Durante il periodo preistorico fu abitata dall' "homo sapiens neanderthaliensis"; le testimonianze della presenza umana risalgono al Paleolitico Medio (60.000 ÷ 50.000 anni fa), e sono costituiti da manufatti litici su selce e ciottolo. Gli studi moderni fanno ritenere che la fase urbana dell'antica Velitrae risalga alla fine del VII Secolo a.C. o all'inizio del successivo.
DA VELESTER A VELITRAE A VELLETRI.......
DALLE ORIGINI ALLA PAX DI ROMA:
L'origine di Velletri, così come quello di molte altre città la cui storia "si perde, nell'oscurità dei tempi, è incerta per cui, in mancanza di testimonianze certe ed univoche, si è cercato di ricostruirla attraverso "fonti" rilevatosi successivamente inattendibili e "congetture" che non hanno retto neanche al primo riscontro. Nessuno degli antichi storici parlano della fondazione di Velletri, né di quella delle altre città del Lazio; essi si limitano a ricordarle indirettamente, nelle narrazioni delle gesta romane.
C'è chi ritiene che Velletri sia stata fondata dai Volsci, di cui ne divenne la capitale e chi sostiene invece che la nostra città nacque etrusca intorno al 700 a.C., tanto per citare due tesi del tutto contrastanti quanto puntigliosamente difese.
I Volsci erano un popolo forte e guerriero che verso il VI sec. a.C. vennero a stabilirsi sui monti Lepini occupando quella vasta zona di territorio che si estendeva da Segni sino a Sora e Cassino attraverso la valle del Sacco e da Sezze e Priverno sino a Terracina, Fondi e Formia, attraverso le Paludi pontine. Più che i fertili campi della Campagna veliterna deve essere stata l'invidiabile posizione strategica della città ad indurli ad occupare Velletri.
A riprova di ciò Svetonio, ne Le vite dei dodici Cesari, riferisce che a Velletri si trovava un tempio di Marte, nume tutelare della gente volsca. Questo tempio era in grande rinomanza presso tutta la nazione, la quale vi conveniva a sacrificare per la pubblica prosperità e a prendere i presagi. Il che diede motivo ai poeti di chiamare Velletri Urbs inclyta Martis, celebre città di Marte.
Gli Etruschi, invece, provenivano dall'Etruria da dove si spinsero verso il Sud per barattare i loro utensili in metallo con quelli di altre civiltà e lungo il percorso di questa lenta ma costante marcia ad ogni tappa ponevano la base di una città in cui si soffermavano per qualche tempo. Possiamo quindi ricostruire l'itinerario del loro avvicinamento al mondo greco dalle città da essi fondate: Veio a nord del luogo dove qualche secolo dopo sarebbe sorta Roma, Tivoli su una altura lontana dagli acquitrini paludosi e malarici, Tusculum, l'attuale Frascati, Praeneste ossia Palestrina, Cori sino a Capua dove vennero in contatto con i Greci ivi stanziati.
MUNICIPIUM ROMANUM:
Con la nascita di Roma la città di Velletri, volsca o etrusca che fosse, dopo aver resistito per circa due secoli alle forti pressioni espansionistiche veniva conquistata dai romani.
Velletri fu una civitas opulenta, come lo attestano le sue mura preromanee, le artistiche terrecotte volsche, preziosi tesori del VI sec. a.C., conservati nel museo di Napoli e in quello della nostra città. Fiera del suo Senato, della sua forza e della sua autorità, resistette lungamente contro la prepotenza accentratrice di Roma; e quando, domata da Furio Camillo, le dovette cedere il passo, essa divenne il più apprezzato Municipium Romanum.
Per la tenace resistenza opposta le sue fortificazioni vennero rase al suolo ed i suoi cittadini portati a forza a Roma al di là del Tevere (ossia nell'attuale quartiere di Trastevere) ripopolandosi la città con coloni per la coltivazione di quelle fertili terre che l'Urbs tanto aveva desiderato possedere per l'invidiabile posizione strategica della nostra città.
