In
queste settimane si è tornato a parlare di lavoro.O meglio di
diritti del lavoro,tramite la discussione sui due quesiti
referendari approvati (su tre proposti) dalla Cgil.Per
chi non lo sapesse nel
luglio del 2016 la CGIL (il principale sindacato italiano)aveva
raccolto circa 3,3 milioni di firme a sostegno
di tre quesiti referendari. Lo scorso dicembre i quesiti erano stati
dichiarati conformi alla legge dalla Cassazione.La Corte
Costituzionale ha
deciso di bocciare uno
dei tre quesiti referendari proposti dalla CGIL lo scorso luglio,
ammettendo invece gli altri due. La Corte ha deciso di non ammettere
il quesito relativo all’abolizione dell modifiche all’articolo
18 dello statuto dei lavoratori introdotte dal “Jobs
Act” del
governo Renzi, mentre sono stati ammessi gli altri due quesiti:
quello che propone di eliminare completamente i voucher,
lo strumento per pagare prestazioni saltuarie di lavoro; e quello che
riguarda la reintroduzione di maggiori tutele nei confronti dei
lavoratori esternalizzati da società che stanno lavorando in
appalto. Questi ultimi due quesiti riguardano in maniera soltanto
molto marginale il Job Act e di fatto puntano ad abrogare o
modificare normative molto più vecchie.
Sicuramente i due quesiti,specie se passe l'abrograzione delle due norme,sarebbero un ulteriore duro colpo al governo Renzi ( di cui quello Gentiloni ne è solo una mera fotocopia).Se però nei prossimi mesi si andrà a elezioni anticipate ,i referendum saranno automaticamente sospesi.Inoltre, il Parlamento potrebbe evitare il voto popolare legiferando in tempo per modificare le parti della riforma che i referendum chiedono di abrogare. Negli scorsi giorni la commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha messo all’ordine del giorno l’esame di cinque proposte di riforma dei voucher.
La prima considerazione che mi viene da fare è che la storia si ripete! A periodi alterni viene fuori la storia dell'abolizione dell'art.18 e la riforma dello statuto dei lavoratori,quasi fosse un evento ciclico e che non se ne possa fare a meno.Battaglia ideologica?forse!Argomento inutile?questo è tutto da vedersi!Chi vi scrive,ha dei genitori che si sono battuti per la creazione dello statuto dei lavoratori,mentre io mi sono dato da fare perchè non fosse abolito,l'art 18,partecipando anche a manifestazioni ed eventi.Partirò dicendo che in un mondo lavorativo onesto e meritocratico,l'art.18 non sarebbe mai esistito.Un datore di lavoro potrebbe licenziare tranquillamente un dipendente fannullone e/o nocivo per l'azienda,ma purtroppo non viviamo a Paperopoli,ma nel mondo reale,dove si và avanti a raccomandazioni, colpi bassi e a tirarselo in quel posto a vicenda,le cose non sono così semplici.Intendiamoci,non stò dicendo che le colpe sono tutte dei titolari e che i dipendenti sono dei santi,tutt'altro anzi direi che il marcio è bello abbondante da entrambi i lati e io sono per tutelare la parte che è più debole (anche se piena di fannulloni)Una ottima soluzione potrebbe essere rappresentata dal reddito di cittadinanza così come è in quasi tutti i paesi della comunità europea.Solo Grecia e Italia non lo hanno.Il lavoratore percepisce un reddito anche se è casa,ma è obbligato un tot di ore la settimana a fare lavori socialmente utili. Il centro per l'impiego ti cerca e procura un lavoro,di cui se ne rifiuti tre perdi tutti i diritti (soldi compresi).Insomma sarei orientato sul modello germanico,proposto anche da alcuni partiti. Di cui dubito si farà qualcosa perchè il sistema vuol tenerci schiavi e si oppone con tutte le forze a questo cambiamento.Non che l'impegno dei partiti sia incisivo,anzi mi sembra che questo tema torni solo sotto elezioni o in odore di esse.Ho sempre difeso lo statuto dei lavoratori con forza.Personalmente”ho visto cose che voi umani non potete immaginare”in ambito lavorativo,per esempio ho visto una persona che non aveva le capacità nemmeno per fare l'uomo di fatica,essere assunto a scapito di gente più qualificata(che ha perso l'impiego),semplicemente perchè