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LETTORI SINGOLI

giovedì 2 maggio 2019

CHIARA GRASSINI: RITRATTI DI GIACOMO PUCCINI ED ELVIRA BONTURI


ELVIRA BONTURI E GIACOMO PUCCINI DESCRITTI DA MONTANELLI, PANNUNZIO E MOSCO CARNER.

 Alta, bionda, formosa, autoritaria, intelligente e ardita sono le caratteristiche che contraddistinguono Elvira Bonturi, prima compagna e poi moglie di Giacomo Puccini. È quanto è emerso dalla descrizione di Indro Montanelli nel libro PUCCINI. Sposata con lo speziale Giuseppe Narciso Gemignani, abbandona il marito e il figlio Renato per andare a convivere con Giacomo e Fosca, la secondogenita. In seguito alla morte del commerciante Elvira si sposerà a Torre del Lago nel 1904, in una giornata d'inverno nella chiesa del paese. Il 1886 è un anno duro e faticoso. La situazione economica peggiora e la coppia torna in Toscana. Lui a Lucca e lei a Firenze da sua sorella. I due si incontrano a Viareggio prima di ripartire per Milano e stabilirsi in via Solferino al numero 27. Secondo quanto riportato da Indro Montanelli, Elvira è una donna si autoritaria e ostinata, ma ha anche un difetto, ovvero quello di possedere una voce assai aspra e sgradevole. Mosco Carner delinea caratteristiche non molto diverse da quelle di Montanelli. Il musicologo austro- britannico presenta la giovane lucchese come una dal carattere difficile, egocentrico e superbo per non dire autoritario. Vive nell'Italia cattolica degli anni Novanta di fine Ottocento e proviene da un ambiente piccolo- borghese in cui il codice etico prevede una morale ristretta e rigida. Tutte caratteristiche che si riscontrano nel modo di essere di Elvira. E sempre Carner aggiunge dettagli che incuriosiscono il lettore. È innanzitutto una madre premurosa, dalla volontà energica ma con un carattere dominante. Non nasconde l'orgoglio nei confronti dei successi del marito e la sua passione per la musica dovuta a studi giovanili. Con il passare del tempo la gelosia e la mania di persecuzione diventano uno dei tratti prevalenti della figura di Elvira.

 Vediamo adesso come era il Maestro. Per capirlo partiamo da LA MELANCONIA DI PUCCINI, uno scritto di Mario Pannunzio. Grazie alla testimonianza di Enrico Pea, allora amico del Puccini, il giornalista e fondatore del Mondo ha potuto fare una ricostruzione della vita del musicista. Il compositore si trova a suo agio con vecchi amici, non ama la mondanità e al Caffè Margherita trascorre ore a parlare con artisti e pittori. Gli piace stare solo o con gli amici umili e semplici. Lavora di notte seduto al piano e si commuove mentre suona. Poi si alza, fuma una sigaretta, esce e contempla il buio della notte. " Un signore bonario che scherza con gli amici" scrive Pannunzio. Ma è anche un uomo schivo che rimpiange la sua Torre del Lago ogni volta che si trova in giro per il mondo. "Sospetta nemici laddove non esistono" riporta Mosco Carner in un suo scritto. Non solo: malsicuro di sé, diffidente, villano, vergognoso sensibile e ipocondriaco.Si lamenta di mali inesistenti anche durante la lettura come testimoniano alcuni documenti: "Detesto quel Puccini NATO, tra pochi anni sarà aggiunto MORTO". Inutilmente si preoccupa di un'angina pectoris e la paura della vecchiaia lo tormenta così come l'idea della morte. Con il progredire dell'età l'ossessione si fa sempre più insistente tanto da contattare un professore di Berlino e uno viennese per eseguire un' operazione di ringiovanimento che non va a buon fine a causa del diabete. Malattia a parte, Giacomo è un tipo solitario e introverso. Ama e segue i musicisti contemporanei come Schonberg, Debussy, Strauss e Lehar e di quest'ultimo ne diviene amico. 

Chiara Grassini, lì 02/05/2019.

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