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"Il falso problema delle DISCARICHE ABUSIVE e la soluzione della PARTECIPAZIONE " di Francesco Fedi
Prato, una babele in tutti sensi. Una città abbandonata a sé stessa, senza alcune considerazione da parte dello Stato. Per il Governo, Prato non esiste. O se esiste è una ridente campagna, dai paesaggi bucolici e vita spensierata.
Lo scorso 15 Maggio, la beffa del "TAVOLO PRATO". Non aggiungiamo oltre. Ne abbiamo parlato anche ieri.
A Prato il disastro ha tanti nomi e uno di questo si chiama "smaltimento abusivo".
L'esistenza di centinaia di migliaia di aziende irregolari, che si procurano materie prime tessili importate pressoché illegalmente, con dichiarazioni falsate su valori e quantità, che poi vengono trasformate in prodotti finiti in AZIENDE-LAGER,dove operai clandestini vengono semi-segregati e schiavizzati, fa sì che ogni giorno nel territorio del solo Comune di Prato (..ma il discorso si potrebbe estendere anche al circondario…) si producano decine, se non centinaia, di quintali di scarti tessili.
Poi succede che gli "scarti tessili" siano dei rifiuti speciali, da conferire a discariche autorizzate, per messo di imprese specializzate. Il ritiro ed il trasporto di questi rifiuti può avvenire solo se accompagnato dalla documentazione prevista. Una documentazione che qualsiasi impresa che operi nella completa illegalità, non può in alcun modo produrre.
Da qui il fenomeno, sempre crescente delle discariche abusive. Un fenomeno che cresce di pari passo all'illegalità, che a sua volta segue il clima di pacificazione che tutte quelle istituzioni locali stanno sempre più veicolato, ripetendo il solito mantra de "I CINESI SONO UNA RISORSA".
Non si può dire che questo non sia vero: queste ditte cinesi completamente illegali, sono una risosorsa soprattutto per chi si occupa di smaltire illegalmente. Come ci ha spiegato ieri l'Assessore all'Ambiente del Comune di Prato, Filippo Alessi, c'è chi lucra sulla necessità di molte ditte, soprattutto a conduzione cinese, di far sparire gli scarti di lavorazione per non dover pagare i relativi costi di smaltimento, per non fornire elementi utili alla quantificazione del giro di affari e per risolvere il problema delal produzione della documentazione di accompagnamento.
Si tratta di bande organizzate che "a domicilio", ritirano scarti tessili, per abbandonarli dove capita.
I numeri sono impressionanti : in un solo anno solo le aziende cinesi producono dalle 15mila alle 20mila tonnellate di rifiuti smaltiti irregolarmente. Nel 2014 la polizia municipale ha effettuato 420 controlli, 80 in più del 2013 e per il 2015 si sa già che le cifre sono destinate ad aumentare.
Una bella gatta da pelare per Filippo Alessi, ma la soluzione che lui ha spiegato essere in discussione è di quelle destinate ad un rovinoso fallimento: si parla di una squadra "interforze-ambientale" composta da tutti gli enti che hanno competenze specifiche in materia (Polizia municipale, Polizia Provinciale, Arpat, Asl e Forestale).
E' evidente che non può funzionare. Non è quello che serve. Filippo Alessi dovrebbe ricordarsi di quel vecchio detto che dice che "Troppi cuochi imbrattano la cucina". Lo dico con rammarico, ma ascoltare dichiarazioni del tipo: "…Grazie allo strumento della fototrappola riusciamo a smascherare tante persone. Asm ci aggiorna costantemente sui punti del territorio dove sono state trovate discariche. Interveniamo con dissuasori e catene per rendere più complicata la vita di chi vuole gettare l'immondizia dove capita, ma il problema si sposta in posti ancora più impensabili ed isolati come dimostra il caso delle Cascine di Tavola. Dobbiamo affinare ancora di più gli strumenti a disposizione e secondo me, unire le forze e le competenze può essere la strada giusta…", sono di quelle che fanno capire quanto si è lontani dalla soluzione del problema.
Come non può essere di per sé la soluzione del problema l'idea della Giunta Comunale di operare una modifica del regolamento sullo smaltimento dei rifiuti, evitando che le piccole quantità di scarti tessili siano classificate come ù2rifiuto indifferenziato". Questo con di ridefinire lo stesso come "speciale"…
Sappiamo infatti che il disastro non è certo dato da qualche sacchetto di scampoli inseriti nei cassonetti un po' alla meglio… Qui stiamo parlando di quintali su quintali (vedi il caso di Via Cadamosto di alcune settimane fa)
Poi il problema non è smascherare i furbetti degli scarti di lavorazione, ma perseguirli e in ponte c'è anche l'estensione del servizio porta a porta a tutto il territorio comunale: una vera bomba all'idrogeno.
Dunque la soluzione. Una soluzione talmente semplice da lasciare disarmati.
La soluzione non è diversa da come da anni si opera nel settore della vigilanza antincendi boschivi, un servizio che riesce ad esistere e ad essere altamente efficiente grazie alla collaborazione dei volontari dell'Associazione VAB Onlus.
Ad oggi, nonostante l'impegno di Enti come le (ex-)Amministrazioni Provinciali o i Servizi di Protezione Civile, molto della salvaguardia dei nostri boschi lo si deve alla passione e alla disponibilità dei volontari di questa associazione, che dedicano il proprio tempo libero a questo virtuoso servizio.
Del resto, non diversamente, accade per le Guardie Venatorie…
In sintesi, occorre il coinvolgimento di quella cittadinanza che si voglia rendere attiva e coadivare in modo efficace e determinante le istituzioni che sono chiamate ad intervenire.
Soprattutto in alcune zone chiave, come i vari macrolotti e le zone industriali, è necessaria l'installazione di telecamere, costantemente monitorate (…non ci vuole tanto e molte ci sono già, anche per altri scopi..). Questo permetterebbe agli agenti dei vari corpi di polizia di essere presenti ed operativi sul territorio. In questo modo, in costante contatto con una "centrale operativa", gli genti potrebbero muoversi sapendo di andare a colpo sicuro, con tanto che attraverso le telecamere sarebbe possibile rilevare (anche attraverso fotografia) numeri di targa di mezzi e eseguire per questi dei provvedimenti di confisca e sequestro.
Speso infatti gli scarichi vengono operati anche con autovetture che, per Codice della Strada, non sono abilitate al trasporto di merce, dunque oltre alle varie sanzioni amministrative, ci sono anche provvedimenti più pesanti, come i fermo amministrativo.
Vuoi o non vuoi, si ritorna a quella che da sempre, abbiamo proposto come soluzione chiave di ogni problema di governo, ovvero la famigerata "partecipazione": la "partecipazione" vale per risolvere il problema della realizzazione (o meno!) di un'opera pubblica e di debellare un fenomeno increscioso che altrimenti, con i sempre pochi mezzi e risorse a disposizione, non potrebbe mai essere risolto.
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