Nel
pomeriggio dopo che si era svolta l'assemblea pubblica per fusione
San Marcello-Piteglio,ho chiesto tramite il mio profilo facebook,in
maniera visibile a tutti,al sindaco Marmo la seguente
domanda:”Apprendiamo
dall'appena conclusa assemblea sulla Fusione San
Marcello-Piteglio,che le regole da utilizzare per la fusione saranno
le medesime adoperate per Abetone-Piteglio,anzi sembra che le
vogliono formalizzare.Da Silvia Cormio,ormai non mi aspetto nulla.Ora
chiedo al sindaco Luca
Marmo,senza
farmi tutta la pantomima"dell'impegniamoci per il si"che
lascia il tempo che trova,anche perchè un risultato netto del sì in
entrambi i comuni,risolverebbe diversi problemi d'immagine a tante
persone.Al netto le regole di non considerare i singoli comuni,ma di
mettere insieme i risultati in unico calderone e che basti una
maggioranza qualificata dei 2/3,ti stà bene come regola?
“.La
risposta è stata:”Vediamo
come saranno composte le regole Marco.
Comunque mi pare che ti sia sfuggito un aspetto tutt'altro che
irrilevante. Si è detto a chiare lettere che la condizione per
procedere è l'assenso dei Consigli Comunali. Prima dell'indizione
del referendum e immutata fino all'approvazione della legge di
fusione. Beh insomma! A me qualcosa dice questa cosa.
“.Proseguendo
nella discussione ho chiesto al sindaco Marmo ho fatto notare che il
comune di Piteglio,proprio grazie a lui è entrato nell'associazione
dei comuni dimenticati,che si è espressa con grande forza contro le
fusioni a freddo..Ed a Marmo ho detto che ha questo punto se accetta
le regole”cutiglionesi” uscirà da questa associazione in quanto
incompatibile.Lui mi ha detto che non vi è nessuna
incompatibilità.Ora
io invito alla lettura del documento dell'associazioni comuni
dimenticati,che riporto in maniera integrale.Faccio notare che nello
scritto riportato qui sotto si parla proprio del caso
Abetone-Cutigliano.
Ora
personalmente ritengo che ci sia incompatibilità tra l'accettazione
delle regole”cutiglionesi”e il far parte dell'associazione comuni
dimenticati,e presto il sindaco di Piteglio dovrà scegliere per non
tenere il piede in due scarpe.Ma questo è solo la mia
opinione,quindi leggete il documento e fatevene una vostra.
Ormai
hanno calato la maschera.
Svegliati
Piccola Italia che si vuol cancellare
Ormai
il dado è tratto, ormai hanno rotto gli indugi, svelato i veri e
nefasti obiettivi. Se con le
Unioni
dei Comuni e con l’associazionismo obbligatorio si era voluto
nascondere, sotto un tappeto
di
ipocrisie, il vero ed unico obiettivo, ossia lo smantellamento e la
cancellazione dei piccoli
comuni
italiani, oramai non ci sono più dubbi e sono usciti allo scoperto.
La
Del Rio prima, le varie e caotiche norme regionali poi, una diversa
dall’altra, in una gara al
massacro
dei piccoli da parte delle varie regioni, la pdl Lodolini, di marca
PD, che propone la
soppressione
dei comuni sotto i 5.000 abitanti, ci offrono un quadro terribilmente
chiaro che obbliga
tutti
i cittadini e gli amministratori di questa Italia che si vorrebbe
cancellare ad indignarsi, a
ribellarsi,
e soprattutto a resistere ed a contrattaccare.
Ad
Abetone si è assistito ad una sospensione della democrazia, indegna
per uno Stato di diritto. Si è
assistito
ad una palese violazione dell’art. 1 della nostra Costituzione,
delegittimando il popolo,
quella
comunità, dall’esercizio di quella sovranità che le è propria ab
origine.
Ad
Abetone si è piegata la legge e la Costituzione alla volontà di
pochi a dispetto del
pronunciamento
di quella società civile che quelle montagne le abita, le ama e che
quotidianamente
decide
di continuare a viverle, curarle, tutelarle.
Sappiano
i cittadini e gli amministratori di Abetone che godono del nostro
totale sostegno e della
nostra
totale vicinanza. Sappiano quegli amministratori di essere stati
investiti, con l’esito di quel
referendum,
del dovere più nobile per un pubblico amministratore: il rispetto e
l’attuazione della
volontà
popolare.
Sappiano
quegli amministratori che rischiano di passare alla storia e da essa
di essere giudicati
come
il primo ente in Italia ad essere accorpato in maniera coatta ed in
antitesi alla volontà della sua
gente.
Non
possono, a fronte di tutto ciò, che decidere di adoperarsi per
cercare di fare tutto il possibile,
quanto
in loro potere, per ripristinare lo status quo ante e per dar seguito
e voce alla popolazione ed
alla
sua volontà.
