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giovedì 19 marzo 2015

Fallimenti pratesi, manfrine toscane: macrolotti, interporto, Bretella Prato-Signa. Francesco Fedi


---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: FRANCECO FEDI · Prato · Data: 19/mar/2015 ore 14:17
Oggetto: "Fallimenti pratesi e manfrine toscane: dai macrolotti, all'interporto, passando per la Bretella Prato-Signa" di Francesco Fedi
A: <capitan.futuro3000@gmail.com>
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"Fallimenti pratesi e manfrine toscane: dai macrolotti, all'interporto, passando per la Bretella Prato-Signa" di Francesco Fedi
 
Presto, in quel di Scandicci, l'ex-Electrolux, riaprirà in quelle che da molti è stata definita la "Scandicci Valley", un'area produttiva tra l'autostrada A1, Castelpulci e Badia a Settimo. Da qualche anno capannoni ormai da tempo abbandonati, si sono riaperti, accogliendo imprese che sembrano anche intenzionate ad azzandare nuovi investimenti e nuovi programmi di sviluppo. Un' economia figlia di un'epoca nuova, contraddistinta da peculiarità e "volumi zero"' e imprese che arrivano da fuori, anche dal Friuli: "Dal 2012, il polo ha cominciato ad ingrandirsi, recuperando 150mila metri quadrati di fabbriche vuote" con cantieri aperti e lavori in ponte per un ammontare complessivo che  valore si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Questo anche perché intervenire "sul vecchio" costa mediamente di più che costruire ex-novo. Così si raggiunge il duplice effetto di salvaguardare il suolo in edificato, riqualificare i margini degradati, abbandonati e dismessi, e si incide maggiorente sulla ricchezza e sull'occupazione.
 
Certo, guai a tessere le lodi di un'amministrazione PIDDIINa come quella di Scandicci, perché il "volume zero" non è certo frutto di una virtuosa volontà politica, bensì riflesso di un disastro, che h aprodotto distese di capannoni vuoti e aziende fallite, al quale, quel partito, assieme a tutti gli altri, ha dato il suo bel contributo!
 
Tant'è vero che per Electrolux, i passaggi non sono stati certo indolore, visti gli oltre 300 lavoratori rispediti a casa e 3 tentativi di ristrutturazione falliti. L'uomo del momento è Massimo Peccia, il titolare di Univergomma, ditta nota ai più per essere produttrice dei pneumatici "MOMO", ed aggiudicaria dell'asta fallimentare di Elettrolux. Dopo l'asta, subito il via i lavori, con la bonifica di quasi 20.000 mq. di coperture in amianto e la prospettiva di riaprire i battenti entro l'estate.
 
Questo nonostante la "Scandicci Valley" si connoti più come un polo della moda e della logistica: Gt pelletteria si è ormai insediata dove un tempo c'era la Superpila e
l'ex stabilimento Moranduzzo, è stato acquistato da Prada, che dopo un investimento che di oltre 15 milioni di Euro, pensa di avviare lì la produzione di calzature e pelletteria, ampliando anche il personale impiegato:  da 70 ad oltre 110.
 
A Gucci invece è piaciuta la ex Matec, con anche qui spazi liberi per oltre 15mila metri quadrati per  produzioni di pelletteria, calzature e necessità di logistica.
 
Entrambi Prada e Gucci, con l'aggiunta della vicina Frigel, che si occupa d''impianti di raffreddamento ad alta efficienza, per accordi di tipo urbanistico, si interesseranno anche della realizzazione di un viale d'accesso alla città in uscita dalla Fi-Pi-Li o l'A1 dove si affacciano altre importanti aziende come Mont Blanc, Savino Del Bene, e l'Oleificio Salvadori.

Inoltre quando si parla di Gucci, si parla anche di Kering, ossia il gruppo francese del lusso che l'ha recentemente acquistata, e che si sta impiantando nella ex-Champion.
 
Ad ampliarsi è anche Franco Vago, azienda di logistica, che ha più che raddoppiato i suoi spazi, passando da circa 2.4000 a 6.000 metri quadrati. Lo stesso vale anche per la  pelletteria Gianfranco Lotti, con l'acquisto di un capannone di 6mila metri quadrati e un piano per l'apertura di  35 negozi nel mondo nei prossimi 3-4 anni.

