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lunedì 22 giugno 2015

“Prostituzione: Perché l’abrogazione della Legge Merlin non è la soluzione (PARTE 1)” di Francesco Fedi

 di Francesco Fedi, Prato.


"Prostituzione: Perché l'abrogazione della Legge Merlin non è la soluzione-(PARTE 1)" di Francesco Fedi
 
Da lungo tempo assistiamo al tormentone del "Bisogna Riaprire le Case Chiuse". Un tormentone che, nell'intento di ottenere facili consensi, calcando l'ignoranza collettiva sull'argomento, di recente ha preso sempre più corpo e sostanza da quando il partito della LEGA NORD, ha pensato di avanza una propodta di referendum abrogativo della Legge Merlin con la quale, quasi sessanta anni fa, nel 1958 venne abolita la possibilità di gestire luoghi dedicati all'esercizio della prostituzione.
 

Per questo è frequente ascoltare la filastrocca, divenuta ormai di dominio pubblico, per cui la soluzione al degrado generato dall'adescamento in strada che da allora si è generato ad opere delle prostitute, sarebbe appunto quella di abrogare, d'emblée -, questa vecchia legge, ricostituendo così la stato di diritto previgente.

 
Al contempo, chi propone questa bislacca soluzione, paventa anche l'ipotesi di chissà quale attività di recupero di gettito fiscale, perché così facendo le prostitute "..comincerebbero a pagare le tasse…".
 
E' di tutta evidenza come simili posizioni che mi viene da definire "ruspiste", ossia del tipo "si passa, si fa pulito e risolto il problema..", non siano certo frutto di un sensato ed approfondito studio della storia e dei contesti sia passato, che attuale, dell'argomento in discussione.
 
Per questo, ho pensato di portare alcune argomentazioni con l'intento di usa sì la RUSPA e tentare di fare  PIAZZA PULITA  del mare di ignoranza e bassa cultura, che rende terreno fertile a certe posizioni inequivocabilmente populiste.
 
Per fare questo ho pensato di suddividere il mio lavoro in più parti, per evitare l'eccessivo dilungamento che la soluzione del tutto in un singolo articolo, visto l'argomento così serio e complesso, obbligatoriamente provocherebbe.
 
Ovviamente, come prima cosa, occorre ripartire dalla storia,  ricordando innanzitutto che questa "Legge Merlin", deve il suo  nome, come sempre accade della parlamentare prima firmataria del provvedimento, ovvero la senatrice del Partito Socialista Italiano, Lina Merlin. Dunque come pria cosa è bene sgombrare il campo da tutto quel sottobosco di ragionamenti per cui il mandatari di questo si il Papa, il Vaticano o chissà quale altra congrega: questo provvedimento è il principale frutto di una parlamentare socialista, che agiva ispirandosi l'esempio dell'attivista francese ed ex prostituta Marthe Richard, sotto la cui spinta, già da più di dieci anni di quanto avverrà poi in Italia,  era avvenuta la chiusura delle case di tolleranza in Francia (1946)
Altra fonte ispiratrice della Sen. Merlin fu  la Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con risoluzione 317 (IV) del 2 dicembre 1949, entrata in vigore il 25 luglio 1951. Su sollecitazione di un gruppo di donne dell'Alleanza femminile internazionale in visita al Parlamento italiano, prese poi impulso una prima versione del disegno di legge in materia nell 1948, quando in Italia vi erano (pare) un qualcosa come più di settecento di queste case in attività, con circa tremila donne registrate.
Tutte donne che, solo per dire, venivano periodicamente sottoposte a controllo sanitario, ma che in realtà si ha notizia di come questi controlli fossero sporadici e non slegati ad episodi di corruzione, o altro tipo di sotterfugio da parte dei tenutari delle case, i quali, in caso di che un esito negativo di questi, sarebbero andati in contro al ritiro della licenza per la gestione dell'attività.
Altro incentivo fu l'adesione dell'Italia all'ONU e alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, nella quale, tra l'altro, vi era contenuto l'obbligo per gli Stati firmatari di adoperarsi nella  ".. repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione" . Anche per questo motivo, nello steso anno, l'allora Ministro degli Interni, Mario Scelba, interruppe il rilascio licenze di polizia per l'apertura di nuove.
Ma il 1948 è soprattutto l'anno di entrata in vigore della nostra Costituzione, con la quale si sancivano principi di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge (art. 3), della salute come fondamentale diritto dell'individuo (art.32) e il principio per cui un'attività economica non potesse essere svolta in modo da arrecare danno alla dignità umana (art. 41). Tutte argomentazioni che la Sen. Merlin portò come basi fondanti del provvedimento nel dibattito parlamentare (e non solo).
Di tale dibattito è interessante menzionare anche l'apporto dato dall'On. Gaetano Pieraccini, toscano nativo di Poggibonsi, e che di professione faceva il medico e che si era professionalmente dedicato al campo della Medicina sociale, divenendo anche autore di un'importante opera su "La difesa della società dalle malattie trasmissibili".
 