Continuiamo
a ribadire con forza, in ogni sede, che è in atto un processo di
smantellamento della
nostra
architettura istituzionale che avrà l’unico merito di cancellare
municipalità millenarie a fronte
di
risparmi che si riveleranno inesistenti se parametrati al vuoto di
democrazia e di presenza statale
in
luoghi che si trasformeranno in riserve indiane, che saranno
condannati all’estinzione.
Non
siamo contrari alle fusioni volontarie, alle sinergie volontarie, a
comuni e comunità che
decidano
liberamente di mettersi insieme. Siamo contrari a processi che si
propongono di piegare
coattivamente
la volontà di comunità e cittadini che esistono e resistono da
molto prima e con molta
più
storia e gloria rispetto a quegli enti che ne vorrebbero decretare la
morte.
Proponiamo
da mesi, di fronte all’oggettivo fallimento della Del Rio e di
questo processo non
processo
di riorganizzazione istituzionale, di sedersi ad un tavolo e di
scrivere, collegialmente e
congiuntamente,
un patto istituzionale che possa coniugare buon governo, contenimento
dei costi,
risparmio,
con la doverosa tutela e sopravvivenza dei territori e dei piccoli
comuni italiani.
Siamo
pronti, siamo i primi a volerci mettere in discussione, i primi a
voler governare i
cambiamenti
imposti dalla storia, i primi a tendere la mano senza ricevere in
cambio alcunché se
non
un silenzio interrotto, più o meno quotidianamente, da tentativi che
attentano alla nostra stessa
esistenza.
Ci
allineiamo alle parole di Matteo Mastrini, vicepresidente di Uncem
Toscana, il quale afferma che
"Il
percorso da seguire è diametralmente opposto rispetto a quello
indicato dalla Regione - sostienec'è
bisogno
di investire valorizzando la montagna e la sua cultura". In
discussione lo stesso sistema
regionale:
"La Toscana sta rinnegando la propria tradizione, fatta di
qualità ed identità". La ricetta è
chiara:
"Alla montagna occorrono sgravi fiscali, defiscalizzazione per
le attività economiche e
norme
specifiche per incentivare i giovani e le imprese". Lo stesso
diritto a vivere in montagna è in
discussione:
"La popolazione deve poter esercitare quel diritto di opzione
che risiede nella Carta
Costituzionale".
Sulle fusioni a freddo il giudizio è netto: "Ridisegnare la
montagna così come le
zone
pianeggianti dimostra tutta l'approssimazione del legislatore:
privare di risorse le zone
montane
significa trascinare i problemi a valle". Un'operazione politica
contro la democrazia: "Lo
Stato
dovrebbe tagliare i tribunali
delle acque, i Bacini imbriferi montani, gli Ato e i 138 enti parchi
regionali
nonché la pletora dei consorzi di bonifica. Sono 500 gli enti
sanguisuga che pesano sulle
nostre
casse per circa 10 miliardi di Euro all'anno. Anziché tagliare
queste spese inutili si punta ai
Comuni
mettendo a rischio la sopravvivenza delle comunità che hanno scelto
di vivere in
montagna".
Per
tutto questo e per molto altro, per difendere il nostro diritto di
vivere dove vogliamo, per
tutelare
le aree marginali e periferiche del nostro paese, per affermare con
forza che la Costituzione
ed
i diritti in essa contenuti, quale il diritto alla salute,
l’uguaglianza tra le persone, il necessario
carattere
sociale e non economico di alcuni beni pubblici ed universali, non
sono in vendita ma
altresì
impongono al legislatore la loro tutela, il loro rispetto e
soprattutto la loro piena attuazione,
l’appuntamento
è per il 12 marzo a Volterra, città sede del palazzo comunale più
antico d’Italia,
dove
quest’Italia minore, quest’Italia ormai relegata ad un ruolo di
serie B, quest’Italia bistrattata,
offesa,
derisa, darà luogo ad un’enorme mobilitazione nazionale, colma di
dignità ed amore per la
propria
terra, in difesa delle autonomie locali, dei piccoli comuni e dei
loro abitanti, in difesa delle
minime
condizioni essenziali per risiedere nelle periferie della nostra
nazione.
Gli
echi di quella giornata dovranno risuonare forti e chiari nei palazzi
romani.
Combatteremo
e non ci arrenderemo di fronte a questa società del take-away, di
fronte alla
concezione
degli enti pubblici come società private che devono badare soltanto
ai conti ed al
rispetto
dei parametri, di fronte ad una politica e ad una società civile
piegati e fiaccati ai voleri
dell’economia
e della finanza, di fronte a inermi cittadini relegati al ruolo di
utenti, di miseri
numeri.
Svegliati
piccola grande Italia.
Roma,
04/04/2016
Franca
Biglio Nicola Verruzzi
Presidente
ANPCI Sindaco di Montieri
Distinti
saluti
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