sua madre era vice-direttrice di banca!,e pure con uno stipendio più alto rispetto ad altri dipendenti;per tutta il tempo che è servito,questa persona è rimasta,non solo non essendo d'aiuto ma pure essendo un peso per chi lavorava con lui,poi appena non è servita più la madre,è stato dapprima degradato,quasi umiliato e poco tempo dopo,gli è stato dato il benservito.Questo è solo uno dei mille esempi che potrei fare,ma a questo punto scriverei un libro(e non è detto che prima o poi non lo farò),per spiegare perchè ci devano essere delle tutele nel mondo del lavoro.In questi anni si è fatto un gran parlare di flessibilità lavorativa.Si è detto che ce ne deve essere di più e in nome di questa si è fatto nuove regole,il cui massimo apice è stato appunto il malefico Jobs Act,questo però non ha creato flessibilità ma solo precarietà. Il tutto è comunque inutile! La flessibilità non si sviluppa cambiando i regolamenti,fatevelo dire da chi l'ha vissuta la vera flessibilità.Ho avuto la fortuna di crescere e muovere i primi passi lavorativi,a Prato, quando questa aveva ancora un mare di lavoro,ed era questa la vera spinta che originava la flessbilità,infatti essendoci anche troppo lavoro,ci si poteva permettere di cambiare lavoro per qualsiasi ragione:c'è chi cambiava per guadagnare di più,chi per un orario migliore,chi perchè voleva un lavoro più vicino casa,ecc...ecc...le ragioni erano molteplici,ma in generale,se si voleva si cambiava lavoro anche una volta al mese!e non c'interessava le regole,manco le conoscevamo,perchè cercando cercando si trova il posto adatto alle nostre esigenze,e se eravamo abbastanza bravi si poteva trattare le condizioni economiche e/o lavorative,come più ci piaceva.Anzi in alcuni casi,presentando la lettera di dimissioni o semplicemente dichiarando l'intenzione,il datore di lavoro o chi ne faceva le veci,ad offrirti”qualcosa”(aumenti di salario o altro),perchè restassi;in alcuni casi direttori o caporeparto che si erano trasferiti in altre aziende,venivano a cercarti a casa,perchè tu andassi a lavorare nella loro nuova azienda.E non che c'interessassero le regole,tranne quella del posto a tempo indeterminato,ma solo per il semplice fatto,che in banca per ottenere un mutuo,era indispensabile,ed è paradossale che in questi tempi di crisi questa fosse l'unica regola da cambiare ed invece è l'unica che è rimasta!La flessibilità vi è quando vi è il lavoro,non cambiando le regole,se non si fa ripartire il motore,le nuove leggi servano solo a precarizzare i lavoratori che debbano piegarsi a qualsiasi condizione,pur di non perdere il posto di lavoro trasformandosi in nuovi schiavi....Certo è che di certo lo statuto dei lavoratori e le regole del mondo del lavoro,non possono e non devono essere riscritte da chi ha sempre e solo fatto il politico come professione,e neanche da”tecnici” o “professori”,che hanno alle spalle solo teoria e nessuna pratica del reale mondo del lavoro.In questo comprendo anche certi sindacalisti,che hanno fatto solo quello nella vitaNella mia personale visione,a riformare le leggi sul mondo del lavoo e lo statuto dei lavoratori,ci metterei un consiglio di Probiviri scelti tra pensionati di varie categorie lavorative, gente”vera”che ha lavorato per anni e capisce i problemi e le dinamiche,che si sviluppano nel lavoro.Anche e sopratutto quelle che non ti spiegano a scuola;naturalmente ne dovrebbero far parte anche manager,ma con almeno 30 anni di lavoro alle spalle e (ma non scontato se non detto)provenienti da aziende in attivo.Escluderei come già detto polici che non hanno fatto altro nella vita e che vengono ricollocati in altra veste.Non hanno mai avuto la preoccupazione “reale”di lavorare sul serio e quindi non possono riscrivere qualcosa a loro estraneo.La domanda che tutti si chiederanno a questo punto, è come voterò ai due quesiti referendari. A ora la mia risposta è che voterò si,ma solo perchè non ci sono alternative migliori. A quando una vera legge sul lavoro che tuteli quest'ultimo e non gli speculatori e le lobby?
