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martedì 7 aprile 2015

Prato e il suo futuro: Non si può essere servi di due padroni (Lettera a Mons. Agostinelli, Vescovo di Prato) di Francesco Fedi

"Prato e il suo futuro: "Non si può essere servi di due padroni"" (Lettera aperta a Mons. Agostinelli, Vescovo di Prato) di Francesco Fedi
Egr. Mons. Agostinelli, ho letto del vostro appello "…a chi detiene capitali nelle banche…" e che, a suo dire, "… impoverisce la città…" e  "… distrugge il futuro della comunità…"
Lei parla di enormi capitali fermi nelle banche e di una città che ha bisogno di futuro, torna a parlare di lavoro, riportando Prato sulla retta via…
E ancora "…Capisco e condivido le preoccupazioni, le ansie, i timori stessi di chi non vede futuro davanti a sé o intravede soltanto un domani peggiore rispetto all'oggi e rispetto al passato… …Di futuro ha bisogno la nostra Prato, che si trova in mezzo al guado, sapendo di aver lasciato le sicurezze di un tempo ma non trovando ancora la direzione verso cui incamminarsi. Futuro significa tornare a investire: in città ci sono enormi capitali tenuti fermi nelle banche. Si preferisce la rendita alla produzione e all'investimento. Chi continua a vivere di rendita, crea le premesse per l'impoverimento della città: chi vive bene e accumula per se stesso, distrugge il futuro di questa comunità, elimina il ruolo sociale dell'impresa e dei beni. L'investimento è futuro, la rendita è passato. L'investimento per il bene della comunità… ".
VI dico che questa sua posizione, la condivido solo fino ad un certo punto, perché se un giorno potessimo andare insieme a farci un giro per la città, la potrei portare a vedere cosa è stato fatto a Prato quando i capitali sono stati tirati fuori dalle banche, per farne diventare investimenti. Le anticipo che il quadro sarebbe drammatico.
Immagino che Voi abbiate ben chiaro cosa significhi crearsi degli "idoli" e fare "idolatria". Non c'è nessuno "ruolo sociale dell'impresa e dei beni",  ma solo templi per il DIO DENARO.
Molto meglio sarebbe stato che tanta moneta non fosse mai stata impiegata. Meglio che fosse rimasta dentro le banche, ben chiusa dentro le casseforti. Molti investimenti, pubblici e privati, non fossero mai esistiti ed oggi come non mai parlare di lavoro, sviluppo e investimenti, soprattutto per chi ricopre il suo ruolo, non ha senso senza che al tempo stesso si parli di rispetto "del creato" (…sempre per usare termini che a Voi dovrebbero essere di uso comune…).
Di investimenti dagli esiti infausti per la comunità, ne sono già stati benedetti anche troppi. Troppe volte è la Curia Vescovile di Prato, si anche addirittura unita allo scempio, giocando in ciò un ruolo di primo piano.
Questo peno ad esempio ogni volta che mi capita di transitare di fronte alla vergogna della costruzione della Coop-Multisala a San Giusto: una cattedrale della blasfemia e del commercio su terreni che anche la Curia Vescovile di Prato ha pensato di dare in pasto all'indecenza della speculazione edilizia.
Anche di questo, muore Prato. Anzi, proprio di questo muore di Prato: dell'incapacità di saper pensare, quell'incapacità di immaginare un futuro diverso, che non sia cemento e consumo di suolo…
Se si vuole parlare del futuro di Prato, o anche di tutta la Nazione, allora si dica anche che questo futuro dovrà essere diverso dal passato, da tutto ciò che ci ha condotto a questa crisi, perché pensare che nuova economia e nuovo benessere possa essere creato senza un cambiamento di mentalità è un pia illusione.
Se nuova economia e nuovo benessere ci devono essere e se le imprese, come anche io credo, devono avere un ruolo sociale, allora si dica fin da subito che questo non potrà essere se si penserà di usare in modo indiscriminato il territorio e l'ambiente.
 Nel fare questi ragionamenti non si può non fare cenno a come lo sviluppo dissennato del passato, ci abbia condotto in un ambiente drammaticamente inquinato, dove sempre più frequentemente ci si ammala e si muore.
Sappiate anche che a Prato, fonti ufficiali ci dicono che ci si ammala e si muore più che altrove.
Le istituzioni, con tanto che Vi voglio considerare come tale, non possono permettersi leggerezze su certi argomenti, come pure bisognerebbe anche smetterla di essere servi di più padroni: o si sta dalla parte della comunità, della salute e dell'ambiente, o si sta dalla parte di chi tutte queste cose, nei fatti, dimostra di voler ben mettersele in tasca.
Dunque, Voi da che parte state?... Ve lo chiedo perché penso sia arrivata l'ora, e che sia adesso, di prendere una posizione decisa, chiara e nette.
Per il bene di Prato e della comunità tutta. Se si deve e si vuole ripartire, allora diciamo anche dove è bene che si voglia andare.


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