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giovedì 4 dicembre 2014

AIUTATEMI FIRMANDO , sono un padre italiano residente a tenerife a cui sono stati sottratti i figli.

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: "Michele Sari" <michelesari@tiscali.it>
Data: 04/dic/2014 18:03
Oggetto: sono un padre italiano residente a tenerife a cui sono stati sottratti i figli...........
A: <capitan.futuro3000@gmail.com>

Buon giorno,  "michelesari@tiscali.it: quiero ver mi hijos." penso che la mia storia  le possa interessare.

Io sottoscritto Michele Sari, nato a Torino (Italia) il 28/06/1969 e residente ad Adeje, Tenerife (Spagna) con la presente mi rivolgo a tutti voi, per chiedere aiuto.
Il giorno sabato 21/06/2014 di ritorno dal lavoro alle 14.45 ho scoperto che mia moglie Marilena e i miei due figli Cristina di anni 15 e Andrea di anni 11 avevano lasciato la casa dove siamo residenti da oltre 5 anni senza preavviso, portando via ogni genere di effetto personale e di valore, compresi l'auto e il cane. Non trovando le valige come prima cosa mi sono precipitato all'aeroporto, ma senza trovarli. Ho chiamato ininterrottamente i numeri di cellulare di Marilena e Cristina senza avere risposta. Successivamente mi sono recato alla Polizia Locale a sporgere denuncia per sottrazione di minori preoccupato per la salute della mia famiglia considerata la natura instabile di mia moglie. Mentre La Polizia stendeva la denuncia è arrivata una telefonata sul mio cellulare da parte di mia moglie che mi minacciava e motivava la sua fuga con pretesti futili. I miei figli Cristina ed Andrea cercavano di rassicurarmi dicendomi "Stiamo bene. La mamma non ci ha rapiti. Non ti preoccupare è solo per un periodo. Lasciaci il tempo per pensare." Non avendo ulteriori notizie e sempre più preoccupato il lunedì mi sono recato al medico che mi ha rilasciato un documento che attesta che in passato era stata richiesta una visita psichiatrica per mia moglie datata 13 Giugno 2013. La richiesta è avvenuta in seguito a episodi di violenza e minacce con un coltello da cucina. Tali episodi sono stati denunciati dai miei figli già in Giugno 2013 ma a tale richiesta non ha fatto seguito una visita specialistica in quanto mia moglie si è opposta nonostante la pressione di tutta la famiglia, compresa quella di mia suocera Rozalia, che a suo tempo viveva con noi e che ha subito percosse da parte di mia moglie. La richiesta del medico è stata allegata alla mia denuncia in Polizia. Inoltre a mia insaputa Cristina in un momento di crisi a raccontato alla sua insegnante di scuola, sig.ra Maria Candelaria Socas Figuroa, episodi dove Marilena si dimostrava incurante dei figli, non prestando cure e attenzioni che una madre solitamente presta.
Da questo momento è cominciato il mio calvario. La Polizia Locale ha inviato la denuncia alla Guardia Civile, che a sua volta l'ha inoltrata al Giudice nr.1 presso il Palazzo di Giustizia del comune di Arona senza dare avvio alle indagini come avrebbe dovuto fare. Mi sono quindi recato al Palazzo di Giustizia per avere informazioni su cosa avrei dovuto fare. Ma il funzionario del Giudice nr.1 mi ha comunicato che la denuncia era stata inviata alla Polizia Nazionale per competenza. Mi sono dunque recato alla Polizia Nazionale la quale mi ha informato che l'avevano già reinoltrata al Palazzo di Giustizia, dove il Giudice nr.1 l'ha archiviata. Tale procedura è risultata essere alquanto insolita a parere dell'agente di Polizia che mi ha atteso, in quanto la Polizia Nazionale è solita aprire le indagini prima di inviare la denuncia dal Giudice, mentre in questo caso l'agente ha ricevuto ordine di inviare la mia pratica direttamente al Palazzo di Giustizia.
Il mercoledì successivo 25/06/2014 vengo informato dalla Polizia Nazionale che compariva a mio carico una denuncia per maltrattamento e minaccia di morte da parte di mia moglie, che il Giudice nr. 1 aveva archiviato come falsa perché la denunciante aveva fornito falsi recapiti e non si era presentata il martedì 24 a testimoniare e fornire le prove. La telefonata ricevuta mentre la Polizia Locale stendeva la denuncia risulta essere l'ultimo colloquio avvenuto con mia moglie. I miei figli Cristina e Andrea mi hanno telefonato il 28 giugno ripetendomi le medesime frasi dette sopra in una conversazione durata appena due minuti. Questo mi ha indotto a credere che i miei figli fossero indottrinati e che fossero seguiti nella loro conversazione.