Sicuramente i due quesiti,specie se passe l'abrograzione delle due norme,sarebbero un ulteriore duro colpo al governo Renzi ( di cui quello Gentiloni ne è solo una mera fotocopia).Se però nei prossimi mesi si andrà a elezioni anticipate ,i referendum saranno automaticamente sospesi.Inoltre, il Parlamento potrebbe evitare il voto popolare legiferando in tempo per modificare le parti della riforma che i referendum chiedono di abrogare. Negli scorsi giorni la commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha messo all’ordine del giorno l’esame di cinque proposte di riforma dei voucher.
La prima considerazione che mi viene da fare è che la storia si ripete! A periodi alterni viene fuori la storia dell'abolizione dell'art.18 e la riforma dello statuto dei lavoratori,quasi fosse un evento ciclico e che non se ne possa fare a meno.Battaglia ideologica?forse!Argomento inutile?questo è tutto da vedersi!Chi vi scrive,ha dei genitori che si sono battuti per la creazione dello statuto dei lavoratori,mentre io mi sono dato da fare perchè non fosse abolito,l'art 18,partecipando anche a manifestazioni ed eventi.Partirò dicendo che in un mondo lavorativo onesto e meritocratico,l'art.18 non sarebbe mai esistito.Un datore di lavoro potrebbe licenziare tranquillamente un dipendente fannullone e/o nocivo per l'azienda,ma purtroppo non viviamo a Paperopoli,ma nel mondo reale,dove si và avanti a raccomandazioni, colpi bassi e a tirarselo in quel posto a vicenda,le cose non sono così semplici.Intendiamoci,non stò dicendo che le colpe sono tutte dei titolari e che i dipendenti sono dei santi,tutt'altro anzi direi che il marcio è bello abbondante da entrambi i lati e io sono per tutelare la parte che è più debole (anche se piena di fannulloni)Una ottima soluzione potrebbe essere rappresentata dal reddito di cittadinanza così come è in quasi tutti i paesi della comunità europea.Solo Grecia e Italia non lo hanno.Il lavoratore percepisce un reddito anche se è casa,ma è obbligato un tot di ore la settimana a fare lavori socialmente utili. Il centro per l'impiego ti cerca e procura un lavoro,di cui se ne rifiuti tre perdi tutti i diritti (soldi compresi).Insomma sarei orientato sul modello germanico,proposto anche da alcuni partiti. Di cui dubito si farà qualcosa perchè il sistema vuol tenerci schiavi e si oppone con tutte le forze a questo cambiamento.Non che l'impegno dei partiti sia incisivo,anzi mi sembra che questo tema torni solo sotto elezioni o in odore di esse.Ho sempre difeso lo statuto dei lavoratori con forza.Personalmente”ho visto cose che voi umani non potete immaginare”in ambito lavorativo,per esempio ho visto una persona che non aveva le capacità nemmeno per fare l'uomo di fatica,essere assunto a scapito di gente più qualificata(che ha perso l'impiego),semplicemente perchè sua madre era vice-direttrice di banca!,e pure con uno stipendio più alto rispetto ad altri dipendenti;per tutta il tempo che è servito,questa persona è rimasta,non solo non essendo d'aiuto ma pure essendo un peso per chi lavorava con lui,poi appena non è servita più la madre,è stato dapprima degradato,quasi umiliato e poco tempo dopo,gli è stato dato il benservito.Questo è solo uno dei mille esempi che potrei fare,ma a questo punto scriverei un libro(e non è detto che prima o poi non lo farò),per spiegare perchè ci devano essere delle tutele nel mondo del lavoro.In questi anni si è fatto un gran parlare di flessibilità lavorativa.Si