Pur ultima dopo gli Equi, gli Enrici e gli Aurunci, quindi, anche a Velletri nel 338 a.C. alla fine di una guerra che Livio definì "eterna" e Cicerone "gravissima", veniva soggiogata da Roma e finiva così il regno dei Volsci con il leggendario re Metabo e sua figlia Camilla di cui ci ha lasciato memoria Virgilio nell'Eneide.
Le prime ostitilà sorsero sotto il re Anco Marzio; conquistata dal console Aulo Virginio, ricevette una colonia romana nel 493 a.C. e un'altra nel 404; poco dopo la Guerra Gallica passò ad una aperta rivolta contro Roma e venne infine sconfitta sulle sponde dell'Astura nel 338 a.C. Divenne, pertanto, come abbiamo appena ricordato prima una colonia e subito dopo il più apprezzato Municipium Romanum concorrendo con il valore ed il sangue dei suoi figli alle vittorie su Pirro e su Annibale.
Era inevitabile, però, che il dominio romano imponesse a Velitrae e ai suoi abitanti la sua religione, i suoi costumi e la sua lingua facendo a poco a poco perdere memorie di tutto quello che rimaneva della passata civiltà. Anche se Strabone scrisse: "Quando il popolo dei Volsci venne assorbito dai Romani, rimase presso questi la loro lingua, tanto che si rappresentavano in Roma commedie in lingua volsca".
Velletri ha dato i natali alla gens Ottavia, da cui discende l'imperatore Augusto. Fiorente città in epoca imperiale. Numerosissime infatti,le testimonianze di età romana presenti nel territorio veliterno: tra questi, di grande rilievo sono i resti delle "Ville", dove i patrizi romani, proprietari di vasti terreni, trascorrevano le loro vacanze. Venne, in seguito, devastata dai visigoti e dai Goti nel V secolo..
DOPO ROMA:
L'Alto-Medioevo e la decadenza
Dopo la caduta dell'impero romano Velletri fu devastata dai barbari, prima dai goti di Alarico che avevano da poco compiuto il saccheggio di Roma, questi si insidieranno a Velletri tanto che il suo primo vescovo fu proprio di origine Gota, la città sarà temporaneamente liberata dai Bizantini del grande generale Belisario che il 9 dicembre 536 entrò a Velletri mentre dal sud Italia marciava verso Roma, durante i fatti della Guerra gotica. In seguito la città fu toccata anche dall'altro generale bizantino Narsete che sappiamo riconobbe a Velletri la fedeltà verso l'Impero tanto che diede alla città delle libertà speciali poi riconfermate dall'Imperatore Giustiniano I, così qui si formerà la prima parte del motto della città di Velletri cioè Est mihi libertas imperialis. Sempre durante le fasi della guerra gotica entrerà in città anche il grande condottiero dei goti Totila. Da quello che ci raccontano gli storici cristiani fu un sanguinario in realtà la sua figura fu molto più alta e nobile. In questo periodo Velletri era un passaggio cruciale tra il nord e il sud Italia visto che la vicina Palude Pontina dalla caduta dell'impero Romano era tornata un posto malarico e inospitale, così Velletri che si adagiava sui colli Albani rimaneva l'unico percorso percorribile attraverso la via Appia Antica. Finita la Guerra tra i Bizantini ei Goti la penisola subì l'ultima e più disastrosa invasione barbarica, quella dei Longobardi, entrati attraverso le Alpi intorno al 568 e che spedirono l'Italia in pieno Medioevo. Possiamo immaginare che nella loro discesa verso il sud dello stivale i Longobardi passarono anche da Velletri che ormai del ricco e fiorente centro romano conservava solo il ricordo, dato che la città era semi-spopolata dai 15.000 abitanti di qualche secolo prima era passata ad appena 1.000. Lo stesso papa Gregorio Magno nel 592 con una lettera al vescovo ordino ai cittadini di abbandonare la città perché insicura, questa lettera è molto importante perché ci dice che Velletri in questo periodo faceva parte del Ducato di Roma ed era tenuta molto in considerazione. Il fatto di far parte del ducato di Roma diede la possibilità alla città di non dover subire troppo le angherie dei Longobardi. Nel 730 ormai insofferente verso Goti, Longobardi e gli stessi Bizantini, Velletri si schierò al fianco del Papa, ricevendone in cambio una certa autonomia nei confronti dello stato pontificio. A tale circostanza si deve la nascita del motto completo della città ("EST MIHI LIBERTAS PAPALIS ET IMPERIALIS") che campeggia ancora oggi nello stemma cittadino. Nel 774 Velletri venne visitata da Carlo Magno che trascorreva la pasqua da Papa Adriano I, sappiamo anche che una delegazione di Velletri era presente nell'800 quando Carlo Magno venne incoronato da papa Leone III.
