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BORGO A MOZZANO - Piano di Gioviano, SP2 Lodovica.

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lunedì 15 settembre 2014

LA FONTANA DIFETTOSA - UN RACCONTO DI CHIARA FRANCESCHINI, BELLISSIMO !!!!!

VOLENTIERI RIPUBBLICO , DA LEGGERE BENE E CON ATTENZIONE

LA FONTANA DIFETTOSA

"Mi raccomando bambini, non fermatevi mai a quella fontana laggiù: esce acqua sporca." Disse la maestra guardando uno per uno i suoi alunni. I bambini iniziarono con i loro "perché?": uno domandò: "perché è rotta?" Un'altra chiese: "Perché l'acqua è sporca?" E un terzo: "perché non l'aggiuntano?" E ancora: "Perché c'è ancora se non si può bere la sua acqua?" "Perché...perché. ...perché. ...?" Sembravano tanti uccelli canterini, anche se qualcuno gracidava più come un uccello del malaugurio che un giovane passerotto. Infatti alcuni giunsero alla conclusione che fosse meglio chiuderla....o mettere una catena intorno.....o togliere il rubinetto. ...o.....o....o....."

La donna li osservava, li ascoltava e taceva, ma non era la sola a farlo! I pensieri e le domande presto lasciarono spazio ai giochi: strutturati, liberi, guidati, di gruppo, insomma attività e laboratori di ogni tipo. L'importante era tenersi lontano dalla fontana velenosa. Passarono i mesi e i piccoli apprendisti presero confidenza con gli spazi e le attività proposte. Bevevano regolarmente prima di uscire in giardino, perciò nessuno sentiva il bisogno di avvicinarsi alla fontana; il pericolo era scongiurato! La maestra fuori li lasciava liberi di sperimentare i giochi antichi: saltare, sporcarsi, e fare le pappe con la terra.
Quest'ultimo gioco andava per la maggiore e la signora ne era molto soddisfatta.
Quindi andava tutto bene? O c'era un pensiero che tramava nell'ombra di qualche testolina?
Caso volle che fosse proprio così: sotto una cascata di riccioli c'era un cervellino a cui non era stata data la risposta al "perché la fontana si trovasse ancora lì se è rotta?" Quella domanda ronzava così forte, che le orecchie dissero al cervellino: "Basta pensare! Avvicinati per vedere meglio!" E fu così che due gambette incerte accompagnarono gli occhi furtivi e le manine tremanti dalla fontana. L'acqua prese a sgorgare terrosa, ma questo il cervellino lo sapeva già. Quello che non sapeva fu ciò che avvenne dopo: le dita furbette, ormai divenute esperte dalla miriade di laboratori, si misero a tappare l'acqua che schizzò sull'asfalto. Schizzare e tappare, aprire e chiudere, tappare e schizzare, chiudere ed aprire fu l'attività delle manine per alcuni minuti. E alla fine apparve una cosa incredibile; altro che pappe con la terra! Pensò cervellino tutto contento e andò a chiamare i compagni. Li strattonò con il sorriso che gli arrivava sino alle orecchie. Appena giunti, gli altri si bloccarono sbalorditi: non volevano calpestare il fantastico quadro di terra che aveva fatto cervellino, con le sue mani, tutto da solo. ! Ecco perché la fontana si trovava ancora lì! E non era né da evitare, né da buttare, né guasta, né tanto meno rotta: ma era da valorizzare.
Quel cervellino scontroso, difficile da capire, ma sempre attento, con la sua arguzia e senso critico, aveva capito che le normali fontane fanno sgorgare acqua, ma solo quelle speciali fanno cose meravigliose!

Chiara Franceschini.

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