Non riuscendo più a mettermi in contatto con i miei figli ho dunque deciso di rivolgermi all' avvocato Cristina Martos a tutela dei miei diritti. In seguito sono venuto a conoscenza tramite la Polizia Nazionale che mia moglie aveva venduto l'automobile a un prezzo tre volte inferiore al prezzo di mercato e che aveva lasciato uno scoperto sul conto bancario. Insieme all'avvocato abbiamo presentato ricorso al Giudice nr.1 per la riapertura del caso. Ma sono trascorse diverse settimane nell'attesa di un responso fino a che mi sono visto costretto ad incatenarmi davanti al Palazzo di Giustizia per richiamare l'attenzione del Giudice nr.1 e a sollevare l'attenzione dei media. Il caso è stato riaperto dopo 5 giorni e io sono stato convocato per raccontare la mia versione dei fatti. Il 28 agosto ho ricevuto una lettera da parte di Cristina e Andrea da Gran Canaria, in cui ripetevano sostanzialmente le stesse parole dette nella telefonata e aggiungendo "sei stato un buon padre e lo sarai. .. non fare più cavolate perché incatenandoti in giro peggiori le cose e invece di avvicinarti a noi ti allontani sempre di più." Restando convinto che tali parole siano state sempre frutto della manipolazione della madre ho fatto pervenire la lettera all'avvocato perché la inoltrasse al Giudice nr.1 ma non avendo ricevuto notizie per quasi un mese di come stesse operando il Giudice nr.1 mi sono rivolto al Consolato e all'Ambasciata Italiana per fare pressione e ottenere informazioni sulla procedura legale a livello internazionale. Nel frattempo ho dovuto ricoverarmi all'ospedale in Santa Cruz de Tenerife perché non dormivo più. Il 9 ottobre il Giudice nr.1 ha deciso di archiviare nuovamente il caso giustificando che a suo parere la sottrazione di minori non deve essere risolta in giudizio penale ma civile.
Con l'avvocato abbiamo ripresentato il ricorso al Giudice nr.1 affinchè riaprisse il caso e lo inviasse al Tribunale dei Minori. Il giudice ha riaperto il caso in data 29/10/2014
I primi di novembre mi sono pervenuti tramite posta raccomandata i documenti per la richiesta di divorzio in cui richiede oltre al mantenimento economico dei figli, la rinuncia della patria podestà ma allo stesso tempo viene richiesto di conservare il cognome da sposata. La domanda di divorzio è stata presentata al tribunale di Bucarest (Romania), città natale di mia moglie, dove ha un cugino Giudice e dove sostiene di essere residente dal gennaio 2013, mentre a oggi risulta ancora residente a Tenerife a partire dal 2009. Per competenza il tribunale dove presentare la domanda di divorzio deve essere nello Stato in cui è stato celebrato il matrimonio o in quello dell'ultima residenza della famiglia. All'atto del matrimonio il 19/01/2003 la Romania non era Stato membro dell'Unione Europea e a maggiore ragione tale richiesta non può essere accettata.
Chiedo aiuto per i miei figli Cristina ed Andrea. Già in passato abbiamo assecondato i capricci di una madre che a scadenze ricorrenti risultava essere insofferente del luogo in cui viveva e verso le persone che frequentavamo, perché ritenute mai alla sua altezza. Questo al punto di desiderare di cambiare addirittura Paese, dall' Austria, dove ha la nazionalità e dove ci siamo conosciuti, all' Italia, dove abbiamo risieduto per 9 anni, alla Nuova Zelanda, dove abbiamo risieduto per quasi 3 anni, a Tenerife, dove abbiamo risieduto 5 anni, anteponendo il proprio egoismo alle esigenze di stabilità dei suoi figli. L'anno scorso è addirittura partita per l'Austria lasciandoci con l'incertezza se avrebbe fatto ritorno. Ora i miei figli Cristina e Andrea si trovano ancora una volta a ricominciare da zero in un nuovo Paese, la Romania, dove ancora una volta non conoscono la lingua e dove sicuramente perderanno anni scolastici. E questa volta l'egoismo di mia moglie ha fatto in modo che dovranno affrontare tutte le difficoltà dell'ennesimo cambio senza il loro papà vicino. Secondo quello che dice il legale di mia moglie i mie figli sono residenti presso la casa della nonna sita in uno dei quartieri più pericolosi di Bucarest, ossia il sector 6. Questo mi fa temere per la loro incolumità e maggiormente mi preoccupa lo stato di salute mentale di una donna instabile ora sotto pressione, che si trova ad occuparsi dei nostri figli da sola.
Chiedo aiuto perché gli organi competenti locali a oggi non mi aiutano. Chiedo aiuto perché mi è negata la possibilità di parlare con i miei figli Cristina e Andrea per assicurarmi che stiano bene, che vadano a scuola, che riescano ad inserirsi nel contesto in cui vivono e che siano realmente felici.

Estamos intentando conseguir 200 firmas y necesitamos todo el apoyo que podamos conseguir. Puedes leer más y firmar lapetición aquí:

https://www.change.org/p/michelesari-tiscali-it-quiero-ver-mi-hijos?recruiter=26162014&utm_source=share_petition&utm_medium=email&utm_campaign=share_email_responsive

¡Gracias!
Sari

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