Velletri riuscì a mantenere la sua indipendenza sia dalla Chiesa, attraverso il Vescovo Cardinal Decano del Sacro Collegio che limitava la libertà in campo ecclesiastico, sia dall'Impero. Principio che venne consacrato nel motto riportato nello stemma comunale "Est mihi libertas papalis et imperialis", una libertà conquistata con orgoglio e sacrificio. Velletri si governava con i propri rappresentanti e si difendeva con sue milizie. Riuscì a mantenere l'indipendenza e l'unità, soprattutto nei confronti delle città confinanti i cui baroni come i Savelli , gli Orsini, i Colonna, i Caetani, i Frangipane, tentarono più di una volta di impossessarsi dei suoi territori, nonostante i veliterni fossero divisi in fazioni politicamente contrapposte: le Pecore fedeli al Papa e i Lupi seguaci dell'Imperatore.
Come ultimo fatto di fine millennio Velletri subirà anche le aggressioni dei Saraceni che dalla Sicilia si stavano spingendo in centro-Italia. In questo periodo la città si doterà nuovamente di mura difensive, mura che non esistevano più ormai dal lontano 338 a.C. vale a dire quando Roma reppublicana assoggettò Velletri. Anche la minaccia Saracena finirà nel 915 d.C. con la battaglia del Garigliano combattuta da Giovanni X; con questo si chiuderà il primo millennio.
(La versione su riportata non ha base storiche. Essa si basa solamente sul racconto che ne fa Alessandro Borgia nella sua Istoria, il quale dice di averla presa dall'opera imperfetta di suo padre. Theuli che scriveva 80 anni prima del Borgia dice di non sapere da dove avesse avuto origine il motto EST MIHI LIBERTAS PAPALIS ET IMPERIALIS che compare per la prima volta nel XVII secolo su un sigillo di metallo venuto alla luce in quel periodo e conservato nel museo Ginnetti e su cui si leggeva: Signum Communis Veletri, Sit vobis papalis libertas imperialis. Ascanio Landi, primo storico veliterno, non ne parla affatto. . Il millennio si chiude con l'atto di enfiteusi che il vescovo di Velletri Leone sancì con il consul et dux Demetrio di Melioso nel 946, data che può essere considerata come l'inizio dello sviluppo comunale del periodo successivo)
Basso Medioevo e Rinascimento - Nascita e caduta del libero Comune
Dopo l'anno mille comincia a esserci una stabilizzazione generale della penisola italiana: l'Italia ha trovato una sua stabilità, anche se ormai è irreparabilmente divisa in ducati e piccoli regni, per lo più di origine barbarica, e città-stato più o meno grandi. Velletri in questo periodo comincia a maturare la sua idea di comune indipendente, cioè di auto-governarsi con leggi proprie, magistrati propri, governanti eletti dal popolo: lo testimonia anche lo stemma cittadino, nato in questo periodo, che ritrae, infatti, un'aquila bicefala coronata, forse ispirata a quella Paleologa bizantina, e reca all'interno la scritta già citata in latino; lo stemma all'interno ha anche tre torri e tre alberi dall'oscuro significato (probabilmente sono riferimenti culturali romani o pre-romani). Tutto questo mentre le città vicine diventavano castelli di signorotti e famiglie aristocratiche locali, che daranno poi origine alla denominazione Castelli romani che anche oggi è attribuita a questa zona. Velletri lotterà orgogliosamente e bellicosamente per difendersi dai vari aggressori desiderosi di assoggettarla per il suo appetibile territorio e per la posizione strategica, ma anche per le sue scelte politiche indipendenti.
