CALAMECCA
Lungo le pendici di nord-ovest della Macchia Antonini si trova l'antico paese di Calamecca; il toponimo risale all'Alto Medioevo: in un documento dell'VIII secolo conservato nell'Archivio Storico Pistoiese: viene citato il piccolo borgo in occasione dell'acquisto di appezzamenti di terreno da parte di certo Willifredo di Willerado, un nobile di origine longobarda. Dal 1827 ogni anno, nella domenica più vicina al 20 agosto, generazioni di pistoiesi e di montanari si recano alla Macchia Antonini per trascorrere insieme la Festa alla Macchia Grande sui vasti prati circondati dalla cerreta. Fu per lasciare ai posteri un buon ricordo di sé dopo la sua morte che l'ingegnere Antonini, istituì la festa a sua memoria e donò al Comune di Pistoia i beni appartenenti alle possessioni granducali acquistati nel 1778 da parte del padre Felice. La Festa alla Macchia Grande attrae oggi persone da tutta la Toscana, grazie anche alle numerose manifestazioni collaterali che creano una discreta eco sulla stampa non solo locale: tiri con l'arco in costume, corse campestri, stand gastronomici, concorsi di pittura ex-tempore, ciclotour in mountain-bike, esposizioni di antichi attrezzi agricoli, raduni di moto e di auto d'epoca, concerti bandistici, ed altro. Ma anche durante l'anno vengono organizzate nei suoi prati analoghe iniziative ed eventi. Intorno alla cappella ove riposa Pellegrino Antonini, nel giorno della Festa si tiene un mercato di commercianti ambulanti.
PELLEGRINO ANTONINI
Pellegrino Antonini nasce a Orbetello nel 1765; il suo cognome è conosciuto a Pistoia per essere ricordato in un luogo - la "Macchia Antonini" - sulla montagna pistoiese. Il padre Felice era un "impresario dei boschi" e quando il sovrano Pietro Leopoldo, in adempimento delle sue politiche liberistiche, privatizza la montagna pistoiese, ovvero sostiene la concessione dei boschi ai privati cittadini, egli, insieme ad un socio, acquista un'estesa porzione di terreno a Calamecca, definita "Macchia Grande", contraddistinta dalla presenza di una foresta di cerri di alto fusto (anche centenari), faggi, aceri e abeti.
Pellegrino frequenta gli studi e diventa ingegnere comunale a Pistoia, dedicandosi soprattutto alle opere tecniche del sottosuolo. Alla morte del padre ottenne in eredità un bel patrimonio: che comprendeva una proprietà boschiva di oltre 200 ettari, un podere con casa colonica e una villa padronale. Per tutta la vita curò entrambe le due attività, affermandosi nel territorio pistoiese come un cittadino benestante.
Muore nel 1827, nel testamento lascia diverse disposizioni: tra cui quella di esser sepolto nell'oratorio che aveva fatto costruire nella sua villa in montagna - luogo da allora chiamato "Macchia Antonini" - e l'istituzione nel Liceo Forteguerri di una cattedra di veterinaria, con provvigione annua di 150 scudi, e l'obbligo per l'insegnante di tenere lezioni almeno tre volte alla settimana. Pellegrino aveva inoltre stabilito che con la sua cospicua eredità, essenzialmente di natura agricolo-forestale, si provvedesse al mantenimento di una ufficiatura nell'oratorio di Calamecca ed al conferimento di tre doti annue, che dovevano essere distribuite per un terzo ciascuno all'Orfanotrofio Puccini e agli Istituti delle Abbandonate e delle Crocifissine. Quest'ultima sua volontà è indicata con la denominazione "Legato Antonini".
Per lasciare ai posteri un buon ricordo di sé dopo la sua morte l’ingegnere lascia scritto di istituire una festa a sua memoria. Ancora oggi La Festa alla Macchia Grande richiama molte persone, grazie anche alle numerose manifestazioni che vengono organizzate.
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