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lunedì 18 maggio 2015

MAFIA CINESE/CASO PRATO: A quando l’applicazione del 416-bis?” di Francesco Fedi.


"MAFIA CINESE/CASO PRATO: A quando l'applicazione del 416-bis?" di Francesco Fedi
 
"L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri… "
 
Quello sopra riportato è il testo del comma 3 dell'art.416-bis del Codice codice penale. Si chiama "bis", perché si aggiunge in coda all'art. 416 del C.P. che tratta più genericamente di "associazione a delinquere" , poiché introdotto in seguito nel nostro ordinamento con la legge n. 646/1982, nell'intento di perseguire in modo più incisivo ed efficace il dilagare del fenomeno mafioso.
 
Un provvedimento che all'epoca, non comparve per caso, bensì fu la risposta dell'allora parlamento all'uccisione del generale dell'Arma dei Carabinieri, Carlo Alberto  Dalla Chiesa, avvenuta a Palermo il 3 Settembre 1982. 
 
Un provvedimento che fu formulato e introdotto in soli 20 giorni, cosa che la dice lunga su quanto la politica sappia essere celere, quando ne abbia la piena volontà.
 
Al di là di ciò, la cosa ci interessa per come abbiamo detto e ridetto più volte, quando l'entità di un fenomeno si fa "dilagante", se lo si vuole davvero combattere, allora occorrono mezzi speciali.
 
LA cosa ci interessa anche in relazione ad un ben preciso fatto di cronaca di cui si oggi occupano i locali organi di stampa: Una maxioperazione della guardia di finanza di Prato si è avuta stamani dal primo mattino. L'operazione "Passepartout", questo il suo nome,  che ha interessato varie parti d' Italia, è stata mossa all'indirizzo di un gruppo criminale specializzato nella fornitura di false documentazioni e attestazioni di lavoro, per clandestini di nazionalità cinese. Su disposizione del PM Sangermano, gli uomini del Colonnello Reolon,  hanno compiuto  perquisizioni in circa 200 immobili, delle 100 delle quali solo a Prato.
 
Al centro di tutto, una banda prevalentemente composta da cittadini cinesi, che forniva a connazionali clandestini falsi cud e buste paga, così da poter ottenere permessi di soggiorno. Si tratta di una vicenda che si riallaccia alla "permessopoli" del 2013, quando vi fu l'arresto di numerose persone facenti part di un'associazione a delinquere che, grazie alla complicità di un impiegato comunale, attestava false residenze a cittadini cinesi. Questo, previo previo pagamento di tangenti.
 
E' da quell'inchiesta che la Guardia di Finanza ha potuto ricostruito la districata rete di contatti e relazioni, sviluppata all'organizzazione. che permetteva di favorire l'immigrazione clandestina grazie a un  di un vero e proprio sodalizio criminale, coordinato da un cinese, e non senza la complicità di 2 consulenti del lavoro italiani e con sullo sfondo  imprese totalmente  inesistenti, ma necessarie per creare il presupposto tecnico-contabile  idoneo alla produzione dei documenti falsi.
 
Dunque un fatto perfettamente in linea con quello che da tempo ci stiamo dicendo.
 
LA discussione semmai è un'altra: questa "organizzazione" nei confronti della quale si è agito, sarà semplicemente un'"associazione a delinquere" o sarà addirittura un'"associazione a delinquere di stampo mafioso"?...
 
In altre parole, sarà possibile per questa contestare il famigerato 416-bis, oppure no?... Si potrà affrontare la cosa con i maggiori mezzi che una simile contestazione consente oppure no?...
 
Non è lontano l'insediamento a Prato del nuovo Procuratore, Dott. Nicolosi. A questi da subito è stato chiesta la sua opinione sulla realtà delle mafie cinesi, con tanto che la sua risposta è stata un rimandare ad un tempo in cui egli avrà potuto conoscere meglio la complessa realtà pratese.
 
Il caso di stamani, casca proprio a fagiolo: c'è l'organizzazione, il clima di omertà,  il controllo di attività economiche, le ingerenze sui  servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri…
 
Certo, queste sono riflessioni che ci facciamo tra di noi e rimane che tutte queste sono valutazioni che spettano a chi di competenza e non certo a noi.
 
Noi siamo però fermi nel ribadire la nostra convinzione, visto che il possesso di un'opinione e di esternarla è una cosa che è consentita a tutti: la soluzione o almeno una svolta sostanziale del "CASO-PRATO" è possibile solo se si cartifica e si persegue come un caso di mafia. Altre soluzioni non ne vediamo.
 
O si arriva alla contestazione del 416-bis e magari, operazioni come quella in discussione o some molte altre che si sono avute in passato, anche i giro per l'Italia, si mettono a sistema, oppure non potremo ma essere efficaci.
 
Ovviamente staremo a vedere, non senza manifestare un senso di riconoscenza verso il PM Sangermano, il Colonnello Reolon e tutti  gli uomini che hanno messo la propria professionalità e competenza in questa operazione.
 
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