economico di alcuni beni pubblici ed universali, non sono in vendita ma
altresì impongono al legislatore la loro tutela, il loro rispetto e soprattutto la loro piena attuazione,
l’appuntamento è per il 12 marzo a Volterra, città sede del palazzo comunale più antico d’Italia,
dove quest’Italia minore, quest’Italia ormai relegata ad un ruolo di serie B, quest’Italia bistrattata,
offesa, derisa, darà luogo ad un’enorme mobilitazione nazionale, colma di dignità ed amore per la
propria terra, in difesa delle autonomie locali, dei piccoli comuni e dei loro abitanti, in difesa delle
minime condizioni essenziali per risiedere nelle periferie della nostra nazione.
Gli echi di quella giornata dovranno risuonare forti e chiari nei palazzi romani.
Combatteremo e non ci arrenderemo di fronte a questa società del take-away, di fronte alla
concezione degli enti pubblici come società private che devono badare soltanto ai conti ed al
rispetto dei parametri, di fronte ad una politica e ad una società civile piegati e fiaccati ai voleri
dell’economia e della finanza, di fronte a inermi cittadini relegati al ruolo di utenti, di miseri
numeri.

Svegliati piccola grande Italia.
Roma, 04/04/2016

Franca Biglio                                                                                                                  Nicola Verruzzi
Presidente ANPCI                                                                                                   Sindaco di Montieri


Distinti saluti




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