Il comune di Velletri nel 1100 aveva come struttura governativa un parlamento per gli affari più importanti come le elezioni dei magistrati, mentre per gli affari più ordinari c'era un consiglio maggiore formato da circa 120 cittadini; infine c'era il consiglio di credenza che serviva come organo di controllo ed era formato da nobili. In seguito, per affrontare meglio i problemi d'emergenza, il Comune passa all'istituzione dei "signore nove" o "nove bravi uomini" che avevano il compito di governare sotto mandato del popolo ma in modo più immediato. Velletri, nonostante fosse un piccolo comune, riuscì lo stesso a crearsi un suo spazio, anche grazie alla fedeltà che più volte dimostrerà al papato, fedeltà non disinteressata perché i papi più volte corsero in aiuto di Velletri nei momenti di difficoltà. Quest'amicizia era dovuta al fatto che la città fu frequentata da molti futuri papi, che vi studiarono in gioventù o vi ricoprirono la carica di Vescovo. La diocesi di Velletri, oggi Sede suburbicaria di Velletri-Segni, è una delle più antiche al mondo e ha il record del maggior numero di vescovi-cardinali divenuti Papa.
Il 12 marzo del 1088 con conclave a Terracina divenne Papa il vescovo di Velletri Oddone, che prese il nome di Urbano II e passerà alla storia per avere indetto la prima crociata. Fu osteggiato dall'antipapa Clemente III, ma Velletri rimarrà fedele al vero Papa. In questo periodo Velletri riesce a resistere all'assedio di Roberto Il Guiscardo, duca dei Normanni, che marciava verso Roma e aveva già saccheggiato Cisterna di Latina e Sezze.
Il 27 agosto 1181 fu eletto Papa un altro vescovo di Velletri, Ubaldo Allucignoli, che prenderà il nome di Lucio III. L'evento straordinario per la città è che il conclave si tenne in Velletri nella cattedrale di San Clemente, dove il nuovo pontefice mantenne la sua sede pontificia per due anni durante i quali proclamò sette nuovi cardinali e, sembra, ricevette il Re di Scozia in visita.
Nel 1205 venne nominato vescovo di Firenze Giovanni da Velletri, che si distinse per le sue doti diplomatiche e l'alta fedeltà al Papato. Qualche anno più tardi, nel 1222, giunse a Velletri San Francesco d'Assisi.
Verso il 1240 la città di Velletri dovette istituire un'autorità che potesse decidere unilateralmente. Venne creata la carica del Podestà, che affievolì quella dei Consoli.
Velletri per molti anni, grazie alla fedeltà alla Santa Sede, ottenne favori e privilegi dai Papi e potè rimanere una città indipendente.
Nel 1512 il governo della città passò ai Priori, che sostituirono i Podestà. Seguì un lungo periodo di pace e di prosperità economica. I Priori nel 1738 vennero sostituiti da tre Conservatori che amministravano la città, insieme al Consiglio, sotto la sorveglianza del Vice Governatore rappresentato dal Vescovo.
Il territorio di Velletri nel 1744 fu testimone di episodi bellici che vide fronteggiarsi gli eserciti degli alleati spagnoli e napoletani contro gli Austriaci. Questi, però vennero respinti fuori le mura della città e Carlo III riuscì a salvare il suo regno.
