RITORNO AL CASTAGNETO
Da quando l'infelice
scelta e scellerata decisione di eseguire impianti di pini sulla
montagna pistoiese e non solo, a ridosso di castagneti e palaie condannando di
fatto le selve di castagni secolari.
Il pino di per se non è
un legno per il nostro territorio di rilevanza economica e
d'importanza strategica.
Di fatto, con
l'associazione di pini, mal dell'inchiostro e cancro del castagno,
le estensioni di castagneti selle nostre colline montane sono state
decimate.
Pensare che il castagno o
meglio le castagne sono state considerate e non a torto i nostri
alberi del pane, le testimonianze sono ancora presenti nei vari
confini montani tra Siena, Pisa, Lucca, Pistoia, e tutto il
comprensorio dell'appennino tosco-emiliano, di fatto
l'appennino Pistoiese, Monte Amiata, e Barga per citare alcune
zone dove la storia si è soffermata, che hanno sfamato per anni a
memoria d'uomo e dato sussistenza in tempo di guerra a miriade di
sfollati. Periodi di carestia si sono alternati a periodi di
felice produzione. Non sempre chi ha governato la nostra regione
ha condotto operazioni con ragione.
Di
fatto i nostri secolari boschi e la nostra economia basata sul
castagno e castagna, è stata compromessa. Sempre più spesso ci si
imbatte in castagneti colpiti da malattia e il 70% già secchi.
Si
tratta di correre ai ripari e cercare di ristabilire le culture
tradizionali adatte al nostro territorio facendo, dei nuovi impianti
ed eliminando quelle piante che presentano mal di inchiostro e cancro
che hanno portato alla decimazione dei migliori esemplari, ci sono
delle zone da risanare.
Fortuna
che i piccoli proprietari si stanno adoperando e sono concordi nel
volere questo risanamento al più presto per dare nuovo slancio e
nuovo sviluppo al nostro territorio, sperando di non avere più
quelle ingerenze da “terzi” che fino ad oggi hanno causato
purtroppo solo danni.
Si
tratta di individuare le piante già innestate da immettere a dimora,
per fortuna vi sono molti vivai adatti al nostro scopo in Italia, da
augurarsi di ritrovare piante resistenti alle malattie.
I castagneti si
dividono in due principali categorie in base al prodotto ottenuto da
bosco.Palina
di castagno, è un
bosco ceduo con turno che può variare dai 10 a 30 anni, adatto alla
produzione di assortimenti molto vari, dai rametti da intreccio ai
pali per il sostegno di viti e recinti fino ad essere stati usati in
passato al sostegno dei cavi telefonici. La maggior parte dei boschi
di questo tipo derivano da vecchi castagneti da frutto convertiti
dopo l'abbandono delle zone montane. Più raro è trovare cedui di
castagno derivanti da impianti appositi. I boschi con maggiore
produzione si trovano in zone con terreni di derivazione vulcanica,
ad esempio Toscana,
Sardegna
senza dimenticare la Calabria,
che a fine turno possono raggiungere 13 - 20 m di altezza e 300 metri
cubi di massa legnosa.Mentre il castagneto da frutto, Impianto specializzato che per secoli ha garantito alle popolazioni montane il sostentamento. Diffuso largamente in sostituzione di altre specie a partire dal medioevo fino agli inizi del '900, quando è iniziato il declino dovuto principalmente all'abbandono della montagna.
La superficie occupata da castagneti da frutto è passata da 500 mila ettari a poco più di 80 mila.
L'impianto di un castagneto da frutto da ricreare ex novo, dovrebbe essere fatto con circa 200 - 300 piante per ettaro, che si ridurranno fino a 100 - 150 a fine turno. Tale riduzione è dovuta anche all'innesto (a spacco o a corona) che viene effettuato per le coltivazioni da frutto, non è garantito il totale attacchimento.
Importanti sono anche i boschi da legno, alcuni vengono prodotti anche essi innestati come quelle da frutto per la produzione di legname adatto alla produzione di mobili ed altri manufatti.
Le varietà diffuse nel nostro caso nelle diverse zone montane e collinari, italiane e derivano tutte dal castagno europeo. I frutti definiti commercialmente con il nome di "castagna" sono di pezzatura diversa (da 45 a 110 frutti in 1 Kg) e sono caratterizzati da una pellicola interna che penetra in profondità nell’interno della polpa, in qualche caso fino a dividerla (frutti settati); i frutti hanno una duplice destinazione: consumo fresco e trasformazione in castagne bianche secche, farina dolce e per alcune varietà, in castagne confettate dette “marroni.
Pur presentando nella stessa pianta i fiori maschili e femminili tutte le varietà necessitano di impollinazione incrociata.
Le varietà di "castagna" più diffuse riportate su alcuni trattati sono le seguenti: Castagna della Madonna di Canale d’Alba (a maturazione precoce), Bracalla (a frutto di grosse dimensioni), Garrone rosso (pregiata per il sapore della polpa e la pezzatura), Pistoiese, Reggiolana, Castagna di Montella (ottima per le castagne secche), N’zerta, Riggiola e Gabbiana.
Di recente negli anni '70 sono state introdotte alcune varietà cosiddette Euro-giapponesi, sono derivati da incrocio naturale o guidato tra il castagno europeo (Castanea sativa) ed il castagno giapponese (Castanea crenata).
Le principali caratteristiche sono una spiccata resistenza al "cancro della corteccia", una maggiore resistenza nei confronti del "mal dell’inchiostro", lo sviluppo contenuto che consente di realizzare impianti con sesti più ridotti, con entrata in produzione precoce, buona pezzatura dei frutti che presentano “dipende anche dalla zona di produzione”, precocità nella maturazione e raccolta dei frutti che inizia ad Agosto, cioè prima dei marroni e delle castagne, si impollinano reciprocamente fra di loro. Alle nostre latitudini non devono superare gli 800m, mentre più a nord devono fermarsi a circa sei-settecento.
Le varieta' Eurogiapponesi più note sono riportate su alcuni trattati: Primato, Precoce Migoule, Bournette, Bouche De Betizac, Marsol.Mentre le piu' importanti varietà di Castagne da frutto Giapponesi ma necessitano di un'assidua lavorazione sono: Tanzawa e Ginyose non adatte alle coltivazioni per il nostro territorio irto e scosceso.
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