Altro aspetto interessante, è che Pieraccini era un collega di partito della Sen. Merlin, e che, agendo in dissenso, sostenne che al di là dell'abolizione delle case di tolleranza, che condivideva, fosse comunque necessario che la prostituzione restasse un'attività regolamentata.
MA Pieraccini fu soltanto uno dei oppositori, anche interni, della stessa senatrice e finì che occorsero ben nove anni perché la proposta di legge completasse il proprio iter legislativo, che poté arrivare a  compimento grazie al favore di socialisticomunistirepubblicani, alcuni esponenti socialdemocratici e i democristiani, mentre contrari furono liberali,radicalimissinimonarchici, la maggioranza dei socialdemocratici (inizialmente riuniti nel gruppo Unità Socialista) e vari dissidenti di partiti favorevoli (socialisti, molti dei quali lasciarono il PSI per aderire al PSDI, alcuni repubblicani, qualche comunista dissidente).
Quanto al contenuto, la legge, oltre a prevedere la chiusura delle case di tolleranza e l'abolizione della regolamentazione della prostituzione, introdusse anche una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui.
Questa importante vittoria politica della Sen.Merlin, avvenne però a caro prezzo della medesima, la quale di trovò di fronte la lobby  dei tenutari di case di tolleranza, riuniti in un'associazione di categoria denominata APCA (Associazione Proprietari Case Autorizzate), con il risultato di trovarsi infine costretta ad una vita di semi-clandestinità, dovuta a reiterate intimidazioni e minacce di morte.
Quanto all'ipotesi di ritocchi al corpus normativo inerente la materia, il dibattito politico si riaccende negli anni '80, quando si ripresentano i sentori che la Legge Merlin, non sia già più al passo con i tempi. A suffragio di questa tesi, vi sono constatazioni per cui l'inesistenza di un  reato per la vendita del proprio corpo, ma solo per lo sfruttamento del corpo altrui, abbia di fatto liberalizzato la mercificazione corporale nelle strade, oltre che in case, dove si opera in totale clandestinità.
Gli anni '90, sono poi quelli dove si manifesta il fenomeno della prostituzione legata all'immigrazione clandestina, motivo per cui, a distanza di 30 anni dall'abrogazione della Legge Merlin, in Italia le prostitute si procacciano la clientela in strada e sono principalmente di nazionalità straniera.
Tutto questo in un quadro per cui il traffico di donne, giovani ragazze, anche minorenni, è divenuto fonte di  i lauti guadagni per i loro sfruttatori, legati alle mafie italiane e dei loro Paesi d'origine.
 
Dunque, richiamate e chiarite certe dinamiche, possiamo affrontare le argomentazioni del perchè l'abrogazione della Legge Merlin non è la soluzione delle problematiche alla prostituzione in Italia.

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