Iraq nel caos, al-Maliki contro il presidente: militari sciiti fedeli al premier circondano zona verde a Bagdad
Il capo del governo non vuole rinunciare al terzo mandato e accusa il curdo Masum. Gli americani e l'Onu difendono il capo dello Stato.
L'Alleanza sciita pronta però a indicare un sostituto.
BAGDAD - Il premier sciita iracheno al-Maliki non vuole rinunciare al terzo mandato governativo e spinge il paese, già in piena guerra con gli jihadisti dello Stato islamico, anche sull'orlo del golpe. In serata il premier ha annunciato alla tv di Stato di voler denunciare il presidente Fuad Masum per aver violato la Costituzione non avendogli ancora affidato l'incarico di formare l'esecutivo. In quei minuti, forze di sicurezza irachene a lui fedeli - polizia, esercito e unità antiterrorismo - si sono schierate intorno alla 'zona verde' di Baghdad, l'area fortificata dove hanno sede i palazzi del potere e molte ambasciate.
Queste misure di sicurezza "sono molto insolite - ha dichiarato un alto responsabile della polizia irachena - e assomigliano a quelle che si impongono in situazioni di emergenza". "Numerose strade - ha aggiunto un funzionario del ministero dell'Interno - sono state chiuse, come pure numerosi punti sensibili. Tutto è legato alla situazione politica".
Gli Stati Uniti, che hanno dato il via ai raid aerei contro gli islamisti dell'Is (Stato Islamico, ex Isis), e l'Onu si sono subito schierati con il presidente, scaricando apertamente il premier, cui avevano già ritirato il proprio appoggio.
Durante la notte il vicepresidente del Parlamento Haider al-Abadi ha annunciato che l'Alleanza Nazionale Irachena (che raccoglie i principali partiti sciiti) è pronta a nominare un primo ministro, chiedendo di fatto ad al-Maliki di fare un passo indietro. Lo stesso Abadi è considerato uno dei possibili successori del premier.
In base ad accordi non scritti, la carica di primo ministro spetta a uno sciita, quella di presidente del Parlamento a un sunnita e quella di presidente della Repubblica a un curdo. Nonostante le ultime due cariche siano già state assegnate nelle ultime settimane, quella della guida del governo rimane vacante.
Il premier uscente, Nouri al-Maliki, insiste per essere nominato per un terzo mandato, ma la resistenza alla sua riconferma si va rafforzando sia in Iraq sia tra la comunità internazionale. Che vede nella politica del governo una delle principali cause dei successi politici e militari dell'Is (Stato Islamico, ex Isis). In particolare sotto accusa le sue politiche "confessionali", discriminatorie nei confronti dei sunniti, al punto da aver indotto parte di essi a simpatizzare con i jihadisti.
Nuovo invio di acqua e viveri da Washington. Aerei militari americani hanno paracadutato nuovi carichi di viveri e di acqua per i civili perseguitati dai jihadisti nelle zone di montagna del nord dell'Iraq. Un C-17 e tre aerei cargo C-130 hanno consegnato 88 carichi di viveri destinati a fornire "cibo e acqua per migliaia di iracheni" bloccati "sui monti Sinjar", afferma in una nota il comando americano per il Medio Oriente, al termine della quarta azione umanitaria di questa campagna. Secondo il Pentagono, gli Stati Uniti hanno fornito da giovedì scorso "più di 74 mila pasti e più di 56.780 litri di acqua potabile" alle popolazioni appartenenti alla minoranza Yazidi perseguitate dai jihadisti, e minacciate da fame e sete.
Da Washington trapela che gli Stati Uniti, dopo aver fornito questi beni di prima necessità, stanno studiando un modo per far fuggire da questa zona montuosa gli yazidi che ancora ci sono rifugiati, dopo che ieri circa 20mila sono riusciti a scappare.
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