"L'iniziativa di Fratelli d'Italia del 29 maggio di rivolgere al presidente Mattarella un appello per proteggere l'Italia da un attacco, che ha sbloccato la situazione e portato alla costituzione del nuovo Governo, è dovuta a due motivi: il primo è stata la costatazione che il nostro Paese era nuovamente finito nel mirino della speculazione internazionale e a rischio di ripetere l'esperienza del 2011. Lo stallo politico e la conseguente criticità economica, causata dal fallimento dell'incarico a Conte (per i noti contrasti col Quirinale) e dall'incarico dato a Cottarelli (destinato ad un incredibile fallimento parlamentare con ulteriore perdita di credibilità sia del Paese che del Presidente della Repubblica) ci ha reso chiaro che senza un deciso intervento una crisi istituzionale e di sistema sarebbe stata inevitabile – lo dichiara l'Onorevole di FdI Riccardo Zucconi – Il secondo motivo trova la sua radice in una questione di principio: rispondere con orgoglio al fatto che la sovranità nazionale fosse compressa, se non azzerata, non solo dalle reazioni mercantili ma anche dall'uso che delle stesse stavano facendo le Istituzioni Europee, un sopruso perpetrato con gli strumenti della coercizione economica. Non reagire sarebbe stato accettare di non essere più titolari di una sovranità e di una dignità nazionale, dover ammettere che nuove Yalta privassero i popoli del sacrosanto principio dell'autodeterminazione".
"E allora – prosegue il deputato versiliese – quando nella mattina del 29 lo spread ha superato quota 300, la Borsa ha proseguito nelle perdite con un -2,10% , mentre l'Istat preannunciava un misero 0,3 % di crescita del PIL rispetto al trimestre precedente, è parso chiaro che si dovesse agire per far ripartire una trattativa fra quelle forze politiche che erano in grado di portare alla costituzione di una maggioranza parlamentare. Di qui la decisione di Giorgia Meloni di rivolgere un appello al presidente Mattarella e di sollecitare quindi ad una netta inversione di marcia, decisione che, nell'offrire il contributo dei 50 Parlamentari di Fratelli d'Italia alla nascita di un Governo Conte, ha oggettivamente sortito degli effetti".
"Il successivo no di Di Maio ad un ingresso del nostro partito nella maggioranza è stato da lui ben chiarito quando ha dichiarato FdI essere una compagine 'di destra': ora, se essere di destra significa cercare di ripristinare uno stato sociale sinonimo di civiltà e ormai vanificato in mille privilegi, difendere una dignità nazionale essenziale (anche per far debitamente rispettare gli interessi economici del nostro Paese), combattere quel nihilismo dilagante che il Papa Emerito Ratzinger indicava come il male oscuro dell'Europa, ecco, se questo significa essere 'di destra' difficile smentirlo – sottolinea Zucconi – FdI non ha mai richiesto o trattato posti di Governo che non fossero legati dunque a questa condizione sui contenuti del programma".
"Alla luce di queste considerazioni, la posizione di astensione preannunciata dal Presidente Meloni rispetto alla questione di fiducia sul Governo Conte, è conseguenziale e risponde agli stessi criteri che ci hanno guidato nell'azione politica in queste lunghe settimane di crisi: la responsabilità verso gli italiani e la Nazione – chiude Zucconi – Le polemiche con altri partiti non ci interessano, ma deve essere ben chiaro a tutti che la nostra posizione politica continua ad avere queste radici e queste motivazioni, le stesse che ci guideranno anche nelle future valutazioni sull'operato del Governo Conte.
Non è un bel momento per il centro-destra, che pure ne ha superato di peggiori, ma confidiamo che proprio il centro-destra e tutti i partiti che lo compongono rimangano il punto di riferimento politico maggioritario nella volontà degli italiani come dimostrato il 4 marzo".
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