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martedì 2 giugno 2015

FACCIAMO CHIAREZZA SUI RIFUGIATI A BAGNI DI LUCCA. di Alessandro Ghionzoli

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In questa fase di turbolenze a Bagni di Lucca per la presenza e il futuro arrivo di richiedenti asilo, il presidente dell'associazione Partecipazione e Sviluppo, intende fare un po' di chiarezza dando alcune informazioni.

I richiedenti asilo attualmente ospitati nel comune di Bagni di Lucca e assistiti dall'associazione, sono 32, tutti alloggiati in strutture private. In previsione c'è l'arrivo di altre 10 unità. Per quel che ne sappiamo, nessun richiedente asilo è previsto che venga ospitato a Lugliano o in altre parti del comune, almeno non assistito dall'associazione, così come ci è stato riferito dalla prefettura e dal sindaco Betti.

Il progetto di accoglienza dei richiedenti asilo è un progetto Europeo, curato dal Ministero dell'Interno di concerto con le prefetture e, nel nostro caso, con la Prefettura di Lucca. La relativa spesa per l'accoglienza dei profughi è a carico dell'Unione Europea (Progetto Triton, ex progetto Mare Nostrum). Questo progetto sul comune di Bagni di Lucca, dura da 4 anni e non si è mai sentito nessun cittadino lamentarsi per un comportamento scorretto o, men che meno, i carabinieri per eventuali reati dei richiedenti asilo che, come detto, non sono mai avvenuti né è aumentata la media dei reati sul territorio negli ultimi 4 anni.

L'associazione Partecipazione e Sviluppo è un'associazione di volontariato, senza fine di lucro diretto, né indiretto. Questo significa che, se in bilancio ci sono delle rimanenze in denaro, queste non potranno essere divise fra i soci dell'associazione ma potranno solo essere reinvestite per le attività dell'associazione stessa. L'associazione attualmente dà lavoro a 8 persone sulla provincia di Lucca. Per il progetto, l'Unione Europea stanza circa 33 € a persona al giorno. Al richiedente asilo vanno solo 2,5 € al giorno mentre, per quanto riguarda il vitto e l'alloggio dei richiedenti asilo, l'associazione riversa sul territorio gran parte delle risorse che riceve dall'Unione Europea, prendendo in affitto da privati case e strutture che altrimenti resterebbero sfitte e facendo la spesa alimentare e non nei negozi e supermercati delle zone in cui operano. Il progetto è gestito in accordo, oltre che con la Prefettura di Lucca (coordinamento degli interventi), con la Questura (per l'identificazione e la schedature dei richiedenti asilo), con l'USL2 (per il controllo e l'assistenza sanitaria), con i carabinieri della stazione di Bagni di Lucca (per la sicurezza dei cittadini sul territorio), con la Croce Rossa (che cura il trasporto dei profughi nella sede assegnata), la Caritas (che fornisce abiti e vestiti usati), il Centro per l'impiego della Valle del Serchio (con il quale stiamo cercando di realizzare degli stage o trovare opportunità lavorative per i profughi) e con alcune organizzazioni di volontariato locali. L'associazione Partecipazione e Sviluppo, per la sua esperienza, chiede di effettuare degli incontri con i cittadini per spiegare il progetto e suggerisce anche alle amministrazioni locali, di realizzare un albo dei cittadini volontari affinché i richiedenti asilo possano lavorare gratuitamente per la collettività mettendosi al servizio del sindaco affiancando gli operai del comune nell'effettuazione di lavori socialmente utili. Alcuni richiedenti asilo hanno chiesto, di loro iniziativa, di effettuare alcuni lavori come a Casoli dove hanno spalato il piazzale quando c'era la neve e ripulito i fossi laterali della strada comunale che dalla statale porta in paese.

Il compito dell'associazione che rappresento è quello di dare accoglienza ai profughi, in accordo con la Prefettura e con l'assenso dei sindaci e accompagnarli fino all'udienza con la Commissione regionale di Firenze, che stabilirà se hanno diritto all'asilo politico (come richiedono) o meno. Nel caso di un diniego, la loro permanenza potrebbe continuare fino alla decisione in appello che sarà quella definitiva. Alcuni chiedono di andare in un altro Paese europeo, altri di tornare nei loro Paesi d'origine. Soltanto una minoranza resterà in Italia visto che attualmente ci sono poche possibilità di trovare lavoro. La nostra associazione, nel frattempo, insegna ai profughi i primi elementi della lingua italiana e nozioni di diritto e geografia perché i richiedenti asilo possano orientarsi sul nostro territorio. Purtroppo, il loro apprendimento è complicato dal fatto che, in certi casi, si tratta di analfabeti anche nelle loro lingue.

Quando chiediamo loro i motivi della loro venuta in Italia ci rispondono che, per la maggior parte dei casi, fuggono da guerre e persecuzioni mentre altri scappano dalla carestia e dalla fame. Quasi tutti ci dicono che non hanno paura di morire perché, in un certo senso, sono già morti quando vivevano in condizioni disumane perseguitati dalla carestia e dalla guerra. Molti di loro hanno avuti morti in famiglia ad opera del terrorismo, specialmente coloro che provengono dal Pakistan, dalla Siria, dall'Afghanistan, dal Camerun e dalla Nigeria.

Alessandro Ghionzoli
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