Gli echi della Rivoluzione francese si avvertirono anche a Velletri e nel 1796 i veliterni, guidati dal sacerdote Dioniso Pagnoncelli, insorsero contro i Priori e la nobiltà locale. Due anni dopo veniva proclamato decaduto il regime pontificio e instaurata la democrazia
Nella piazza del Comune venne innalzato "l'Albero della Libertà", e vennero aboliti i titoli nobiliari, venne poi distrutta la statua di bronzo del Bernini, raffigurante il papa Urbano VIII.
Nel 1809 Napoleone, dopo aver occupato il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio, divise il territorio in vari dipartimenti. Velletri divenne capoluogo della Provincia di Marittima, che comprendeva 45 Comuni. Il Papa Pio IX abbandonò Roma e si rifugiò a Gaeta.
Il 19 Maggio del 1849 a Velletri si combattè una battaglia che vedeva coinvolti l'esercito di Garibaldi e le truppe di Ferdinando II re delle due Sicilie. Nonostante la vittoria di Garibaldi, la Repubblica Romana venne respinta dai francesi. Il Papa tornò a Roma e le città che si erano distaccate furono riannesse nello Stato Pontificio.
Nel 1875 Garibaldi venne in visita a Velletri, accompagnato dalla moglie e dai figli e venne acclamato cittadino onorario. Dalla sua residenza a Caprera Garibaldi scrive una lettera di ringraziamento definendo Velletri la sua seconda terra natia, commosso di appartenere alla cittadinanza veliterna.
Nel 1863 Pio IX ( Papa Mastai) arrivò a Velletri attraverso la ferrovia, inaugurata nel 1862, che egli aveva tanto voluto e che agevolava le comunicazioni con Napoli, dando maggior prestigio alla città.
Con la fine dello Stato della Chiesa Velletri cessò di essere capoluogo della Provincia di Marittima. Dopo qualche anno di crisi dell'economia locale Velletri si riprende, divenendo una delle principali produttrici di vino, destinato maggiormente al mercato romano.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE:
L'ultimo conflitto mondiale ha duramente provato la città, distruggendo molti monumenti e palazzi, disperdendone anche le ricche collezioni d'arte. Numerose le vittime umane.
Nella seconda guerra mondiale la città si troverà al centro della ritirata tedesca e l'avanzata americana da Napoli, per questo subirà duri bombardamenti che la distrussero per l'ottanta per cento, facendo perdere alla città la sua antichissima impronta e costringendo la popolazione ad una ricostruzione con dubbi risultati architettonici ed artistici, la città potrà consolarsi in parte ricevendo la medaglia d'argento al valore civile. La Velletri di oggi ha perso la sua antica importanza ma rimane un centro di rilievo nella provincia di Roma e anche nel Lazio, potendo contare su vari servizi, come le molte scuole con vari indirizzi scolastici che richiamano studenti anche dalle province vicine come Latina e Frosinone, poi Velletri è anche sede del palazzo di giustizia, dispone di una stazione dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e della Guardia Forestale ed è sede della scuola Marescialli e Brigadieri dell'Arma dei Carabinieri "Salvo D'Acquisto", inoltre qui si trova anche il poligono di tiro militare/civile Vittorio Emanuele III il secondo più grande per affluenza del Lazio. Nel 2005 Velletri ha visto per la quattordicesima volta un suo vescovo salire alla soglia di Pietro, si tratta di Joseph Alois Ratzinger divenuto Papa Benedetto XVI. Il quale, in data 23 settembre 2007, è tornato a far visita alla sua ex-diocesi. In quest'occasione volendo continuare il rapporto di affetto che la città e i suoi vescovi divenuti Papi hanno sempre avuto, ha regalato alla cittadinanza una colonna bronzea che gli era stata a sua volta regalata da cento comuni della sua natia Baviera; la città a sua volta ha regalato a Benedetto XVI una copia della Crux Veliterna o "Croce di Velletri" che nella lontana metà del Duecento Papa Alessandro IV aveva regalato a Velletri avendola avuta anche lui a sua volta come regalo da Federico II di Svevia. La Croce fu rubata nel 1983 ma fu ritrovata e riconsegnata alla città nel 1996, proprio quando l'allora Joseph Alois Ratzinger era titolare della Sede suburbicaria di Velletri-Segni. Inoltre, in questa circostanza la provincia di Roma ha donato a Velletri una statua rappresentate papa Giovanni Paolo II fatta dallo scultore Mark Kostabi.