è detto che ce ne deve essere di più e in nome di questa si è fatto nuove regole,il cui massimo apice è stato appunto il malefico Jobs Act,questo però non ha creato flessibilità ma solo precarietà. Il tutto è comunque inutile! La flessibilità non si sviluppa cambiando i regolamenti,fatevelo dire da chi l'ha vissuta la vera flessibilità.Ho avuto la fortuna di crescere e muovere i primi passi lavorativi,a Prato, quando questa aveva ancora un mare di lavoro,ed era questa la vera spinta che originava la flessbilità,infatti essendoci anche troppo lavoro,ci si poteva permettere di cambiare lavoro per qualsiasi ragione:c'è chi cambiava per guadagnare di più,chi per un orario migliore,chi perchè voleva un lavoro più vicino casa,ecc...ecc...le ragioni erano molteplici,ma in generale,se si voleva si cambiava lavoro anche una volta al mese!e non c'interessava le regole,manco le conoscevamo,perchè cercando cercando si trova il posto adatto alle nostre esigenze,e se eravamo abbastanza bravi si poteva trattare le condizioni economiche e/o lavorative,come più ci piaceva.Anzi in alcuni casi,presentando la lettera di dimissioni o semplicemente dichiarando l'intenzione,il datore di lavoro o chi ne faceva le veci,ad offrirti”qualcosa”(aumenti di salario o altro),perchè restassi;in alcuni casi direttori o caporeparto che si erano trasferiti in altre aziende,venivano a cercarti a casa,perchè tu andassi a lavorare nella loro nuova azienda.E non che c'interessassero le regole,tranne quella del posto a tempo indeterminato,ma solo per il semplice fatto,che in banca per ottenere un mutuo,era indispensabile,ed è paradossale che in questi tempi di crisi questa fosse l'unica regola da cambiare ed invece è l'unica che è rimasta!La flessibilità vi è quando vi è il lavoro,non cambiando le regole,se non si fa ripartire il motore,le nuove leggi servano solo a precarizzare i lavoratori che debbano piegarsi a qualsiasi condizione,pur di non perdere il posto di lavoro trasformandosi in nuovi schiavi....Certo è che di certo lo statuto dei lavoratori e le regole del mondo del lavoro,non possono e non devono essere riscritte da chi ha sempre e solo fatto il politico come professione,e neanche da”tecnici” o “professori”,che hanno alle spalle solo teoria e nessuna pratica del reale mondo del lavoro.In questo comprendo anche certi sindacalisti,che hanno fatto solo quello nella vitaNella mia personale visione,a riformare le leggi sul mondo del lavoo e lo statuto dei lavoratori,ci metterei un consiglio di Probiviri scelti tra pensionati di varie categorie lavorative, gente”vera”che ha lavorato per anni e capisce i problemi e le dinamiche,che si sviluppano nel lavoro.Anche e sopratutto quelle che non ti spiegano a scuola;naturalmente ne dovrebbero far parte anche manager,ma con almeno 30 anni di lavoro alle spalle e (ma non scontato se non detto)provenienti da aziende in attivo.Escluderei come già detto polici che non hanno fatto altro nella vita e che vengono ricollocati in altra veste.Non hanno mai avuto la preoccupazione “reale”di lavorare sul serio e quindi non possono riscrivere qualcosa a loro estraneo.La domanda che tutti si chiederanno a questo punto, è come voterò ai due quesiti referendari. A ora la mia risposta è che voterò si,ma solo perchè non ci sono alternative migliori. A quando una vera legge sul lavoro che tuteli quest'ultimo e non gli speculatori e le lobby?
distinti saluti
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