Dal Friuli, arriva invece la pelletteria la Mabi, interessata a sfruttare la "centralità" di Scandicci perfettamente collocata all'intersezione tra Fi-Pi-Li e A1 e come tutte le altre aziende questa centralità deve essere il otivo vincente anche per Arval Braccialini, insediatasi nell'ex-Fonderia delle Cure lungo l'A1, o la Molteni Farmaceutici e la Giotti, produttrice di essenze alimentari, insediate nei pressi di Lastra a Signa.
 
Tutte notizie che evidenziano l'atavica incapacità pratese di essere interpreti di momenti e andamenti.
 
Prato sarebbe forse più centrale di Scandicci e i capannoni non mancherebbero affatto. Il problema è che il nodo di tutti i ragionamenti di queste aziende è la prossimità con le Autostrade A11 e con la FI-PI-LI.
 
Emergono un paio di drammi: l'Interporto di Prato, come si è capito fin dal primo colpo di benna del primo scavo, non se lo 'ncula nessuno, perché la merce parte e arriva dal Porto di Livorno, dove un interporto c'è già e funziona da anni, mentre drammatica è l'assenza della Bretella Prato-Signa, quella che ci avrebbe agevolmente collegato con la FI-PI-LI e che non ci avrebbe spiazzato di fronte all'aspra concorrenza con le zone industriali a sud di Firenze…
 
Siamo dei coglioni e diciamocelo fino in fondo. Adesso i Macrolotti ce li battiamo sulla fava. Anzi, la fava ce la battono sul grugno i cinesi, ai quali vendiao i capannoni a prezzi stracciati, visto che tanto ormai non valgono più nulla e sono solo buoni per aziende fantasma, che aprono e chiudono del giro di 18-24 mesi, e se ci scappa il blitz e il fermo macchine, poco male: si vede che quella è la tassa da pagare, a fronte di montagne di capitali a nero, trasferiti all'estero, grazie a gestori di Money Transfert compiacenti.
 
Certo, qualcuno si chiederà che colpa ne abbiamo dello scandalo "Bretella Prato-Signa", ma il problema è che il Sindaco Biffoni a Prato, Matteo Renzi al Governo e Enrico Rossi come Presidente di Regione (vedi video istruttivo: www.youtube.com/watch?v=VUZdmCgeAoc), ve li siete scelti anche voi, e adesso vi cucciate le conseguenze.
 
Perché queste sono tutte storie targate PCI, DC, PDS, Margherita, DS e PD!...e quella della bretella Prato-Signa è la storia di  29 milioni di euro dati dalla Regione ad una società per la costruzione che poi non l'ha mai realizzata.
 
Erano infatti gli anni dell'ex Presidente della Regione Toscana Claudio Martini  (2006) quando quella bretella autostradale, come poi sarà fatto per i quattro nuovi ospedali toscani (Massa, Luccca, Prato e Pistoia) con il sistema del 'project financing'. Di dieci chilometri a quattro corsie tra Prato e Lastra a Signa, non si è mai visto un metro, mentre di molti chili di carta si è composta l'inchiesta dei sostituti procuratori fiorentini Mione e Turco, comportando il rinviati a giudizio per tre imprenditori.
 
La società coinvolta era la Sit, della quale facevano parte anche Btp, di Riccardo Fusi,  e Consorzio Etruria, con l'A.D. Massimo Pagnini e il presidente Armando Vanni, mentre tra gli indagati c'erano anche l'ex assessore regionale Riccardo Conti e Vito Gamberale, all'epoca ai vertici di Autostrade (posizioni archiviate durante le indagini).
 
Una vicenda ancora tutta da chiarire  e un processo, secondo l'accusa, che i 29 milioni siano stati impiegati ''per finalità non ricollegabili al project financing'', ovvero per estinguere due finanziamenti della Btp e debiti con i fornitori del Consorzio Etruria.
Tutto questo mentre l'attuale Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi,  ha recentemente fatto ammenda del fatto che avrebbe dovuto pretendere tempi e costi certi, ammettendo quindi di non aver saputo immaginare che quella montagna di denaro fosse già sparita da tempo!!
 
Ma in fondo si sa, qui non cambia nulla: nonostante ciò Rossi si ricandida a presiedente della Regione, la bretella continua a mancare, Prato continua ad essere in mano di (MAFIA-) cinese e l'interporto si amplia anche per quei treni merce che non arriveranno mai!
 

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