Simonini: basito da chi accusa l'imprenditoria
In questi giorni, si è fatto un gran discutere su quali aziende potessero continuare ad operare, e quali invece dovessero chiudere i battenti.
La polemica, iniziata dalla scelta di chi fosse produttore o venditore di bene di prima necessità, (garantendo così la stabilità sociale del paese), si è trasformata su chi fosse in grado di garantire tutte le sicurezze necessarie sui luoghi di lavoro.
Di fatto, con questo decreto, si registrano molte richieste di deroghe aziendali, per il proseguimento di produzioni, onde evitare ripercussioni economiche negative o peggio disastrose, per la propria stabilità economica.
Ci sono poi tutte le preoccupazioni legate alle eventuali penali contrattuali, da versare in caso di consegne mancate.
È evidente, va ribadito, che sia un atto dovuto quello di chiedere per tutti i lavoratori le dovute tutele per la loro salute e quella dei propri familiari.
Da richieste più che legittime, si è passati però all'inverosimile, accusando l'imprenditoria da più fronti, di voler fare speculazione sui propri interessi.
Ma di cosa stiamo parlando!? Avete ben capito il concetto delle vostre dichiarazioni?
Un imprenditore di qualsiasi categoria che sta lì a fare se non per generale guadagni.
Una confusione, arrivata da un governo pasticcione, che anziché dare la medicina in gocce, (come sta facendo), avrebbe dovuto far organizzare i cittadini,
"ad esempio dare qualche giorno di tempo per far reperire beni di prima necessità",
utilizzando la collaborazione delle forze dell'ordine per garantire il rispetto del regolare svolgimento, per poi chiudere tutto due settimane.
In quel periodo lo stesso governo, avrebbe dovuto garantire solo i servizi fondamentali, quali quelli ospedalieri, di tipo sanitario, e di produzione di materiali utili al contrasto per la diffusione del contagio, e
di pari passo, misure economiche concrete e reali a tutto il resto del paese sottoposto a quarantena.
L'azione del Governo, evidentemente sbagliata, si può dimostrare in tre fatti:
-non si è interrotta la diffusione virus, in considerazione delle molte persone ancora in circolazione;
-ogni tre giorni si applicano nuovi decreti con misure restrittive, che poco restringono;
-si hanno più denunciati che contagiati, almeno stando ai dati ufficiali.
Oggi, con una politica nazionale carente, arrivano forti e allarmanti le preoccupazioni dalle categorie imprenditoriali, preoccupate per le loro tenute aziendali.
Io, non posso che rimanere basito da molte dichiarazioni di professionisti, politici o addetti ai lavori, che in tali circostanze, di difficoltà generale, arrivano con autolesionismo a dichiararsi in questo momento contro il tessuto produttivo lasciando inascoltate le varie preoccupazioni.
Ribadisco basito, poiché così facendo si darà solo un'agonia certa a molti imprenditori, che già oggi tengono miracolosamente aperte le propria attività.
Questa è la stessa politica (nazionale e regionale) che non ha saputo nemmeno garantire le protezioni adeguate ai propri medici, infermieri, operatori sanitari e di volontariato esposti in prima linea, nonostante gli avvertimenti di molti esperti, che il virus sarebbe arrivato.
È abbastanza ridicolo, accusare l'imprenditoria di voler fare speculazione per i propri guadagni, in un momento di emergenza non solo sanitaria ma anche economica.
Cari signori, quando non esisterà più un'economia con imprenditori pronti ad investire e garantire occupazione allora il vostro lavoro non servirà più a niente.
Rimane comunque doveroso, che ogni lavoratore debba avere la massima sicurezza sul proprio luogo di lavoro, in maniera da evitare il contagio e a sua volta di diffondere contagio.
Ribadisco la soluzione era chiudere tutto per due settimane contrastando il virus in maniera netta, facendo si che successivamente nei luoghi di lavoro ci fossero tutte le adeguate misure di sicurezza.
Ora il picco che doveva già essere passato, chi sa quando arriverà.
Simone Simonini
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