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BORGO A MOZZANO - Piano di Gioviano, SP2 Lodovica.

LETTORI SINGOLI

mercoledì 6 aprile 2016

GLI INFILTRATI....................di Nicola Polito

QUALI SEGRETI?


Sarà che non mi fido di quello che mi viene riportato e, come da buon montanaro preferisco toccare con mano, verificare con i miei occhi ciò che in realtà sta succedendo.
Così è iniziata la nostra discesa, l'orda degli scettici, (Gruppo Meetup Montagna a 5 Stelle) discesi dalla montagna pistoiese alla volta di Monsummano Terme.

REFERENDUM SULLE TRIVELLE

Iniziativa organizzata dal circolo PD "Angelo Vassallo".

Premetto: gli inviti a votare NO! Al prossimo referendum, oppure in alcuni momenti il disastroso boicottaggio del referendum proclamato dal primo ministro, con scarso senso di democrazia, non trovano riscontro nelle persone informate, proprio lui dovrebbe invitare a recarsi al voto e ad inneggiare alla pratica della democrazia..........Ormai tutti sappiamo di che pasta (fuori lievitazione) è fatto.
Ha aperto i lavori il responsabile delle energie rinnovabili Legambiente Pistoia,ing, David Casini 

 pur cercando di mantenersi super partes, con numeri e argomentazioni inconfutabili ha fatto emergere il SI'!
A controbattere, il dr. Samuele Agostini, geologo e ricercatore del CNR di Pisa ha manifestato per il proseguimento dello sfruttamento delle estrazioni, di conseguenza per il NO! Con argomentazioni in verità che non hanno entusiasmato i presenti. Tipo il bisogno irrinunciabile di bicchieri e piatti di plastica e di diversi contenitori. A qualcuno sfugge che da anni lottiamo per eliminare la mole dei rifiuti urbani per avviarci verso i vuoti a rendere.
Sul piatto della bilancia di David Casini vi era, l'inutilità delle perforazioni in quanto il guadagno per l'Italia è misero Leggi finanziarie o decreti d’urgenza, hanno consentito di costruire un sistema di regole a tutto vantaggio di coloro che estraggono petrolio e gas. Il ricavato è stato di appena 300 mln, il costo del referendum si aggira sui 400 mln tirate voi le somme.
Dalle concessioni a vita per le piattaforme (e nessun controllo sullo smantellamento) introdotte nella legge di stabilità 2016, alle royalties irrisorie (e deducibili dalle tasse), dai costi minimi per le aree in concessione, ai milioni di euro (246) in investimenti e finanziamenti da enti pubblici.
Nello specifico, rispetto alle concessioni, con l’ultima legge di stabilità 2016 il Governo, mentre vietava tutte le nuove attività entro le 12 miglia marine, stabiliva che tutti i titoli abilitativi già esistenti potessero andare avanti fino a vita utile del giacimento, ovvero a tempo illimitato: «bel regalo alle compagnie petrolifere - dice il dossier - che oggi possono quindi estrarre petrolio e gas entro le dodici miglia a loro piacimento, senza alcun limite di tempo, senza dover interpellare nessun altro ente competente e senza doversi preoccupare troppo dell’obbligo di smantellamento delle piattaforme e di ripristino dello stato iniziale dei luoghi, legato, con questa norma, alla fine delle attività. Fine che solo le compagnie petrolifere decideranno».
Le royalties in Italia sono pari solo al 10% per il gas e al 7% per il petrolio in mare. Sono inoltre esenti dal pagamento di aliquote allo Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma, le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare, i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare: cioè, entro quei limiti è tutto gratis. Il risultato? Nel 2015 su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno pagato le royalties. Tutte le altre hanno estratto quantitativi tali da rimanere sotto la franchigia e quindi non versare il pagamento a Stato, Regioni e Comuni. Ulteriore regalo alle multinazionali.

Molto conveniente anche per le imprese straniere, che altrove trovano ben altre condizioni: in Danimarca dove non esistono più royalties ma si applica un prelievo fiscale per le attività di esplorazione e produzione, questo arriva fino al 77%. In Inghilterra può arrivare fino all’82% mentre in Norvegia è al 78% a cui però bisogna aggiungere dei canoni di concessione. «Se in Italia avessimo portato le royalties al 50%, (proposta avanzata da Legambiente), nel 2015 ci saremmo trovati invece che con un gettito di 352 milioni di euro con uno da 1.408 milioni».
246 milioni di euro in investimenti e finanziamenti da enti pubblici (The fossil fuel bailout: G20 subsidies for oil, gas and coal exploration di ODI): si tratta di aiuti erogati sotto forma di investimenti e finanziamenti da enti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). A questi aiuti indiretti vanno aggiunti quelli più diretti legati alla riduzione dell’accisa sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per la coltivazione di idrocarburi, pari a 300 mila euro nel 2015 e previsti in egual misura fino al 2018.

Grande soddisfazione vedere il disappunto dei presenti elettori PD propendere per il SI'!
Il premier perde ancora pezzi per strada.


Non conta più la bandiera di appartenenza ma i cittadini seguono l'istinto, il cuore e la giusta informazione per il bene di questa terra, la nostra terra.

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