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"Vergogne pratesi - Il Parco della Rimembranza: quando la società dimentica e prende campo il cretinismo di regime" di Francesco Fedi
Cento anni sono un tempo davvero lungo. Cento anni sono un secolo. A Prato 70 di questi sono stati governati dalla sinistra. Non una qualsiasi, ma quella che ha capito l'importanza per un regime di garantirsi il controllo di masse lobotomizzate ed intere generazioni di cretini.
Un progetto complesso, sviluppato ed articolato in periodi e fasi. Un capitolo di questo è dato dalla cancellazione dell'identità e della storia. Un progetto attuato al grido del "SIAMO COMPAGNI", che altro non avrebbe voluto dire "SIAMO TUTTI DEFICIENTI ALLO STESSO MODO".
Oggi serve prendere in esame un episodio ben preciso: Il Parco della Rimembranza.
Di tratta di quel grande parco, quel boschi dagli alberi altissimi, che vediamo spuntare da dietro quell'alto muro in pietra che, percorrendo la Via Roma si incontra, nel tratto terminale del suo percorso, sul lato Ovest, verso Poggio a Caino. Dietro quel muro, c'è appunto il Parco della Rimembranza.
Ho detto "Cento anni sono un secolo" e non è stato un caso, visto che il 1915, 100 anni fa, è l'anno in cui l'Italia deciderà di prendere parte alla Grande Guerra.
Questo richiamo però ci serve più che altro per parlare della fine di questa e dei suoi caduti. In particolare di quelli pratesi, che in questo parco sono ricordati.
Arriviamo dunque al 1922, quando il sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Dario Lupi, propose di di realizzare in tutti i comuni italiani un Parco o un Viale della Rimembranza, per ricordare e onorare i caduti di quella guerra mondiale, la Prima Guerra Mondiale, dedicando ad ognuno di essi un albero.
A Prato, questo inizialmente avvenne a San Giusto, dove ancora oggi esiste il Viale della Rimembranza.
Poi però l'Opera Nazionale Combattenti, con lo scopo di reinserire nel mondo del lavoro i reduci, aveva ottenuto l'uso della tenuta delle Cascine Medicee, che in quella zone si estende sulle due sponde dell'Ombrone. Così anche l'Opera Nazionale Combattenti volle realizzare lì un proprio parco, trasformando (sembra) la macchia alberata in bosco ad alto fusto e piantumando alcuni pini, nei pressi dei quali vennero anche apposte delle targhe con i nomi dei caduti.
Forse la causa di questa situazione è la circostanza che il boschetto non fu il parco della Rimembranza di Prato e neppure quello di Poggio a Caiano, visto che fu voluto e realizzato da un associazione estranea agli enti locali e fiancheggiatrice del fascismo.
Tuttavia risulta difficile capire come un'area verde a poca distanza da aree abitate sia lasciata chiusa da una rete e inutilizzata.
Tuttavia risulta difficile capire come un'area verde a poca distanza da aree abitate sia lasciata chiusa da una rete e inutilizzata.
All'interno del parco vi era anche la cosiddetta "Casina Svizzera", episodio di architettura unico nel suo genere in zona, oggi ridotta a un rudere ripugnate. Stessa identica sorte per il Parco: le targhe sono sparite e il parco stesso è inutilizzato e in completo abbandono, una selva invasa da infestanti.
Una delle tante vergogne pratesi. LA colpa di quello che fu un vero splendore, sembra risiedere nel fatto che si trattasse di un qualcosa voluto da un ente che durante il ventennio conobbe alcune riforme dello statuto, che fecero sì che lo stesso divenisse uno dei massimi fautori delle Bonifiche agrarie eseguite nel periodo fascista, una su tutte quella dell'Agro Pontino, vero vanto del regime.
Nel secondo dopoguerra, l'ONC beneficiò della gestione di vasti comprensori agricoli grazie alla riforma agraria del 1950, prima di essere definitivamente soppresso con il D.P.R. n°616 del 24/07/1977.
Dunque quel Parco, per i tanti politici pratesi che si sono succeduti su poltrone e strapuntini, qualche parco "sapeva di fascismo" e peggio ancora richiamava a quel "fascismo dal volto sociale", che aveva il suo fondamento nelle radici socialiste del Duce.
Una presenza imbarazzante, che chiedeva di essere cancellata. Così è stato. Così la sinistra pratese ha cancellato la memoria dei caduti della Grande Guerra, che erano solo dei poveri ragazzi, pressoché ventenni, artigiani e contadini.
Una sinistra di minorati e di complessati ha voluto che tutto questo accedesse.
Rispetto al Regime Fascista, che nelle nostre città e nei nostri borghi, la cancellazione della storia l'ha provocata con le "demolizioni fasciste", la sinistra è stata più furba: ha lasciato che il tempo, le intemperie e l'oblio, facessero semplicemente i suo corso…. …e viene una domanda, per tornare a tempi a noi assai più vicini quale "ALTRA STORIA" puo' nasce da QUESTA STORIA ?...
(Un ringraziamento particolare all'Arch. Salvatore Gioitta e al suo lavoro, per l'articolo pubblicato sul suo blog:
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