GEOGRAFIA E TERRITORIO:
Velletri, l'ultimo dei Castelli Romani raggiunto dalla via Appia, si adagia tra castagneti e vasti vigneti sulle falde del Monte Artemisio. Dista circa 40 km a sud-est di Roma, sita a circa 385 m s.l.m.
Centro grande e popoloso, (Comune di 113,21 km², con circa cinquantamila abitanti) dalle antiche tradizioni e dalla storia millenaria, è famoso per le cantine e i vini prelibati. Di sicuro interesse i singoli monumenti medievali e le testimonianze dell'esperienza comunale visibili nel centro storico: La Porta Napoletana, sede di mostre ed esposizioni; la Torre del Trivio, il Palazzo dei Conservatori e la Piazza del Comune, posta al sommo dell'abitato, da dove una splendida vista arriva fino al mare ed alle Isole Ponziane.
A poca distanza del centro abitato si possono effettuare escursioni naturalistiche, nel verde del Monte Artemisio, alle sorgenti di Turano, acqua "Donzella" e "Marcaccio".
Il clima mite, anche se piovoso, e la natura vulcanica del terreno rendono particolarmente ricca la vegetazione: fecondi vigneti e oliveti, grandi boschi di castagno, fertili frutteti, variegate camelie rendono Velletri una delle più verdi città d'Italia.
MUSEI, EVENTI E MANIFESTAZIONI:
www.velletrimusei.it
Il territorio di Velletri, frequentato sin dal Paleolitico Medio (100.000-35.000 anni fa), ha restituito importanti testimonianze dei popoli (Etruschi,Volsci e Romani) che si sono succeduti in questa regione, oggi conservate nei suggestivi itinerari dei due Musei Civici: il Museo Archeologico O. Nardini e quello di Geoopaleontologia e Preistoria dei Colli Albani. La Città vanta inoltre un terzo itinerario di tipo storico-artistico nel Museo Diocesano, e i suoi tre Musei oggi costituiscono il Sistema Museale Urbano di Velletri. Conservano opere rilevanti come il celebre Sarcofago delle Fatiche di Ercole (II sec.d.C.) o la Lastra dell'Orante (IV sec.d.C.) del Museo Archeologico e la Croce Veliterna del Museo Diocesano. A meno di un'ora dalla Capitale (in treno, in autobus o automobile), questa cittadina merita sicuramente una visita non solo per le attrattive storico–artistiche, per il suo circuito museale e monumentale (Porta Napoletana, Complesso della Cattedrale di San Clemente, Torre del Trivio, ecc.), ma anche per gli itinerari paesaggistici e per la rinomata tradizione eno-gastronomica. Compresa nella "Strada dei vini dei Castelli Romani", Velletri è famosa per i suoi vini, da abbinare ai prodotti tipici locali: pane, olio, funghi, cacciagione, carciofi e ortaggi, capisaldi della cucina "velletrana". Un ricco calendario di eventi e manifestazioni, distribuiti in tutto l'arco dell'anno, accoglie turisti e visitatori valorizzando produzioni, tradizioni e cultura. Particolare menzione meritano: la "Festa delle camelie" nel mese di Marzo, la "Festa del carciofo alla matticella" a Maggio e la "Festa dell'uva e del vino" in autunno.
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